Nuotate Notturne

ANTI IPOCRISIA...Contro quegli adulti che credono che i bambini li porti la cicogna

Creato da m.stipe il 07/09/2006

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Atac Roma metro viaggia con porta aperta

Post n°91 pubblicato il 23 Luglio 2015 da m.stipe
 

Atac Roma metro viaggia con porta aperta. Non c'è fine al peggio.

Il sindaco Marino tace, il management è sempre li, Roma soffre tra scioperi bianchi e sporcizia.

Qui il video di repubblica.it

 


 

 
 
 

La putt...ana e il putt...aniere del giorno

Post n°90 pubblicato il 24 Settembre 2012 da m.stipe
 
Foto di m.stipe

Iniziamo la rubrica con un must: Nicole Minetti.

Nicole Minetti è:

- igienista dentale ma è in consiglio regionale

- era un bella ragazza ora sembra una bambola gonfiabile

- organizzava un giro di prostitute in quel di Arcore

 

Nicole Minetti, consigliere regionale della Regione Lombardia ha oggi affermato, subito dopo aver sfilato seminuda, che non rinuncerà al vitalizio.

 

Nicole Minetti si aggiudica il titolo di putt...ana del giorno.

 

http://video.corriere.it/sfilo-non-rinuncio-vitalizio/ea6c2c00-0598-11e2-b23b-e7550ace117d

 

 

 
 
 

Grazie Montezemolo: ora vattene!

Post n°87 pubblicato il 26 Maggio 2010 da m.stipe
 

Copio e incollo da juworld.net un interessante articolo a firma di Antonio La Rosa.

Consiglio la lettura soprattutto ai tifosi juventini, per ricordare loro, che la distruzione della Juve post calciopoli altro non è stato che un enorme gioco di potere in cui c'è stato un solo nefasto deus ex machina: Luca Cordero di Montezemolo, ex figlioccio dell'Avvocato e rivelatosi poi il più grande Giuda traditore della storia juventina.

 

GRAZIE, MONTEZEMOLO!
di Antonio La Rosa
Tra i tanti auguri inviati al neo presidente bianconero, Andrea Agnelli, hanno fatto scalpore quelli inviati da Luca Cordero di Montezemolo.
Non che fossero imprevisti o non desiderati, ma perché il contenuto è di quelli che lascia molte perplessità, una sorta quasi di “excusatio non petita”: in particolare la frase “ti auguro in bocca al lupo certo che il tuo impegno sara’ TUTTO rivolto al futuro della società bianconera”, è di quelle che sembrano più un messaggio in codice, ai limiti dell’avvertimento mafioso.
Vedete, la frase sarebbe di quelle scontate, di routine, se non avesse avuto quel “tutto” al suo interno, che in sostanza va inteso più nel senso di “esclusivamente”: ossia un modo garbato per dire ad Andrea Agnelli, di non dedicare alcun impegno al passato, che nel caso della Juventus, significa soprattutto CAPIRE COSA E’ ACCADUTO REALMENTE NEL 2006.
Anni addietro, in un celebre film di Steven Spielberg, “Amistad”, ebbi modo di ascoltare, nel discorso finale del protagonista, una frase che mi colpì tantissimo, che era questa: “CIO’ CHE SIAMO, E’ CIO’ CHE ERAVAMO”.
Pensateci bene, è il nostro passato che ci fa fieri del nostro presente, e ci dà fiducia nel futuro, e dunque, se nel nostro passato ci sono vicende oscure sulle quali fare chiarezza, è fondamentale che tale chiarezza sia fatta, appunto per essere fieri del presente e fiduciosi nel futuro.
Forse al Montezemolo la questione del passato come fonte della fierezza del proprio presente e base per vedere con ottimismo il futuro, è cosa che non lo tocca, probabilmente non gli interessa rendere onore al suo passato o non gli interessa proprio il suo passato, proiettato come è nel gestire al meglio i propri interessi nel presente; ma a noi juventini invece il nostro passato interessa eccome, perché è il nostro passato la nostra forza per ripartire immediatamente, anche al termine della peggiore stagione dell’ultimo cinquantennio (o quasi), e la lucentezza del nostro passato che ci rende forti per il futuro.
La squadra che fu di Hirzer, Bigatto, Munerati, Combi, Rosetta, Caligaris, Monti, Cesarini, Orsi, Boniperti, Hansen, Praest, Parola, Sivori, Charles, Bettega, Causio, Zoff, Scirea, Platini, Baggio, Vialli, Zidane (e mi fermo qui), non può non avere un futuro all’altezza; ma se quello è il passato, ed il presente non è all’altezza, bisogna anche capire cosa ha impedito nel presente di non essere quello che eravamo in passato, ossia la squadra leader del calcio italiano.
Come dire, c’è da rivedere la vicenda calciopoli, perché è stata la vicenda che ha bruscamente interrotto una storia leggendaria, ha alterato il corso della storia calcistica italiana, ha trasformato i perdenti storici in vincenti, ed i vincenti storici in perdenti.
E dunque da capire, soprattutto, cosa realmente è accaduto, perché non ci fu una difesa della società e della squadra, perché si fece tutto in fretta, con superficialità, dandosi potere quasi assoluto ad un Commissario in evidente conflitto di interessi, che di fatto impose le sentenze a senso unico.
Ma capire queste cose, significa soprattutto SAPERE una volta per tutte il ruolo che ebbe proprio il Montezemolo nella non difesa della Juventus, che poi è cosa che sappiamo già, basti ricordarsi che la famosa telefonata che convinse a non insistere nel ricorso al TAR, venne fatta dalla Federcalcio prima e dal Governo poi, non alla sede della Juventus, bensì alla sede della FIAT, presieduta in quel momento proprio dal Montezemolo, e che proprio lui venne ringraziato da Blatter per la rinuncia della Juventus alla azione giudiziale contro le sentenze burla della giustizia sportiva.
Non ci vuole molto a ricordare che fu quello il momento in cui la Ferrari passò dallo sponsor Vodafone allo sponsor Telecom Italia (Alice), che il governò varò incentivi per l’auto, che i principali sostenitori del Montezemolo alla guida di Confindustria erano proprio i vari Tronchetti Provera, Benetton, Della Valle & C., guarda caso grandi investitori sul calcio in nerazzurro, o che il principale gruppo editoriale che scatenò l’inferno a danno dei bianconeri fu proprio il gruppo RCS, con il fogliaccio rosa o con la redazione sportiva del Corriere, e, sempre guarda caso, il gruppo editoriale in questione aveva proprio il Montezemolo come persona di grande influenza e di riferimento.
Quindi è ovvio che il Montezemolo inviti, in modo “sinistro”, Andrea Agnelli a dedicarsi “TUTTO” al futuro della Juventus, senza chiedere conto del passato, soprattutto alla luce di quanto sta emergendo dal processo di Napoli, a conferma di una impostura creata ad arte, ossia la presunta esistenza di una cupola moggiana che comandava nel calcio, anche contro certi poteri forti finanziari.
Per intenderci, dal famoso memoriale di Facchetti, depositato a Napoli (e del quale dovremo ringraziare di vero cuore Gianfelice Facchetti, che evidentemente non si è reso conto dell’assist che ha dato alla difesa di Moggi), si può leggere la seguente riflessione: “... È necessario mettere in campo la forza e la credibilità del Presidente, unita al potere del gruppo Tronchetti, dell’Unicredit, della Banca Popolare di Milano e di altri personaggi del mondo dell’imprenditoria e della finanza che ci dovrebbero mettere in grado di poter pretendere e ottenere molto di più nell’ambito federale della Figc e della Lega …”.
Ecco cosa era ed è l’Inter, ossia la presunta vittima delle cupole, alle cui spalle ci sta praticamente il “Gotha” dell’economia e della finanza italiana, e questo “Gotha” sarebbe stato in scacco di un semplice ex capostazione di Civitavecchia.
Quel piano, auspicato da Facchetti, mi pare sia andato totalmente in porto, il calcio italiano è nelle mani di Telecom – Tim, le squadre protagoniste sono in un certo senso fortemente esposte con il gruppo bancario Unicredit (la Roma in particolare con Banca di Roma, gruppo Unicredit), chi poteva ostacolare questo piano (ossia la Juventus e la sua dirigenza) è stato sbattuto fuori malamente, e per far ciò, c’è voluto il Giuda della situazione, che ha avuto le sue ottime prebende.
E a quanto pare il Giuda della situazione non pare avere intenzioni di farsi prendere dal rimorso.
A questo punto facciamolo noi juventini un appello al Montezemolo.
Esimio dottor Cordero di Montezemolo, noi non siamo così cattivi da auspicare il male agli altri, o da augurare a chi ci ha fatto del male, di avere la sua nemesi, per cui non Le augureremo che, in ricambio alla distruzione di un gruppo vincente nel calcio, Ella non possa più gioire per una vittoria nella Formula 1, anche se, stranamente, da quando la Sua Ferrari è sponsorizzata da Tronchetti Provera (era lui alla guida di Telecom nel 2006), non fa altro che respirare il fumo dei tubi di scarico delle varie Mc Laren, Brawn GP, Red Bull.
Però penso farà cosa gradita a tutti i tifosi della Juventus, se Ella, per l’avvenire, cancellasse del tutto la parola Juventus dal suo vocabolario, e non si occupasse più delle sorti della società bianconera.
Continui pure nei suoi affari con il suo socio di riferimento Tronchetti Provera, che a quanto sappiamo, dal 2011 sarà fornitore unico di pneumatici per la F1, continui pure a lavorare per controllare Confindustria, anche mettendovi alla guida qualche altra bambola parlante, ma per favore, ci lasci in pace, è l’unico modo per dimenticare quello che ha rappresentato in questi anni!
E non faccia più auguri “cifrati” a chi guida le sorti della società bianconera.
Almeno avremo una ragione per poterti dire "grazie"!

P.S.: in tribuna d’onore, per la finale di Coppa Unicredit (ossia la Champions League 2010, sponsorizzata da Profumo, leader indiscusso del gruppo bancario e interista doc), oltre alla presenza del “garantista” Giancarlo Abete, presidente FEDERCALCIO e grande amico di Moratti, è stata notata pure la presenza di Guido Rossi, ex amministratore nerazzurro, ex presidente Telecom Italia, ex Commissario Federcalcio e vero artefice di questi quattro anni di trionfi nerazzurri.
In fondo sabato sera ha raccolto i frutti di quanto seminato nell’estate 2006, e male che fosse andata, un commissariamento UEFA con una vittoria a tavolino poteva essere sempre realizzabile.
 
 
 

Santoro il multi-milionario della rivoluzione

Post n°86 pubblicato il 19 Maggio 2010 da m.stipe
 
Foto di m.stipe

Copio e incollo un interessante e molto ironico articolo di Aldo Grasso sul Corriere della Sera di oggi. Un divertente quanto realistico ritratto di un presentatore controcorrente e barricadero solo quando non ci stanno di mezzo i tanti milioni di euro che da anni raccimola tra rai e mediaset.

Se ancora non l'aveste capito si parla del Michelone nazionale, il Santoro di lotta.

Ecco a voi l'articolo. Se volete lo trovate anche qui su corriere.it

 

Ancora una volta Michele Santoro abbandona la trincea e passa all’incasso. Lo aveva fatto una prima volta passando dalla Rai a Mediaset, una seconda passando da Mediaset alla Rai (con la garanzia di mantenere il suo gruppo di lavoro) e ora siamo alla terza: il dg Mauro Masi gli ha proposto un accordo quadro per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro dipendente.

Pare che la buonuscita sia tra 2,5 e 2,7 milioni di euro. Santoro ha detto di sì. La Rai continuerà ad avvalersi della collaborazione di Santoro che «in questo modo, avrà la possibilità di sperimentare nuovi generi televisivi attraverso un ulteriore sviluppo del proprio percorso professionale». Tradotta in cifre, e lasciando perdere la ridicolaggine dei «nuovi generi televisivi» e del «percorso professionale», la collaborazione è valutata intorno ai sette milioni di euro, in cambio di sette docu-fiction o roba simile. Ovviamente ognuno è libero di fare le trattative che vuole e a noi non resta che rosicare per come i conduttori di sinistra sanno far di conto. La Rai è servizio pubblico solo quando deve garantire un posto in palinsesto; nelle trattative private la nozione di mercato pare più consona. Campione assoluto del ribellismo plebeo e dello show militante, Santoro ha sempre ottenuto buoni ascolti, da grande professionista della demagogia mediatica.

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Nuotate Notturne ora è anche mobile!

Post n°85 pubblicato il 13 Maggio 2010 da m.stipe

Grazie al nuovo Libero Tutti il mio blog è da oggi fruibile anche da mobile!

Digita http://nuotate-notturne.m.libero.it sul tuo telefonino!

 
 
 

Cosa vuol dire essere....Juventus

Post n°82 pubblicato il 02 Dicembre 2009 da m.stipe
 
Foto di m.stipe

Nei momenti difficili di una partita, c’è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella capa­cità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te l’aspetti
Gianni Agnelli

La Juve è qualcosa di più di una squadra, non so di­re cosa, ma sono orgoglioso di farne parte
Gaetano Scirea

E’ un piacere immenso ricordare che tutto “il me­glio” del calcio è passato dalla Juve
Umberto Agnelli

Qui bisogna lottare sempre e quando sembra che tut­to sia perduto, crederci ancora, la Juve non si arren­de mai
Omar Enrique Sivori

Chi indossa la nostra divisa, le rimarrà fedele malgra­do tutto e la terrà come prezioso ricordo
Eugenio Canfari

Se sono un uomo felice è perché ho dato tutto per la Juventus
Giampiero Boniperti

Per me l’Italia è soprattutto la Juve. Addosso ho an­cora i segni che mi ha lasciato Ciro Ferrara. Per un attaccante affrontare un’italiana resta il top, la vera prova del nove. Ferrara, Montero, Boksic, Del Piero: dopo averli affrontati sapevi di aver giocato al massi­mo
Ryan Giggs

Essere un giocatore della Juventus vuole dire appar­tenere a uno dei pochi veri miti dello sport
Michel Platini

La Juve è la Juve, deve stare sempre in alto
Fabio Capello

La Juventus non è soltanto una squadra di calcio, ma un modo di intendere la vita.
Italo Pietra

La vera gara tra noi e le milanesi sarà tra chi arriverà prima: noi a mettere la terza stella, loro la seconda
Gianni Agnelli

La Juventus è come un dra­go a sette teste, gliene tagli una ma ne spunta sempre un’altra. Non molla mai, e la sua forza è nell’ambiente
Giovanni Trapattoni

La Juve è una fede che con­tinua a essermi appiccica­ta addosso. Sono da compati­re quelli che tifano per altri colori, perché hanno scelto di soffrire. Sembrava una bat­tuta, invece lo pensavo e lo penso tutt’ora.
Giampiero Boniperti

Boniperti dice la sua Juve ha vinto tanto? Sì, è vero ma perché non va a Madrid a vedere i trofei del Real? La ve­rità è che la Juve non deve mai guardarsi indietro, ma pensare sempre al successo che verrà
Gianni Agnelli

Non rinuncerei a uno scu­detto della Juve per il mondiale della Ferrari
Gianni Agnelli

Con la Juventus ho imparato a vincere. Non so come è successo, è qualcosa che si re­spira nell’aria dello spoglia­toio, sono concetti che vengo­no tramandati da giocatore in giocatore, è il sentimento che ti trasmettono milioni di tifosi e non c’è club nel mon­do che ti faccia lo stesso effetto
Egdar Davids

La Juventus è stata un esempio per il mio Man­chester United. Facevo vedere ai miei giocatori le videocas­sette della squadra di Lippi e dicevo: non guardate la tatti­ca o la tecnica, quella ce l’ab­biamo anche noi, voi dovete imparare ad avere quella vo­glia di vincere
Sir Alex Ferguson

 
 
 

Calciopoli è sempre più Farsopoli

Post n°81 pubblicato il 24 Novembre 2009 da m.stipe
 

Della serie "La verità comincia a venire a galla"

Anche se lentamente, la verità su calciopoli sta venendo a galla configurando sempre di più l'assurda vicenda del 2006 come Farsopoli.

Qui sotto trovate il trafiletto dedicato dalla Gazzetta dello Sport alla vicenda. Logicamente poche righe, perchè qualcuno a Milano non vuole dare troppa evidenza ad una vicenda che vista a distanza di qualche anno sa veramente di ridicolo.

 

TORINO, 24 novembre 2009 - Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega sono stati assolti oggi, "perché il fatto non sussiste", al processo per i conti della vecchia gestione della Juventus. La causa si è celebrata con il rito abbreviato ed era lo sbocco dell'inchiesta sulle cosiddette plusvalenze sulla compravendita di giocatori. I pm Marco Gianoglio e Antonio Pacileo avevano chiesto tre anni per Luciano Moggi e Antonio Giraudo, due anni per Roberto Bettega. La Juventus aveva proposto di patteggiare una pena pecuniaria ma il giudice, Dante Cibinel, non solo non ha accolto la proposta, ma ha assolto la società.

 
 
 

Chi di escort ferisce di trans perisce

Post n°80 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da m.stipe
 
Foto di m.stipe

ecco un interessante articolo di Massimo Del Papa tratto da www.ilmucchio.it Al solito: i forcaioli di ieri son diventati i garantisti di oggi e viceversa. Chi invocava il sacro diritto di cronaca per le prodezze sessuali del Cavaliere, oggi scomoda la sacra tutela della privacy del governatore Marrazzo: non sono affari suoi, non è libero di divertirsi come crede? Certamente, ma si ammetterà che un ex castigamatti, oggi governatore che si fa trovare in mutande e offre soldi “per non finire in galera”, non è una storiella tanto edificante. Di solito, chi ragiona così si identifica nei vizi privati e pubbliche virtù dell'ipocrita di turno. E l'ideologia, madre di tutte le ipocrisie, fa il resto: non c'è una verità, non c'è una morale, c'è un arcobaleno che illumina gli stessi fatti di una luce diversa a seconda della convenienza. Ma ha poco senso distinguere fra i letti di Silvio e le alcove di Pierino, buttarla sull'ecumenismo erotico, la questione non è se sia di destra chiamare veline in villa o di sinistra salire le scale di un'alcova transgender, la questione è più semplice: la politica, ha invertito i suoi rapporti, quelli che fino a ieri erano svaghi, sollazzi di potere, esibiti come tali, conferme di una alterità rispetto ai comuni mortali, ma pur sempre passatempi più o meno incoerenti con la morale pubblicamente incarnata, oggi sono diventati carne, consistenza di una cosa pubblica che, nel tempo lasciato libero dai privilegi edonistici, si dedica a qualche vertice, qualche vetrina istituzionale da cui esce poco o niente. La politica oggi è affare di piacere, non di dovere. Questa inversione di tendenza non ha aspettato Berlusconi, e nemmeno Craxi, procedeva e accelera in funzione di una globalizzazione che ha trasformato il superfluo in fondamentale, la dimensione ludica in prioritaria. Ogni regime, in ogni tempo, ha esibito i suoi sfarzi, le grandi feste imperiali, le orgie di Tigellino, il concubinato dei grandi dittatori, le vergini bambine di Mao, i Papi a Roma che s'inculavano i bambini, i consessi erotici in piedi, stivaloni compresi, di Mussolini a palazzo Venezia. Ogni regime ha le sue schiave, in ogni regno non mancano “puttane del re”. Ma restavano dettagli, proiezioni di un apparato di potere. Un salto di qualità si ha con Marilyn che sollazza i Kennedy, poi i sigari di Clinton sdoganano la sessualità da sala orale e adesso siamo alle topolone di Topolanek, alle D'Addario che, secondo una freddura, dopo essersi intrattenute col Cavaliere fanno il bagno nella “jacazzi.” Nella nostra epoca certe propensioni sono diventate princìpio identitario di una politica divisa su tutto ma concorde, unita nei propri appetiti, per discutibili che siano. Non a caso a Marrazzo è giunta la solidarietà dell'intero mondo politico, a parte pochissime, trascurabili eccezioni. Come a dire: siamo tutti nella stessa barca, quello che oggi travolge te domani potrebbe lambire anche me e allora a che scopo scannarsi su questo? Naturalmente, da questo gioco al massacro la sinistra esce penalizzata, perchè è obiettivamente difficile invocare moralità, porsi come custode dei valori e paladina delle fasce deboli, quando salta fuori un governatore che era il prediletto dei transessuali della Cassia, pagati oltretutto profumatamente. È questo, non il dettaglio del viado o della velina, che non può essere conciliato: certi svaghi costano, sono lussi, e se provengono da gente che sostiene di preoccuparsi per le fasce deboli e poi non esita a staccare assegni per coprire il proprio imbarazzo (segno che una fonte di imbarazzo sussiste), è chiaro che c'è un tracollo verticale di credibilità. Tanto più che Marrazzo sulla vicenda ha imprudentemente mentito, su più punti: non è vero che fosse una bufala, non è vero che non aveva pagato il silenzio, e così via. E alla fine non può non arrivare la resa, sia pure nella soluzione gesuitica dell'autosospensione, imposta da un partito sull'orlo di una crisi di nervi. Il PD, che premeva per le dimissioni di Berlusconi, di fronte a un caso analogo non può che bere il suo amaro calice. Scoprendo che non tanto il vizio privato a contare, ma l'assenza di pubblica virtù. Pesa la saturazione, nell'opinione pubblica, di una disinvoltura da parte dei semidèi politici che non è ulteriormente difendibile, che è percepita, a torto o a ragione, come disprezzo e presa per i fondelli dei comuni mortali. Con l'aggranvante di una situazione di crisi endemica: se il PD fosse stato saldo, forte, compatto, se non si apprestasse a primarie drammatiche per capire chi, nella guerra di fazioni che l'ha dissanguato, sia il più adatto a ereditarne le spoglie, a quest'ora Marrazzo sarebbe ancora al suo posto. Ma la realpolitik è l'unica Nemesi che non perdona. Da 15 anni la sinistra grida, non senza ragioni o almeno fondati sospetti, a una destra inquinata da corruzione e mafia, immorale, depravata. Ma i casi di suoi esponenti che, alla lettera, “vanno a puttane” ormai non si contano, da Sircana a Marrazzo, e forse pesano, moralmente, un po' più dei papi, dei Cosimo Mele. Perchè se la morale vuoi farla, devi essere proprio a prova di bucato. Per non parlare di quello che succede in Campania, dove militanti PD si scannano in faide di camorra, “emergenza” dalla quale tutti restano alla larga. Non può stupire che sempre meno gente sia disposta a bersela, a versare l'obolo di 2 euro per illudersi di partecipare al giochino di facciata delle primarie. La sinistra che incalza Berlusconi sulle sue vicende di letto, che ne insinua contemporaneamente la pedofilia, la sessuomania e l'impotenza (e Dio solo sa come sia possibile), è in difficoltà davanti all'habituè dei trans Marrazzo, uno che in Rai faceva il castigamatti, che non ne faceva passare una. Il livello generale, non di destra o di sinistra, è insopportabile e non è questione di complotti, è che la politica, tutta, è ormai fuori controllo e inanella scandali e situazioni scabrose una dietro l'altra. Uno come Mastella, leader di un partito domestico, schiacciato insieme alla moglie sotto accuse pesantissime, di metastasi corruttiva nelle istituzioni, tutte da confermare d'accordo ma tremende, può presentarsi a una folla di cronisti e dire: noi non abbiamo visto una lira, siamo gente per bene, poveretti che aiutano altri poveretti. Più che i Mastella, sembrano i Vianella: “E stamo mejo noi, che nun magnamo mai”. Non sono le debolezze o le inclinazioni o al limite le depravazioni a dare fastidio, è il senso d'impunità che trapela da una casta che ormai ha perso ogni contatto con il corpo elettorale, con la stessa realtà. I Mastella, i Marrazzo, i Berlusconi, messi alle strette, dicono tutti la stessa cosa: io sono il meglio, sono un santo, io non ho niente da rimproverarmi, vergognatevi. Noi? Di cosa? Di subire? Di essere impotenti davanti a tanta faccia tosta, a tanta protervia? Non ha molto senso neppure stabilire chi si avvantaggia dallo scandalo del giorno: si avvantaggiano tutti, perchè nessuno paga davvero e il senso d'impunità di casta ne esce rafforzato: noi non siamo come voi, noi possiamo e la nostra verità è contro la vostra e la nostra verità conta di più, è l'unica a contare. Hanno detto tutti, dopo l'affaire Mastella (durato sei ore e subito soppiantato dal caso Marrazzo): ma tanto la fanno franca, tanto cascano in piedi. Sì, magari barcollano per un po' ma alla fine cascano sempre in piedi, loro. Con le stimmate dei martiri. Martiri di una vita che non cambierebbero con quella di nessun comune mortale. Massimo Del Papa

 
 
 

Santoro, il vero sciacallo post terremoto

Post n°79 pubblicato il 11 Aprile 2009 da m.stipe
 

Lo show di santoro sul terremoto Zizzania in tv

di Aldo Grasso (da corriere.it)        

Ancora una volta Santoro ha fatto il Santoro. Dietro il paravento della libertà d’informazione, di cui è rappresentante unico per l’Italia, isole comprese, ha allestito una trasmissione all’insegna del più frusto slogan politico «piove, governo ladro». Non di pioggia si trattava, ma di un terremoto che finora ha fatto 290 vittime e quarantamila sfollati, raso al suolo paesi, buttato giù case, seminato distruzione.

Ma i morti non lo fermano, la commozione non lo trattiene. Se ha in mente una tesi, che tesi sia. La tesi era che bisognava comunque attaccare la Protezione civile, specialmente Guido Bertolaso, i Vigili del Fuoco, la comunità scientifica che non ha dato ascolto agli avvertimenti di Giampaolo Giuliani, gli amministratori locali, il ponte sullo Stretto, Berlusconi, il governo. A dargli manforte in studio ha chiamato l’ex magistrato Luigi De Magistris, candidato alle Europee con l’Italia dei Valori (che acquisto per la politica!) e l’esponente di Sinistra e Libertà Claudio Fava. Contro aveva, e hanno fatto un figurone, Guido Crosetto del Pdl e Mario Giordano.

Il giornalismo di Santoro funziona così: con l’aiuto delle poderose inchieste di Sandro Ruotolo e Greta Mauro ha intervistato una signora che si lamentava di un ritardo di un paio d’ore dei soccorsi, un signore che diceva di aver freddo, di un altro ancora che cercava riparo in tende non ancora montate, una studentessa che preoccupata aveva lasciato l’Abruzzo per tempo, un medico che denunciava la mancanza di bottigliette d’acqua nel suo reparto. Ne è uscito così un quadro di devastazione organizzativa da aggiungersi alla devastazione reale. Da un punto di vista simbolico, se un dottore chiede aiuto per la mancanza di qualcosa significa il fallimento dei soccorsi, l’impreparazione della Protezione civile, lo sfascio.

Di fronte a una simile tragedia, ma soprattutto di fronte al meraviglioso e commovente impegno dei Vigili del fuoco, dei volontari, della Protezione civile, dei militari, di tutte le organizzazioni che hanno passato notti insonni per salvare il salvabile, Santoro si è sentito in dovere di metterci in guardia dalla speculazione incombente, di seminare zizzania con i morti ancora sotto le macerie, di descrivere l’Italia come il solito Paese di furbi, incapaci di rispettare ogni legge scritta e morale. Santoro la chiama libertà d’informazione. Esistono gli abusi edilizi, ma forse anche gli abusi di libertà.

 
 
 

La grande illusione di prevedere i terremoti

Post n°78 pubblicato il 07 Aprile 2009 da m.stipe
 

La previsione dei terremoti? Somiglia ad un miraggio. Ogni tanto qualche ricercatore pensa di esserci giunto a un passo, ma in quello stesso istante tutto sfuma e si allontana. È così da trent’anni, per limitarci al periodo in cui le ricerche sulla previsione sismica hanno conosciuto un maggiore impulso. A turno, alcuni fenomeni che effettivamente precedono e accompagnano le crisi sismiche sono stati indicati come efficaci segnali premonitori. La frenetica agitazione di animali da cortile come cani, gatti, polli e mucche. Le variazioni di livello di fluidi sotterranei che si evidenziano, per esempio, come oscillazioni di acqua nei pozzi. I cupi boati che preannunciano la rottura delle faglie per effetto delle tensioni accumulate nella crosta terrestre. Saette, globi e altri fenomeni luminosi che solcano l’atmosfera elettrizzata.

Il figlio dell’uranio
E poi c’è il radon, di cui tanto si parla in questi giorni: questo gas figlio dell’uranio radioattivo che può emergere dal sottosuolo in quantità superiori alla norma, quando la dinamica interna del nostro pianeta piega e comprime le rocce fino a spezzarle. Lo stesso radon, per inciso, che in alcune aree della nostra penisola, come nel Viterbese, diventa problema sanitario se penetra e ristagna nei piani bassi delle abitazioni, perché può provocare il cancro ai polmoni. «L’errore commesso da alcuni ricercatori che si sono impegnati negli studi di previsione sismica è stato credere che ci fosse una relazione univoca di causa ed effetto fra la comparsa di uno di questi fenomeni e la scossa di terremoto. E, invece, non si tratta di indizi sufficienti — commenta il sismologo Massimo Cocco, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) —. Ci hanno provato in tanti a seguire questa strada, col risultato che molte volte c’erano i presunti segnali premonitori e poi non arrivava il terremoto, molte altre il terremoto colpiva improvvisamente, senza essere preceduto da alcun segnale, e solo occasionalmente si sono verificati insieme precursori e sisma».

L’annuncio americano
Gli americani ci hanno sbattuto la testa per primi, annunciando, in alcuni articoli scientifici apparsi all’inizio degli anni 80, che la previsione deterministica, cioè la capacità di predire dove e quando di un terremoto, era dietro l’angolo, grazie all’individuazione di preavvisi naturali affidabili. Ma è stato proprio quel grande laboratorio naturale di scuotimenti tellurici che è la California a deludere le aspettative. Poi c’è stata la mobilitazione degli scienziati giapponesi, che pensavano di risolvere il problema con un apparato osservativo tecnologicamente sofisticato e capillare; ma la loro ondata di studi e di monitoraggi si è infranta contro il disastro di Kobe del 1995: oltre 5.000 morti, una magnitudo di 7,3 Richter che si è fatta beffa di molte costruzioni antisismiche e, manco a dirlo, nessun precursore utile ad attenuare il disastro.

Le galline cinesi
Si racconta anche che, presi dall’esaltazione maoista, a preannunciare l’arrivo di terremoti catastrofici, ci avevano provato i cinesi negli anni 70, affidando alle guardie rosse l’osservazione minuta del territorio a caccia di presagi di tipo rurale: galline impazzite, bisce che sgusciano dal terreno e zampilli di acqua inattesi. Col risultato che una volta gli è andata bene: ad Haicheng, nel febbraio 1975, quando effettivamente fecero evacuare i villaggi prima di un forte terremoto che spianò il 50% delle povere abitazioni. Ma le volte successive non funzionò. Tanto che il 28 luglio 1976 la regione di Tangshan accusò oltre 300.000 morti in quello che viene considerato il più distruttivo sisma del secolo. Solo gli abitanti della zona di Qinglon, dove i segnali premonitori si erano evidenziati, poterono sfuggire al disastro, a dimostrazione che non si tratta di fenomeni ubiquitari e costanti. Ma se hanno fallito le tecnologie di monitoraggio più avanzate, assieme a quelle più naif, allora che speranze abbiamo di arrivare a previsioni sismiche almeno altrettanto efficaci come quelle meteorologiche, con un sismologo che ci sconsigli di dormire per una notte sotto il nostro tetto a rischio di crolli? «Le speranze ci sono, eccome— incoraggia Gianluca Valensise, un altro dirigente di ricerca dell’Ingv, esperto in "strutture sismogenetiche" —. Esse stanno nel fatto che già oggi siamo in grado di dire con precisione dove si scatenerà il terremoto e con quale intensità massima; al quando ci arriveremo a poco a poco, affinando gli studi». Valensise si riferisce agli studi che permettono di individuare le faglie che generano i terremoti e di capire, attraverso indagini storiche e geologiche, come e quando esse si sono mosse nei tempi passati. «Per esempio la faglia di circa 10 chilometri che ha generato il terremoto dell’Aquila rappresentava una lacuna ferma da tempo immemorabile, posta fra un’altra faglia più a nord che aveva provocato un terremoto nel 1703 e una più a sud responsabile di un terremoto nel 1300. Dunque era legittimo aspettarsi che anche questa faglia-lacuna, prima o poi, si dovesse attivare».

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Gli studi sulle faglie
Ma prima o poi quando? Una risposta meno vaga, promettono sia Cocco che Valensise, potrà venire dall’approfondimento degli studi sulle faglie sismogenetiche, che ci stanno portando a formulare delle previsioni di tipo probabilistico. Si potrà sapere, per esempio, che il terremoto, in quella certa zona sismica lacunosa, avverrà con la probabilità del 50% entro un anno. Non si potrà tenere lontana la popolazione dalle proprie abitazioni per 365 giorni ma, in un Paese moderno e previdente, tanto dovrebbe servire a mettere in sicurezza il territorio con opere di consolidamento degli edifici più vulnerabili. Quanto al radon e agli altri precursori, suggerisce Cocco, forse bisognerà seguire l’esempio dei giapponesi che, dopo la mazzata di Kobe, hanno deciso di rifondare il loro sistema di osservazioni, andando a caccia di altri indicatori geofisici più efficaci e affidabili; e dei californiani, i quali hanno lanciato un programma internazionale intitolato «Studi collaborativi per la prevedibilità dei terremoti». E a quest’ultimo l’Italia, attraverso l’Ingv, ha prontamente aderito, nella speranza che dal coordinamento degli sforzi internazionali arrivi la soluzione del problema.

di Franco Foresta Martin (Corsera del 7 aprile)

 
 
 
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