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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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« Il vecchio monastero: parte nonaL'angelo della giustizia »

Il vecchio monastero: decimo capitolo

Post n°1033 pubblicato il 18 Luglio 2015 da lascrivana

 

Nonostante le rassicurazioni di padre Michele, Armando sentì l'ansia aumentare di minuto in minuto.

Cosa poteva aver significato quella visione? Suo figlio era in pericolo?

Rinchiuso nella propria cella, s'inginocchiò davanti al crocifisso e congiunse le mani.

-Dio onnipotente, so di non essere stato un padre come si deve, tutt'altro. Ho abbandonato mio figlio e sua madre senza pensarci due volte, completamente soggiogato dal fascino di quella donna. Come non bastasse, ho compiuto un atto ignobile contro un bambino indifeso. Non basterebbero mille vite per espiare tutto questo. Ma ti scongiuro, fai che al mio ragazzo non accada nulla, sarei disposto a morire per questo-

Senza alcun preavviso la parete ondeggiò. La mente svuotata, sentì le palpebre farsi di colpo pesanti, un istante dopo si ritrovò riverso al suolo. Al posto del muro, si era aperto una sorta di varco, esattamente come la notte precedente.

Solo che non si trattava più del giardino questa volta. Ora, i protagonisti si trovavano riuniti nella grande sala da pranzo, ed erano aumentati di numero.

Fernando, seduto a capotavola, continuava a fissare i due innamorati con uno sguardo allucinato. Ma ciò che lo lasciò allibito fu la presenza di Maria, sua moglie.

Pur non distinguendo le parole, sembrava stesse rivolgendosi al figlio in tono supplichevole.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, l'uomo dagli occhiali neri si alzò puntando una rivoltella verso Fernando.

-Scappa, figlio mio...scappa!- mugugnò Armando verso la parete.

Parole inutili. In quella sorta di torpore, osservò inorridito la pallottola infilarsi nell'occhio destro del figlio.

 

-Armando...Armando!-

Girando la testa di scatto, vide una figura incombere su di lui.

-L'ha ucciso...l'ha ucciso!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola, quindi svenne.

Quando riprese i sensi, si ritrovò disteso sulla propria branda. Al suo fianco, su una seggiola, padre Michele lo stava fissando preoccupato.

-Probabilmente si è trattato di un abbassamento di pressione, come ti senti?-

Il vecchio non rispose, voltandosi invece verso la parete.

-Erano...erano la- disse indicandola con un dito.

Il monaco smise di sorridere.

-Sarebbe meglio far venire un medico, questi improvvisi svenimenti non mi piacciono per niente-

Come fosse stato morso da un serpente, Armando si rimise prontamente in piedi.

-Accadrà qualcosa di terribile in quella casa, devo andare la il più presto possibile!-

Costernato, padre Michele si alzò a sua volta.

-Non dire sciocchezze, non sei nelle condizioni di andare in nessun posto. Adesso mando a chiamare il dottor...-

Ma, ancor prima che potesse finire la frase, Armando si era già diretto verso la porta.

-Aspetta, Armando. Sei ancora debole e non andresti molto lontano. Lascia almeno che ti accompagni-

Puntandogli contro il bastone, il vecchio sembrò aver riacquistato l'energia di una volta.

-Non ci provare nemmeno, prete! E' una cosa a cui solo io posso rimediare-

Con inimmaginabile velocità, con un tonfo richiuse la porta serrandola quindi con due mandate.

Prima di lasciare il monastero si recò in cucina e, da un cassetto, prese un lungo coltello dal manico d'avorio.

Aveva abbandonato il figlio una volta, non ci sarebbe stata una seconda.

***

 

Padre Michele attese che i passi strascicati si allontanassero quindi, dalla tasca della tonaca, sfilò una chiave del tutto simile a quella con cui Armando l'aveva rinchiuso nella cella. In tutto il monastero, solo lui possedeva un passepartout che apriva qualsiasi serratura.

Girandola con cautela nella toppa, si assicurò che il vecchio non fosse ancora nei paraggi.

La situazione si era fatta complicata, e non sapeva proprio come agire. Pur anziano e malandato, Armando restava sempre un uomo pericoloso. Ed era impazzito, su questo non c'erano dubbi.

Le visioni, i rimorsi verso il figlio, gli svenimenti, qualcosa si era guastato nel suo cervello.

Dopo averci pensato ancora per qualche minuto, giunse all'unica soluzione sensata. Doveva arrivare alla villa prima di lui.

Danio e Laura

 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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