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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Recensioni Michael Clayton

Post n°107 pubblicato il 28 Ottobre 2007 da sara_1971

Nel film Giorgetto (Clooney) è appunto Clayton, avvocato incaricato di sbrigare gli sporchi affari di un prestigioso studio legale che annovera tra i suoi facoltosi clienti la U/North, società che opera nel settore dei prodotti chimici per l'agricoltura, accusata di produrre diserbanti che causano il cancro (MADDAI, davvero? Chi l’avrebbe mai detto!)

Sembra ormai che l’esito del processo sia scontato quando il nostro eroe, avvocato senza scrupoli ma con la coscienza immacolata, arriva per caso a scoprire le malefatte della multinazionale.

Tra il tentativo di far passare per suicidio un omicidio (ma che mi dici mai, George), cavalcando l'onda verde che sta portando i divi di Hollywood a scendere dall’astronave dorata per posizionarsi in prima fila nella lotta contro l'inquinamento con in spalla la tracolla in vera pelle di coccodrillo estinto, il nostro eroe si troverà ad affrontare una donna spregiudicata, spietata e divorata dall’ambizione (chi mi ricorda? Forse Erba?).

(Come al solito tra parentesi i dialoghi in sala)

I tempo:

Giorgetto, protagonista assoluto fin dal titolo, invecchiato e stropicciato a dovere, è un uomo esausto e infelice: la moglie lo ha lasciato e lui annaspa tra paura e cinismo, indossando la maschera del disincanto mentre telecamere impietose lo inquadrano nel suo ruolo pseudoimpegnato. La trama procede complessa con ritmo sostenuto, diciamo così…

(Sara: Poveretto, avrà finito il Martini...

Congus: Iniziamo?

Sara: Secondo te è normale che della storia io non abbia capito una mazza?

Congus: Ti giuro che mi alzo e me ne vado. E ti ricordo che siamo a Molfetta)

 

Intervallo: Bagni puliti e piastrellati, oserei dire stupefacenti: Sara entra e si incanta estasiata davanti all’enorme rotolone di carta presente in ogni intima seduta. Pensa “tutto ciò è meraviglioso” ed in preda al delirio ne strappa innumerevoli fogli e se li infila in borsa.

 

II tempo:

La trama si semplifica e diventa leggermente prevedibile portando sullo schermo un modesto colpo di scena già visto (appena qualche migliaio di volte).

La mascolinità imperante del protagonista maschile (nemmeno l’esplosione della sua macchina riesce a fermarlo) risveglia gli ormoni del pubblico femminile ma disgraziatamente persino Giorgetto da piatto portante diventa contorno: abbozzare una caratterizzazione non basta a creare un personaggio (lo so, lui è bellissimo, ma a questo punto compratevi un poster).

Un film canonico che ti porge l’illusione che la giustizia possa trionfare: certo deve essere davvero sfiancante per una star darsi all’impegno sociale (e si vede).

(Sara guarda Congus di traverso.

Congus: Effettivamente è un po’ scontato però aspetta, magari nel finale migliora…

Sara: Ti ho pensato mentre ero in bagno.

Congus: NO, eh, basta!

Sara: Ma che hai capito? Tieni ti ho preso un pensierino, conservalo per la prossima volta – mettendogli in mano il mezzo rotolone prelevato a strappi nel bagno.

Congus: Quanto è vera la mia calvizie questa è l’ultima volta che andiamo al cinema insieme).

 

PS: Per la cronaca nel finale abbiamo avuto il piacere di gustare per tre minuti consecutivi un primo piano di Giorgetto (la sua interpretazione migliore, se fosse anche nudo sarebbe semplicemente perfetto) mentre sullo schermo scorrono i titoli di coda (è un vero peccato sprecare le pellicole così, santa pazienza).

Adesso una domanda la faccio io: ma non era meglio un Party?

 
 
 
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