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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Diario di una gravida

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Camera con vista

Post n°26 pubblicato il 04 Agosto 2007 da erbavoglio_70

Conoscete sicuramente qualche giovane (sia pure solo nello spirito) coppia alle prese con l’annoso problema della ricerca di una casa. Se la coppia in questione si è portata avanti con il lavoro, il problema è più complesso: occorre più spazio, per il bimbo; occorre mooolto più spazio per i bimbi (sempre più spesso si spera che il secondo figlio sia dello stesso sesso del primo per cavarsela senza sensi di colpa con un – ampio – trivani, ma secondo me anche per non sentirsi dire “uh che bello! Una coppietta!”). La differenza tra due appartamenti pressoché equivalenti la fanno, lo sanno tutti,  i doppi servizi. Ci sono passata anche io. E dopo aver ripetuto per notti intere: “potremo sopravvivere con un solo bagno, basterà fare i turni”, ho pensato che la vita è già complicata di suo, non va sollecitata immotivatamente, e così, per avere anche io “il bagnetto”, ho fatto ristrutturare l’intero appartamento, tanto, come dicono gli architetti “abbattuto un muro, non te ne accorgerai neppure”. E va bene, fatto. Ma negli ultimi giorni, trascorsi in virtù delle ferie gomito a gomito con gli altri componenti del nucleo familiare, mi sono chiesta se non saremmo stati tutti più felici in un (ampio, molto ampio) monolocale. Certo, lo so, un domani sarà diverso, “prima o poi i figli crescono e hanno bisogno dei loro spazi”. Ma io non ho tutto questo spirito cristiano, e più che promesse di paradisi tropicali, vorrei un po’ di serenità. Ora. Mi sveglio alle 6,30 sperando di battere tutti sul tempo e riuscire a fare il colpaccio: caffè e doccia. Da sola. Accendo il gas (la macchinetta del caffè essendo maniaca compulsiva la preparo sempre la sera prima). Tutto tace. Uno sguardo al cielo, si diffonde l’aroma di caffè e … si materializzano silenziosamente due gnomi “mamma, posso stare con te?” e/o “mamma, ho la pipì” e/o “mamma anche io voglio fare colazione”. [Sara, se mai ci sarà un numero di accessi al blog pari alle volte in cui i miei figli mi chiamano mamma faremo concorrenza a Beppe Grillo]. Ma certo, va bene, il caffè lo bevo in compagnia. Sazi giocheranno, pieni di energie, e io andrò in bagno.  Ma come ogni automobilista barese sa bene, chi si affanna a immettersi sulla tua strada, che vanta una precedenza scritta con i colori fluorescenti, poi, dopo il sopruso, rallenta. E così me li trovo nel bagno “grande” reso assai piccolo dalla presenza del “piccolo” che i miei figli snobbano dal primo giorno e che alla fine è lì, immutato, colpevole di aver scatenato la ristrutturazione, con l’unico non trascurabile pregio di essere il posto più pulito della casa. Trascorriamo molto tempo vicini vicini in bagno: se uno ha motivi per frequentarlo l’altra vuole fare compagnia e ha la pensata di portare un libro o un album, ma poiché non sanno leggere un coro di voci bianche si leva nel cielo “mamma vieni anche tu?”;  se non chiedono di andarci troppo a lungo sono io a invitarli per evitare di lavare d’urgenza il parquet; se c’è anche il papà meglio ancora: parliamo con disinvoltura tutti insieme lì, mentre lui si fa la barba, io mi pettino, uno fa la pipì e l’altra cerca di strappare meno di 15 fogli di carta igienica. Certo, a volte usciamo dal bagno, e per esempio decido di andare dal punto A al punto B dell’appartamento, come noto ampio 120 mq. Forze magiche a me sconosciute fanno sì che appaiano lungo il tragitto bagno-cucina o camera da letto- stanza giochi non solo mio marito e i miei figli, ma anche il gatto e le scarpe dei tre succitati abbandonate sempre in un posto diverso, oltre naturalmente a un paio di macchinine, un uomo ragno e qualche Barbie. Roba da rimpiangere i vecchietti di Kieslowski.

 
 
 
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