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Post n°8132 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da psicologiaforense
Speranza, felicità, futuro, qualità della vita, umanizzazione della società, mondo su misura dell'uomo...
VITA E SALVEZZA
Il termine salvezza, classico nell'universo di discorso della fede, può sembrare assente dal linguaggio contemporaneo e poco significativo per l'uomo di oggi. Non è però assente dalla nostra cultura e dalla nostra vita il problema della salvezza. A questo problema rimandano espressioni molto più familiari alla nostra sensibilità, come: speranza, felicità, futuro, qualità della vita, umanizzazione della società, mondo su misura dell'uomo, ecc.; si tratta di espressioni che rivelano la consapevolezza, magari implicita, ma profondamente radicata nella psicologia collettiva, del fatto che l'identità dell'uomo, la sua autentica realizzazione, una vita umana individuale e collettiva desiderabile e degna devono ancora essere raggiunte, che l'uomo vive quindi, come singolo e come collettività una vita non pacificata, non libera, non felice, una vita penosamente coartata da limiti a tutti i livelli, una vita insomma che ha bisogno di essere liberata, elevata, qualitativamente migliorata, in una parola, salvata. Questa consapevolezza è una esperienza in certo modo universale, anche se diversamente strutturata nelle varie culture e situazioni storiche personali e sociali. È una domanda che insopprimibilmente sale dalla vita, a cui l'uomo può dare di fatto le risposte più diverse e contrastanti ma che non può eludere.
Commenti al Post:
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mark_marchi il 26/12/14 alle 16:52 via WEB
Ma c'è salvezza? Guardando il disagio e la devastazione che ci circonda verrebbe da dire di no. Bambini uccisi, diritti violati, guerre infinite, carestie, povertà, crisi globale, disoccupazione, un futuro senza speranze.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 17:14 via WEB
Esattamente. Come scrivo nel post è una domanda che insopprimibilmente sale dalla vita, a cui l'uomo può dare di fatto le risposte più diverse e contrastanti ma che non può eludere.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 17:16 via WEB
....oggi più che mai l'uomo sente di non comprendersi, di non possedersi, si sente impedito, sottratto a se stesso, messo in questione, si sente precario e privo di sicurezze, combattuto da realtà nemiche che si sottraggono al suo potere e resistono alle sue conquiste.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 17:16 via WEB
....Per questo si protende verso una esistenza SALVATA, che non può pensare che in un futuro radicalmente diverso
(Rispondi)
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Afroditemagica il 26/12/14 alle 17:40 via WEB
Bel quesito!!! La salvezza intesa teologicamente come grazia di dio e liberazione dal peccato. O salvezza intesa come liberazione da ogni male o pericolo!!!
Pone molte riflessioni questo tuo post perché se penso a tutti i mali a cui molte persone sono sottoposte!
Il singolo e la collettività possono fare qualcosa per raggiungere la salvezza? Teoricamente sì!
Ma purtroppo ultimamente denoto il dilagare dell'egoismo ove per salvezza molti pensano solo per se stessi!!
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 17:43 via WEB
Grazie davvero per questo commento così intelligente ed articolato:-)))
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 17:43 via WEB
Una delle risposte più comuni a questo oscuro bisogno di salvezza è stata spesso la religione. Ogni religione gioca un certo ruolo salvifico: propiziando gli dèi e le potenze soprannaturali ... come forze benefiche e rassicuranti.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 17:44 via WEB
Ma vi sono religioni nelle quali la funzione salvifica e rassicurante del riferimento a Dio o all'Assoluto è così preminente ed essenziale che vengono chiamate in senso pieno religioni di salvezza.
(Rispondi)
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Afroditemagica il 26/12/14 alle 17:56 via WEB
Verissimo!!! Le religioni o i diversi culti hanno in comune una dottrina salvifica, premiante qualora si seguano i dogmi. Che sono precetti di etica morale.
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 18:46 via WEB
Esattamente. Ciò che le religioni a cui fai riferimento prospettano è soprattutto uno stato, una condizione esistenziale in cui prevale l'Amore che riverbera la sua luce sui credenti.
(Rispondi)
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g1b9 il 26/12/14 alle 18:32 via WEB
E chi non sogna una vita da vivere con speranza, con entusiasmo, con gioia? Eppure è una triste consapevolezza che l'unica nostra realtà, senza seconda chance, sia ormai diventata un sogno.
Buon santo Stefano, con un sorriso:)
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 18:53 via WEB
Carissima GIOVANNA come tu mi insegni, la parola “AUGURIO” contiene l’immagine di un personaggio sacrale degli antichi popoli italici e dei Romani: quella del sacerdote, chiamato appunto “ÀUGURE”, che aveva il compito di predire l' esito di un impresa oppure di un' azione pubblica o privata e comunque di svelare il valore di un avvenimento osservando e interpretando il volo degli uccelli. La distanza storica di questa pratica divinatoria dal nostro tempo è immensa......
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 18:51 via WEB
Come scrivevo in altro post tuttavia nel fare gli auguri è rimasto qualcosa della trepidazione e della speranza che il responso degli antichi sacerdoti fosse favorevole, che il futuro non riservasse cattive sorprese, che le aspettative di una persona cara andassero a buon fine. L' augurio, dunque, oltre che esprimere gioia, felicitazioni, celebrazione di un evento presente, incarna anche un atteggiamento di proiezione positiva verso il futuro e mantiene ancora queste connotazioni sentimentali e psicologiche.
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monellaccio19 il 26/12/14 alle 19:42 via WEB
In questo dibattuto "quesito", dove fede e ragione ancora una volta si confrontano e si misurano per dar sfogo alle aspettative dell'uomo, v'è sempre sempre uno stimolo, una alea alla salvezza...istintiva. Quelle che tu citi sono aspettative come speranza,felicità, futuro che restano sempre traguardi irrinunciabili per l'uomo e in qualunque contesto, con la propria cultura, esso si attiva per realizzare le sue aspettative. La fede, ogni fede professata, poi, altro non è che la "via" percorribile, quella che secondo il credo, propone l'acquisizione, il raggiungimento o le promesse. ricevute. Concludendo, il raziocinio, l'intelletto svolgono ed elaborano il pensiero per ottenere il "meglio". Quindi la ragione ha il sopravvento! Se a tale ragione c'è il lavoro prodotto dalla sincera fede, allora le aspettative di felicità, il pensiero della salvezza, sarà un traguardo più accessibile tra gli...smarriti!!!
Buon serata Giuliana.
(Rispondi)
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 20:42 via WEB
il tuo bel commento merita una risposta ampia e articolata. Vedi Carle', come tu ben sai, molte volte la fede è capita a rovescio. «Vorrei avere la tua fede!», diciamo con un po' d'invidia a chi riesce ad aver fìducia in Dio quando le cose vanno male. Ma la fede non dipende da qualità che abbiamo fin dalla nascita o dal nostro codice genetico. E’ una decisione voluta e razionale della mente e della volontà di porre la nostra fiducia in Dio e nelle sue promesse.
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psicologiaforense il 26/12/14 alle 20:42 via WEB
La fede non è cieca, tutt'altro! La fede vede ciò che è nascosto agli occhi di chi non crede. Non si basa su prove scientifiche ma, come in qualsiasi rapporto di amore, è costruita sulla fiducia e rafforzata sempre più dall'esperienza. È la fede che ci permette di cominciare il nostro viaggio dello spirito, perché accettiamo l'esistenza di Dio e crediamo che si è fatto conoscere a noi in Gesù. Poniamo tutta la nostra fiducia nelle promesse di Dio. Crediamo che può darci perdono, libertà e vita nuova. È l'inizio del nostro viaggio. Più conosciamo Dio e proseguiamo nel viaggio, più cresce la nostra fede perché scopriamo che possiamo fidarci ciecamente di Dio. Ogni nostro passo lo facciamo perché abbiamo fiducia in lui e siamo convinti che ci guiderà sani e salvi alla meta. Allora lo vedremo, la fede lascerà il posto alla realtà. Ma siamo povere creature umane e la nostra fede può vacillare. Qualche volta ci è difficile credere che Dio governa ogni cosa. Ma in qualunque stato d'animo o situazione ci troviamo possiamo sempre basarci sulle promesse che Dio ha fatto nella Bibbia e con un atto di intelletto e volontà porre in lui la nostra fiducia
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maraciccia il 26/12/14 alle 20:26 via WEB
sono a casa..devo portar fuori il cane, fra dieci minuti son qui
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psicologiaforense il 27/12/14 alle 16:41 via WEB
Non è storia nuova: NUNC EST BIBENDUM. D' altra parte io raccomando sempre di tenere una bottiglia di champagne o spumante in fresco...
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gabbiano642014 il 27/12/14 alle 00:08 via WEB
Buonasera Giuliana...La ricerca della salvezza è identica in ogni religione.In tutti i dubbi, le verità nascoste,il concetto rilevante è il rapporto con la Bibbia.Per avere la consapevolezza della Salvezza è necessario un ritorno all'origine.Non quello che è posto all'inizio temporale,bensì quello che corrisponde alla fede in Dio.La salvezza che le Scritture esaltano.Buona notte Patty
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anthos13 il 29/12/14 alle 01:06 via WEB
Non so se ho ben inteso il senso del tuo post. In questo momento, associo la salvezza alla ricerca della serenita' mia e degli altri sulla terra. Non perche' sia particolarmente buona, semplicemente perche', e' cio', che mi fa stare bene.
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