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ciò che resta

Post n°267 pubblicato il 16 Luglio 2022 da emma01

JOHN FREEMAN


Saudade

 

significa nostalgia, mi dicono, ma anche
nostalgia per quello che non è mai stato.
Non è forse la stessa cosa?                                                                                            In un caffè di Rio le mosche ronzano intorno al mio bicchiere.

Come ti sarebbe piaciuto il cameriere in una maglia scura di sudore.                        Bambini che ciondolano, nei loro piccoli completi coi pantaloni lunghi,

trascinando

giocattoli e asciugamani verso la spiaggia.

Parliamo
o meglio io parlo, e immagino la tua risposta,                                                                  la nostra vista offuscata dal caldo.

Qui, ancora, il dolore forgiato nella sua traduzione più crudele:
immaginarti è tutto ciò che mi resta di te.

 

 

versi da Mappe, 2021, La nave di Teseo editore, alle pagine 108 e 109.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

fuck nota in tema d’estate torrida 

ci incontriamo dopo due anni. ti muovi a fatica, zoppichi. so, da tua moglie, che sei stato molto male. dopo un telegrafico saluto, sputi la riserva di rabbia che hai, con tutta evidenza, covata per me:

  • dove sei finita.
  • ti sei ritirata in un convento.
  • non ti vedo da due anni.
  • praticamente sparita.
  • e che cazzo.

mi prendo tutta la mitragliata di parole, di affermazioni, non reagisco in alcun modo.
una sorta di saluto e questo momento finisce. riprendo a camminare. probabilmente,   e magari spesso, diventiamo presenze rassicuranti, persino in qualche modo importanti, e ciò in modo assolutamente inconsapevole.
quindi Gian, ti parlo da qui, dove non mi leggerai mai, in bocca sento il cattivo sapore del non detto:

ciao! finalmente Gian, sono felice di rivederti, come stai?
cosa hai combinato di bello in questo lunghissimo vuoto assurdo? Dai, andiamo a prendere un tè ghiacciato o preferisci il gelato? È stato difficile Gian, difficile è assurdo, raccontiamoci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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