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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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Fedora (Diciassettesimo Capitolo)

Post n°1238 pubblicato il 09 Agosto 2016 da contastorie1961

Si trattava di una comune stanza da letto. Oltre al letto stesso, a una piazza e mezza, un armadio a tre ante era posto sulla parete più lunga, mentre su quella opposta si trovava una cassettiera con specchio incorporato. E fu ad essa che Maria, sempre più spaventata, si avvicinò subito seguita da Alan e Fedora. Sopra il ripiano di legno laccato, il portagioie spiccava nitido tra una spazzola e una bambola di porcellana. Con mani tremanti, Maria lo afferrò e si voltò.

-Eccolo, tenetevelo pure e lasciate immediatamente casa mia!- disse porgendolo ad Alan.

L'uomo glielo tolse letteralmente dalle mani poi, sotto lo sguardo stupito dell'edicolante, strappò senza indugi il rivestimento di velluto che ne ricopriva l'interno. Un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto, quindi gettò il portagioie sul letto. Tra le mani,stringeva trionfante una piccola chiave che mise subito in tasca.

-Per far si che tu possa chiamare la polizia? Fedora, cerca qualcosa con cui legarla e poi andiamocene alla svelta, prima ci rechiamo in banca meglio è-

La donna lo guardò come se fosse improvvisamente impazzito.

-Ma che diavolo stai dicendo. Vorrei farti notare che è sera ormai, pensi forse che la banca apra apposta per noi?-

Alan la fissò come se non avesse capito, poi parve realizzare il senso di quelle parole.

-Hai ragione, non ci avevo pensato, ma non cambia nulla. Leghiamo questa stronza e trascorriamo la notte qui. Domattina, non appena apre la banca, andrò a prelevare il denaro e poi tornerò a prenderti- disse perentorio.

-Ma lei apre l'edicola molto presto- obiettò Fedora -Se non la vedranno, potrebbero insospettirsi e venire a cercarla-

Alan ci pensò un istante, quindi annuì.

-Anche su questo hai ragione, ma c'è una soluzione per tutto-

Detto questo, si recò in salotto per tornare poco dopo. Tra le mani, stringeva un foglio bianco e una penna.

-Devi solo scrivere che, a causa di problemi personali, per domani l'edicola rimarrà chiusa- disse rivolto a Fedora – Non appena sarà notte, andrò io ad attaccare il foglio, nessuno verrà a cercarla-

Fedora non sembrava per nulla convinta ma, nonostante ciò, prese il foglio e la penna e fece ciò che Alan le aveva detto.



La baronessa era ormai allo stremo. Il gas, proveniente dalla cucina, aveva ormai invaso quasi del tutto il salotto. La testa si fece pesante, mentre le palpebre faticavano a rimanere sollevate. Con un ultimo, disperato sforzo, cercò di allentare i nodi che le stringevano i polsi, ma fu tutto inutile. Lasciandosi andare completamente, deglutì diverse volte e iniziò a boccheggiare, stava morendo. Poi, improvviso, un movimento alle sue spalle la scosse. Voltandosi a fatica, con la coda dell'occhio vide le mani di don Sergio avvicinarsi ai suoi polsi. Il respiro del prete somigliava più a un rantolo, ciononostante non smise un attimo di armeggiare con la corda. Finalmente, dopo minuti che le parvero interminabili, le sue mani furono di nuovo libere. Pur con la vista annebbiata, si liberò in fretta le caviglie e sollevò la testa di don Sergio. Le sue labbra avevano assunto un colorito bluastro, mentre il respiro si era fatto sempre più lento e difficoltoso. Con le poche forze rimaste, la donna si trascinò a fatica verso la cucina con l'intenzione di chiudere il rubinetto del gas. Gli ultimi metri furono un'autentica odissea ma, dimostrando un'enorme forza di volontà, alla fine riuscì nell'intento. Aperta quindi l'unica finestra, appoggiò le braccia al davanzale ed inspirò con avidità l'aria fresca della notte. Non appena avvertì che le forze stavano per tornarle, tornò in salotto e aprì le altre finestre, quindi corse al capezzale di don Sergio.

Il respiro del prete era ormai ridotto ai minimi termini. Sentendo le lacrime montarle agli occhi, la baronessa si rese conto che questa volta non ce l'avrebbe fatta.

-Avrà giustizia, don Sergio, è una promessa- disse con un filo di voce.

Il prete socchiuse appena le palpebre, e alla donna parve di scorgere l'ombra di un sorriso sul suo volto. Il tutto durò qualche secondo poi, dopo aver esalato un ultimo respiro, don Sergio spirò.


 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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