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Post n°404 pubblicato il 29 Aprile 2012 da lascrivana
Lo sciabordio delle acque del mare,il garrire dei gabbiani che si levavano in volo,alti nel cielo. Il penetrante profumo salino che riempiva i polmoni d'aria fresca e frizzante. La sabbia morbide e fine sotto la nuda palma del piede,un vellutato contatto che inevitabilmente ti riportava a lei ... Rachele. Lei sapeva di sole e di sale,i suoi capelli serici come la seta; la sua pelle liscia e vellutata come una pesca. Non potevi vedere i suoi colori. Non potevi sapere che l'immagine che di lei ti eri scolpito nella memoria fosse quella esatta. Ma che importanza aveva poi ... non avevi mai visto un corpo umano. Cieco dalla nascita,avevi imparato a percepire il mondo attraverso le narici,l'udito,il sapore,il tatto. Era speciale Rachele ... diverse dalle altre donne conosciute finora; lei sapeva leggerti dentro. Conosceva i tuoi pensieri,le tue storie ... prima ancora che tu gliele raccontassi. Ore e ore a giocare l'uno a leggere nella mente dell'altro;a fischiettare motivetti che aprissero in qualche modo il varco dell'immaginazione per consentirvi di esplorarvi dentro. La fresca brezza marina ti scompigliava dolcemente i capelli come faceva lei,accarezzandoli dolcemente. A volte hai persino pensato che fosse un angelo disceso dal cielo apposta per te. Sei rientrato in casa e ti sei messo seduto vicino al pianoforte. Dolcemente con i polpastrelli delle dita della mano, lisci la tastiera ... ti piace sentire il dolce suono che emette al tuo tocco. Poi piano piano le note iniziano a levarsi nell'aria;dapprima dolcemente fino a diventare languide e struggenti,proprio come il ricordo di lei. Si lasciava accarezzare e sorseggiare Rachele,proprio come ad un aromatica tazza di cioccolata calda e fumante;vellutata e corposa per la delizia del palato. La prima volta fu lei a prendere la tua mano e a invitarti a conoscere il suo corpo;aveva generosamente accolto una tacita richiesta del tuo pensiero. In fondo non era affatto facile nasconderle qualcosa. Avevi disegnato la superficie arcuata delle sue folte e strette sopracciglia, poi delineato la forma morbida e carnosa delle sue labbra. Ti eri soffermato sulla punta del suo naso leggermente aquilino pizzicandolo teneramente;suscitando una sua finta ribellione e ilarità. Ma avevi capito che piaceva anche a lei quel gioco che passo passo ti rivelava il nome esatto di quello che stavi palpando. Avevi infilato le dita tra la sua folta chioma,attirandole il viso quasi a sfiorare il tuo fino a sentire il suo respiro che ti solleticava dolcemente la bocca. Ma anche tu avevi imparato a leggere nel suo pensiero e avevi capito che non era ancora il momento giusto per posare le tue labbra sulle sue. Cosi avevi continuato il percorso di esplorazione sul suo corpo provocandole persino il solletico quando le mani avevano accarezzato le ascelle e il ventre liscio e piatto. Ti ha lasciato indugiare più a lungo sulle sue parti intime,lasciandoti affondare delicatamente le dita tra i rivoli del suo piacere. Hai sentito il suo corpo fremere sotto le tue mani,percependone ogni più intima e intensa sensazione. Ricordi che anche il tuo cuore ha iniziato a battere più velocemente come il suo. Un silenzio intriso di tacite richieste e di sconosciute sensazioni. La sua pelle ora era cambiata,era diventata leggermente ruvida e tesa,i brividi che leggesti lungo il suo corpo fremente a ancora restio a donarsi,percossero tutto il tuo essere facendoti vibrare proprio come la tastiera del tuo pianoforte. Improvvisamente lei fermò il lento peregrinare delle tue mani tenendole strette tra le sue. Rimanendo così ... in silenzio fino a che i vostri corpi non si furono sedati e la prorompente passione placata. Poi si alzò e andò via lasciandoti un bacio caldo e struggente sulla fronte ... sembrava quasi un addio. In effetti era da un po' che non avevi sue notizie e al telefono di casa non rispondeva nemmeno. Un terribile malessere ti angosciava ... come se lei avesse bisogno di te,del tuo aiuto. Impotente e con le lacrime agli occhi,rabbiosamente lanciasti un pugno sulla tastiera. Poi ti levasti e ti avvicinasti urlando alla finestra,maledicendo e imprecando contro la tua cecità L@ur@
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