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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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Una Nuova Vita (Settimo Capitolo)

Post n°1278 pubblicato il 15 Ottobre 2016 da contastorie1961

-Io e lui saliremo per primi…- disse Capuano indicando uno degli altri militari -...se tutto va bene, potrete farlo anche voi, e Masone vi aiuterà- facendo un cenno verso l’altro. 

Una volta tanto era riuscito a mettere a tacere l’ex maresciallo, che tuttavia diede segno di non voler mollare troppo facilmente. 

-Non credo troveremo qualcuno, quindi non ci sarà alcun pericolo. Però è inutile rimanere qua a discutere, forza, vai e fammi un fischio quando sei dentro- rispose Molinaro. 

Un istante dopo, i due carabinieri varcarono l’ingresso. 

-Bravo guaglione il nostro Capuano, non è vero?- disse poi rivolgendosi a Masone. Quest’ultimo, poco più che un ragazzo, annuì deciso. 

-Certo, signore- rispose in tono reverenziale e con uno spiccato accento veneto. 

-E vi cita spesso quando c’è da intraprendere qualche azione, dice che è solo merito vostro se ha imparato quello che sa- 

Molinaro sorrise sotto i baffi, quel apprezzamento gli aveva fatto davvero piacere. 

-Se solo a volte non fosse così cocciuto, a questo punto sarebbe già capitano!- rispose invece. 

-Devi sapere che…- in quel momento però, Capuano e l’altro militare ricomparvero in strada. 

-Avevate ragione. Il nostro piccione ha ripreso il volo, l’appartamento è vuoto-  

-Non avevo dubbi in proposito, trovato qualcosa?-  

-Non è molto che si è dileguato. In cucina ci sono resti di cibo consumato recentemente, compresi dei biscotti per bambini-  

-D’accordo. Lasciami qui con questo bravo ragazzo- disse Molinaro indicando Masone. 

-Voglio dare un’occhiata al appartamento mentre tu, nel frattempo, sai cosa devi fare- 

Capuano si corrucciò. Ammirava e rispettava l’ex superiore, ma sentirsi dare ordini davanti agli altri gli diede fastidio. 

-E come no, praticamente come cercare il classico ago nel pagliaio!- rispose leggermente piccato. 

-Guagliò, non siamo di certo in una metropoli, e quel farabutto quasi certamente si sta muovendo a piedi. Chiedi la collaborazione della polizia, fai la voce grossa e mobilita più gente possibile, questo devi fare!- 

Sorpreso ma non troppo da quella reazione, Capuano annuì. 

-Va bene, ma se scoprite qualcosa avvisatemi immediatamente, siamo intesi?

Molinaro lo guardò come se avesse di fronte un bambino capriccioso. 

-No, chiamo direttamente il presidente della repubblica. Vattinne guagliò, stiamo solo perdendo tempo- Detto questo, manovrò la carrozzina verso la casa, subito seguito da Masone. 



Parcheggiato dietro un furgone, Michele seguì con attenzione ciò che stavano facendo i militari. Di primo acchito, ancor prima che due di loro varcassero la soglia di casa sua, pensò di piombare nel mucchio a tutta velocità, ma scartò l’idea quasi subito. Cosa avrebbe risolto? Nulla, se non il fatto che sarebbe finito in una cella per il resto dei suoi giorni in caso di fallimento, specialmente se avesse investito l’uomo sulla sedia a rotelle. Di chi fosse, non ne aveva la più pallida idea, ma sembrava fosse lui a dirigere le operazioni. Col fiato sospeso, contò i minuti dal loro ingresso, aspettandosi di vederli ricomparire con al loro fianco Paolo, ammanettato. E fu con un sospiro di sollievo che, poco dopo, li vide uscire da soli. Vittima di un turbinio di emozioni, fece manovra e si allontanò in fretta. Ora il problema principale era ritrovarlo, ma come poteva farlo se non aveva nessun numero da chiamare? E di certo non poteva pretendere lo facesse lui. L’aveva contattato e coinvolto in quella pazzia, avrebbe potuto rifiutare ma aveva accettato, sino a proporgli di usare casa propria come nascondiglio. E per cosa, poi? Per abbandonarlo nel momento del bisogno, ecco cosa aveva fatto. Svoltando in una strada secondaria, si fermò nuovamente e appoggiò la testa sul volante. 



 Elena era assalita dai dubbi. Guidando verso l’ospedale, si chiese se avesse fatto bene ad accettare la richiesta di Paolo. Erano trascorsi secoli dall’ultima volta, ma l’idea che tra qualche ora l’avrebbe rivisto li dissipò, almeno in parte. Ignorava cosa l’avesse spinto a tornare, sapeva solo che aver risentito la sua voce l’aveva fatta felice. 

sei una povera pazza” disse guardandosi nello specchietto. Sapeva benissimo che tipo d’uomo fosse Paolo. Avevano fatto l’amore diverse volte, ed era stato bello, ma quando le aveva confessato d’essere omosessuale, il mondo le era crollato addosso. 

non ci credo, non è possibile” era stata la sua prima reazione, ma sapeva che era la verità. Arrivò in ospedale leggermente in anticipo, giusto per un caffè al bar. Entrando, salutò un paio di colleghe quindi sedette a un tavolino e ordinò. Sul ripiano, ripiegato, si trovava il quotidiano locale, distrattamente lo aprì e sbiancò in volto. In prima pagina, tra le notizie locali, una fotografia le fece mancare il fiato. Inforcando gli occhiali, lesse la didascalia sotto riportata. 

“Ancora nessuna notizia del uomo che, l’altro ieri, ha rapito il proprio figlio dalla scuola materna. Chi avesse informazioni, è pregato di rivolgersi immediatamente alla stazione dei carabinieri oppure alla polizia”

 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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