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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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« La carezza del ventoOssessione e passione »

Il vecchio monastero: tredicesima parte.

Post n°1039 pubblicato il 30 Luglio 2015 da lascrivana

 

Pur terrorizzata, Rachele si precipitò fuori dalla stanza. Cercando inutilmente di fermarla, Cesare scese dal letto e la chiamò a gran voce. Non ricevendo risposta, afferrò il bastone e si diresse verso la porta.

Quando arrivò in cima alle scale, avvertì immediatamente il suo respiro accelerato.

-Cosa...cosa è successo, Rachele. Parla per l'amor del cielo!- esclamò allungando un braccio. Quando le dita sfiorarono le sue spalle, avvertì chiaramente un tremito convulso.

-Rachele...sono qua, non aver paura. Ti prego, chi ha urlato, cos'è successo-

Lei si voltò e gli gettò le braccia al collo. Cercando di ricacciare indietro i singhiozzi, indicò la sagoma raggomitolata in fondo alle scale.

-Padre...padre Michele...è...è la...sembra morto...non si muove-

Era talmente sconvolta da essersi scordata della menomazione di Cesare.

-La dove? Cristo, Rachele! Calmati e spiegati!-

Il tono, duro, sembrò scuoterla. Chiuse gli occhi e, dopo aver preso un gran respiro, si sciolse dall'abbraccio.

-Padre Michele. Si trova ai piedi delle scale in una posizione innaturale, e vedo del sangue attorno alla sua testa. Ho paura a scendere, ma devo farlo- disse tutto d'un fiato.

-No!- proruppe Cesare -Chiudiamoci in camera e chiamiamo la polizia, non abbiamo altra scelta-

Rachele avrebbe seguito volentieri quel consiglio. Ma, in quel modo, i fantasmi del passato sarebbero per forza di cose riemersi. Una possibilità che non aveva previsto e che la terrorizzava. A tal punto che, senza nemmeno rendersene conto, i suoi trascorsi in carcere ebbero la meglio.

-Non voglio la polizia tra i piedi- disse convinta. Ogni traccia di tremore era sparita. Della donna che, qualche anno addietro aveva visto la morte in faccia, non c'era più traccia.

-Potrebbe essere semplicemente caduto, e ciò che ci ha raccontato essere solo il frutto della sua fantasia-

Cesare fece per dire qualcosa, ma Rachele non gliene diede il tempo.

-Non chiedermene il motivo, non saprei dirtelo. Ma non credo che Armando Tuarez possa essere entrato e averlo ucciso. E il solo modo per scoprirlo è scendere a vedere-

Cesare restò in silenzio. Sapeva bene che, quando s'impuntava su una cosa, era ben difficile smuoverla.

-Prendi almeno la rivoltella, si trova nel mio cassetto- disse rassegnato.

Rachele non se lo fece dire due volte. Dopo alcuni istanti, tornò con l'arma ben stretta nella mano destra.

-Non mi servirà, ma è sempre meglio essere prudenti. Tu ritorna in camera, vedrai che si è trattato solo di un incidente-

Cesare si tolse gli occhiali. Nonostante fosse abituata a fissare il nulla che aveva al posto degli occhi, Rachele si sentì osservata nell'anima.

-Anche in questo caso dovremmo chiamare la polizia, non credi?- disse con estrema calma.

-Non credo sarà necessario, ma devi fidarti di me- detto questo, iniziò a scendere le scale, la rivoltella spianata davanti a se.

Ad ogni gradino, la chiazza di sangue sotto la nuca del prete sembrava farsi più grande. Quando giunse in fondo, cercò inutilmente di non guardare il volto bianco e spettrale. Gli occhi, spalancati e vitrei, sembravano fissarla accusatori.

Scavalcando il corpo, perlustrò il salone palmo a palmo, quindi si voltò verso le scale.

-Vado a dare un'occhiata in cucina, tu non muoverti, arrivo subito-

Tornò un paio di minuti più tardi.

-Niente, nessuno nemmeno di la. Ho guardato anche nella camera degli ospiti, nulla. Te l'avevo detto che si è trattato di un incidente- esclamò sollevata.

Parzialmente rassicurato, Cesare scese le scale lentamente.

-Dobbiamo in ogni modo chiamare la polizia- disse cupo -Non abbiamo alternative, e lo sappiamo entrambi-

Andandogli incontro, Rachele gli afferrò le mani e se le portò al viso.

-Non possiamo, non voglio Cesare. Io...io...-

Un tonfo sordo, proveniente dalla porta d'ingresso, li fece sussultare.

Con cautela, Rachele vi si avvicinò, la rivoltella nuovamente spianata.

Chiuse gli occhi e, dopo aver preso un gran respiro, la spalancò improvvisamente.

Il braccio di Juanito, lasciò una scia di sangue sul legno della porta. Alzando appena la testa, riuscì a formulare un'unica parola: Therese.

Quindi si accasciò immobile.

Danio e Laura.

 
 
 
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INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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