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PENSIERI SPARSI DEL 26 OTTOBRE 2014

Post n°16107 pubblicato il 26 Ottobre 2014 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 25 OTTOBRE 2014

“L’amore c’è o non c’è”

Dino

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matteo_da_roma
matteo_da_roma il 26/10/14 alle 12:58 via WEB
L'amore c'e', solo che qualche volta ce ne dimentichiamo e facciamo cazzate!
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 26/10/14 alle 19:46 via WEB
Ciao - Bel commento. Bello... "qualche volta ce ne dimentichiamo..." Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 26/10/14 alle 19:50 via WEB
Ciao - buona serata. Dino
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 26/10/14 alle 18:16 via WEB
La Cappella della Regina Teodolinda fu eretta nel 1400. La sua decorazione pittorica, risalente alla metà del XV secolo e dedicata alle Storie di Teodolinda, distribuite in 45 scene, si presenta come un omaggio alla sovrana longobarda che aveva fondato la chiesa e nello stesso tempo come una testimonianza del passaggio dinastico che si stava allora profilando nel ducato di Milano tra la famiglia dei Visconti e quella degli Sforza, cui rimandano i simboli araldici dipinti nelle incorniciature e le allusioni metaforiche al matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza presenti nelle immagini. Il ciclo di affreschi della cappella è considerato uno dei capolavori della pittura del gotico internazionale in Italia, nonché il più importante esito dell’attività degli Zavattari: una famiglia di pittori milanesi attivi in Lombardia per tutto il Quattrocento, composta dal capostipite Cristoforo, responsabile tra il 1404 e il 1409 di alcuni lavori nel Duomo a Milano, da suo figlio Franceschino, anch’egli operoso nel Duomo di Milano dal 1417 al 1453, e dai tre figli di quest’ultimo, Giovanni, Gregorio e Ambrogio, con i quali Franceschino lavorò a Monza e, solo con gli ultimi due, alla Certosa di Pavia. La cappella fu dipinta in due riprese tra il 1441-44 e il 1444-46 e, con ogni probabilità, da quattro diverse “mani”,da membri della famiglia Zavattari. Le 45 scene narrano la storia della Regina Teodolinda a partire dai resoconti storici di Paolo Diacono (VIII sec.), autore della Historia Langobardorum, e di Bonincontro Morigia (XIV sec.), autore del Chronicon Modoetiense. La narrazione segue un andamento orizzontale da sinistra a destra, e dall’alto in basso, ed è così suddivisa: le scene dalla 1 alla 23 descrivono i preliminari e le nozze tra Teodolinda, principessa di Baviera, e Autari, re dei Longobardi, concludendosi con la morte del re; dalla scena 24 alla 30 sono raffigurati i preliminari e le nozze tra la Regina e il secondo marito Agilulfo; dalla 31 alla 41 sono raffigurate la fondazione e le vicende iniziali della Basilica di Monza, seguite dalla morte di re Agilulfo e della Regina; dalla scena 41 alla 45 è infine illustrato lo sfortunato tentativo di riconquistare l’Italia da parte dell’imperatore d’Oriente Costante e il suo mesto rientro a Bisanzio. continua ----Ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 26/10/14 alle 18:43 via WEB
LA CAPPELLA DELLA REGINA TEODOLINDA -(seconda parte )24 alla 30 sono raffigurati i preliminari e le nozze tra la Regina e il secondo marito Agilulfo; dalla 31 alla 41 sono raffigurate la fondazione e le vicende iniziali della Basilica di Monza, seguite dalla morte di re Agilulfo e della Regina; dalla scena 41 alla 45 è infine illustrato lo sfortunato tentativo di riconquistare l’Italia da parte dell’imperatore d’Oriente Costante e il suo mesto rientro a Bisanzio. 28 tappe del racconto sono dedicate a scene nuziali, relative ai due matrimoni della Regina, si pensa che i dipinti siano stati ideati anche come un omaggio a Bianca Maria Visconti, in base all’analogia che lega la regina longobarda alla duchessa lombarda, andata in sposa nel 1441 a Francesco Sforza, legittimandone così l’aspirazione a succedere a Filippo Maria Visconti nella dignità ducale di Milano. Molte sono le scene che riguardano la vita di corte - balli, feste, banchetti, battute di caccia - ma anche i viaggi e le battaglie, e numerosi i particolari sulla moda e i costumi dell’epoca presentati dai protagonisti: abiti, acconciature, armi e armature, suppellettili, atteggiamenti.Tutto ciò fornisce uno dei più ricchi e straordinari spaccati della condizione e della vita di corte nella Milano del XV secolo.Gli autori utilizzano materiali e tecniche diverse come l’affresco, la tempera a secco, la pastiglia a rilievo (pasta di gesso e colla), le dorature e le argentature in foglia questo mostra la straordinaria capacità operativa della bottega e risponde perfettamente al clima sfarzoso che dominava nelle corti e presso l’aristocrazia dell’epoca. L'oro è dovunque: nei cieli, nelle corone, nei gioielli, ma anche nei capelli, negli elmi, sulle vesti, negli strumenti musicali, sulle tavole imbandite, nella coppa che i reali fidanzati si scambiano, negli speroni, negli scettri sottili, che sembrano bastoncelli da passeggio, sui paramenti sacri, nelle croci astili, nei candelabri, perfino sulle candele, nelle bardature dei cavalli, numerosi e che sembra guardino incuriositi noi visitatori. Nell’altare della Cappella, realizzato nel 1895-96 in stile neo-gotico su progetto di Luca Beltrami, è custodita la Corona Ferrea, la più celebre e sacra tra le oreficerie del Tesoro del Duomo di Monza. Ciao Teresa
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