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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Con le mani nel sacco

Post n°609 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da erbavoglio_70

 

Con le mani nel sacco

 

L'articolo su L'Espresso di Marina Cavallieri parla chiaro: fra cinque anni sarò insoddisfatta del mio matrimonio, della mia situazione economica e dei traguardi professionali raggiunti. Questo a prescindere dal mio segno zodiacale.

La lettura - avvenuta all'indomani del pranzo di Natale, quando il cuore è di suo intriso di rimpianto e la digestione si fa stentata – ha sortito un effetto decisamente positivo. Ho pensato alla mia dolce metà, al mio conto in banca e al mio curriculum come Ungaretti pensava alle foglie d'autunno e prontamente mi ha pervasa un insano desiderio di far baldoria. Ma sì, se proprio deve finire, almeno prima provo a spassarmela. Basta con il look della formica laboriosa (o dell'ape operaia, a seconda della pashmina), viva le cicale, viva la libertà, viva i saldi!

Caso vuole che in questi giorni io festeggi il mio trentanovesimo compleanno. Il numero 39 non mi piacerebbe neppure se mi consentisse di vincere un milione di euro (odio al pari il 13 e il 26: sarà una questione genetica) e così da un mese mi ero concentrata a organizzare il quarantesimo compleanno, avendo deciso di far trascorrere questo in sordina.

Beh, ho cambiato idea. Voglio dire: anche se il numero lascia a desiderare, onorerò la sorte generosa che mi ha accompagnata fino a questo dignitoso traguardo (parziale, vorrei sperare) con una solenne bevuta tra gli amici intimi e non.

E poi, mi dispiace, ma non tutti i resoconti sono uguali.

Sì: tutto dipende dal punto di partenza. Allora, senza voler essere Mowgli, potreste semplicemente trascorrere la vostra adolescenza tra complessi di varia natura, concedendovi un po' di svago solo leggendo i decadenti, con il poster di Leopardi sul muro. È chiaro che se la vostra vita non fosse leggermente migliorata, non cazzeggereste su Libero con tale leggiadria.

Ora facciamo una lista: come ero/come sono; cosa avevo/cosa ho; cosa volevo/cosa vorrei.

Perfetto.

Allora: bassa, florida, disoccupata, innamorata, insicura, sincera, dolce, testarda/bassa, magra, molto occupata, innamorata, quasi certa, omettente, ironica, caparbia; affetti vari, la borsa di Snoopy, una stanza in tre, un diario, il Sì Piaggio; gli stessi affetti, la Prada, una casa in quattro, un diario, il pc; il mio attuale marito, fare la ballerina, liberarmi di mia sorella, la pace nel mondo; George Clooney, fare la scrittrice, liberarmi di mia suocera (a proposito: le ho detto “Come regalo per Natale ho pensato di dedicarLe il libro”, e per una volta non ha replicato. Credo si stia chiedendo cosa c'è sotto, ma deve aver capito che non è sempre consigliabile conoscere le motivazioni dei miei gesti), fare pilates più spesso.

Ah, e poi vorrei il Kindle, un nuovo mestiere da imparare e riascoltare “Nessun dolore” in una Cx. E giornate più lunghe.

Comunque sia, cara signora Cavallieri, il problema secondo me è solo uno: ci si sente giù non appena si oltrepassa la linea e si raggiunge la massa dei senza speranza. Mi conoscete: mi guardo bene dal parlare di temi seri, quindi non è a quella speranza che mi riferisco, no. La speranza della quale al momento sono ancora provvista è quella che consente anche a noi viziati di non annoiarci mai, di credere in qualche modo alla magia di Natale, di sguazzare nei particolari e di attingere da essi insegnamenti utili per decifrare i grandi temi dell'esistenza. Senza questa speranza potreste ritrovarvi a osservare accigliati quanti sorridono senza apparente motivo, a non ultimare i preparativi del giorno dell'Immacolata apponendo la stella in cima (va orientata nel modo giusto, perché le sia più facile illuminarci dall'alto), a non comprendere il Natale.

Natale, questo Natale che non avrà mai un senso finché anche un solo essere umano o animale soffrirà, è ancora capace di compiere magie, ma – attenzione – raggiunge solo chi ci crede.

Natale è l'attesa, l'attesa per qualcosa che non arriverà. Perché il regalo che i bambini desiderano è inevitabilmente diverso da quello ricevuto, perché nulla cambierà, dopo. Non per questo smetterò di salutare l'angelo della pace e di controllare l'angolazione della stella. Non c'è pace per chi non la guarda, né per chi non onora le tradizioni e non cerca seduto alla sua tavola chi – ormai assente – ci benedice con una lieve carezza sulla fronte.

Spero poi che amiate qualcuno a tal punto da scegliere con cura un dono, una frase, un ritaglio di giornale, il colore della carta (e che il cuore vi batta all'impazzata mentre immaginate la sua gioia), una decorazione da apporre accanto al fiocco (un adesivo conservato per anni in un cassetto, per esempio). Tramite un regalo selezionato e confezionato con amore potrete monitorare la vita dell'altro quasi fosse una microspia, qualcosa di vostro penetrerà per sempre il suo quotidiano (lo vedrà, lo sfiorerà, lo userà per intensificare o allentare il vostro legame).

Coraggio, ormai la festa è finita: ci sono le tovaglie rosse stese al sole, per un anno intero nessuno le userà.

 

 

Per dirla meglio:

 

“A Cosimo cominciò a battere il cuore e lo prese la speranza che quell'amazzone si sarebbe avvicinata fino a poterla veder bene in viso, e che quel viso si sarebbe rivelato bellissimo. Ma oltre a quest'attesa del suo avvicinarsi e della sua bellezza c'era una terza attesa, un terzo ramo di speranza che si intrecciava agli altri due ed era il desiderio che questa sempre più luminosa bellezza rispondesse a un bisogno di riconoscere un'impressione nota e quasi dimenticata, un ricordo di cui è rimasta solo una linea, un colore e si vorrebbe far riemergere tutto il resto o meglio ritrovarlo in qualcosa di presente.

[…]

In quell'ombra, in quell'aria piena d'aromi, in quel luogo dove le foglie e i legni avevano altro colore e altra sostanza, si sentì così preso dai ricordi della fanciullezza che quasi scordò l'amazzone, o se non la scordò si disse che poteva pure non essere lei e tanto già esser vera quest'attesa e speranza di lei che quasi era come se lei ci fosse.

[…]

E il batticuore di gioia in petto a Cosimo non era però molto dissimile da un batticuore di paura, perché esser lei tornata, averla sotto gli occhi così imprevedibile e fiera, poteva dire non averla mai più, nemmeno nel ricordo, nemmeno in quel segreto profumo di foglie e color della luce attraverso il verde, poteva voler dire che lui sarebbe stato obbligato a fuggirla e così fuggire anche la prima memoria di lei fanciulla.” (Italo Calvino)

 

Speranzoso 2010 a tutti, Erba

 

 

 

 

 
 
 
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