A mani aperte

Cose da venerdì


Sulle mani ho l'odore della polvere di caffè utilizzata per combattere la stanchezza di questo venerdì un po' grigio rispetto allo standard della settimana.È il mio giorno "lungo", con l'orologio che corre.Sono arrabbiata, in modo costante e consapevole. È una rabbia diffusa ed eterodiretta che si rinfocola nei conti che non tornano, nelle richieste assurde, nei desideri ancora in attesa, nei sogni che urlano da cassetti aperti che non riesco a sistemare per via delle "priorità" che si affastellano sulla linea di partenza delle buone intenzioni con la loro anarchia prepotente.Qual è il prezzo della consapevolezza?Qual è il prezzo del voler vivere e non lasciarsi sopraffare dal "è la procedura" che in continuazione mi viene riproposto?Che colpa c'è nel non arrendersi? Che colpa c'è nel tentativo goffo e scomposto di amarmi e lasciarmi amare?Perché essere felice è un peccato da espiare e non un traguardo da proteggere e ampliare?