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IL VALORE DELL'AMICIZIA

"Di tutti i valori umani, niente di più santo e di più utile può essere desiderato e cercato, nulla di più dolce e di più vantaggioso può essere gustato e trovato, dell'amicizia, benchè nulla sia così difficile da acquisire. L'amicizia è fonte di benedizioni in questa vita e nell'altra. La sua soavità rende attraenti tutte le virtù, mentre è capace di estirpare ogni specie di vizi. Addolcisce l'avversità e modera la buona fortuna, sicchè si può dire che nessun uomo può essere contento in questo mondo senza amici. "Guai a chi è solo; se cade, non ha alcuno che lo rialzi". (Qo 4,10). Chi non ha amici è proprio solo. Al contrario pensa alla soddisfazione, alla gioia che uno prova nell'avere una persona alla quale poter parlare senza reticenze dei propri problemi personali, nell'avere qualcuno cui rivelare i propri punti deboli e manifestare senza arrossire, i propri progressi spirituali, cui confidare i segreti e le aspirazioni del cuore. Nulla è più dolce di una tale unione di cuore a cuore e di mente a mente. In simile unione non c'è posto per l'arrivismo nè per il sospetto. La stessa correzione non è presa in cattiva parte, nè la buona parola per adulazione. (A. Rievaulx)

 

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Libri....

Post n°165 pubblicato il 20 Giugno 2012 da carbonediamante
 

 

 

 

 

Libri, forse ne leggiamo molti e svariati ma non tutti ci prendono con la stessa forza. Quelli riletti crediamo di conoscerli quasi a memoria, invece riservano sempre sorprese perché il momento in cui li leggiamo è cambiato.

Nonostante io abbia una biblioteca abbondante, mi piace ritornare su un piccolo pugno di libri ed in particolare uno: "Il cammino dell'uomo" di Martin Buber. Poche ma intense pagine, frutto di una conferenza tenuta dall'autore al congresso di Woodbrook a Bentveld nell'aprile del 1947.

In proposito, Herman Hesse scrisse così a Martin Buber: "... tra i suoi scritti, "il cammino dell'uomo" è indubbiamente quanto di più bello io abbia letto. La ringrazio di tutto cuore per questo dono così prezioso e inesauribile. Lascerò che mi parli ancora molto speso".

Un libro nutrito di racconti chassidici, che ci parla dell'uomo come essere in relazione nella realtà vissuta, nell'esperienza del quotidiano senza troppi idealismi, ma con la preoccupazione pedagogica di farlo crescere e maturare.
Martin Buber affermava:" Non parlo di null'altro che dell'uomo quale veramente è, di voi e di me, della nostra vita e del nostro mondo, non di un Io in se stesso o di un Essere in se stesso".

L'uomo per crescere e raggiungere l'autenticità deve ritrovare se stesso senza tentativi di nascondimento o di copiatura, di qui inizia il suo cammino, dove non esiste solo una via. Occorre scegliere e di conseguenza fare rinunce; seguire con decisione il cammino e raggiungere gli altri uomini con la consapevolezza che, un uomo autentico contribuisce alla trasformazione del mondo solo attraverso la propria trasformazione. Cominciare da se stessi diventa il punto di partenza, non la meta.

"La maggior parte di noi giunge solo in rari momenti alla piena coscienza del fatto che non abbiamo assaporato il compimento dell'esistenza, che la nostra vita non è partecipe dell'esistenza autentica, compiuta, che è vissuta per così dire ai margini dell'esistenza autentica. Eppure non cessiamo mai di avvertire la mancanza, ci sforziamo sempre, in un modo o nell'altro, di trovare da qualche parte quello che ci manca. Da qualche parte, in una zona qualsiasi del mondo o dello spirito, ovunque tranne che là dove siamo, là dove siamo stati posti: ma è proprio là, e da nessun'altra parte, che si trova il tesoro. Nell'ambiente che avevo avvertito come il mio ambiente naturale, nella situazione che mi è toccata in sorte, in quello che mi capita giorno dopo giorno, in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, lì si trova il compimento dell'esistenza messo alla mia portata."

 

 

 
 
 
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