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ANTI IPOCRISIA...Contro quegli adulti che credono che i bambini li porti la cicogna

Creato da m.stipe il 07/09/2006

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« L'inutilità degli allar...Il milione di euro di Bonolis »

Sull'orlo del precipizio...un paese morto

Post n°67 pubblicato il 21 Dicembre 2008 da m.stipe
 

Mentre i partiti politici sono travolti come consuetudine da cicloni giudiziari.
Mentre abbiamo per l'ennesima volta la certezza che siamo in mano ad affaristi e corruttori.
Mentro ci rendiamo conto che morale è una parola svuotata di ogni significato.
Mentre vomitiamo davanti alla merda che ci passano tg e giornali tutti i giorni.
Durante tutto ciò nessuno si è accorto che l'Italia è una paese morto, dopo essere stato per tanti troppi anni un paese per vecchi...
Di seguito la storia di Giuseppe, l'ennesimo cassaintegrato che non sa come dare un pasto caldo alla propria bambina.
L'unica parola che dovrebbe passare per la testa di politici, banchieri, finanzieri e compagnia bella è, vergogna.


Quando Laura chiama, cade subito la linea. Il telefono fa un solo
squillo, il tempo di un'unica vibrazione. Poi torna silenzioso. Allora
Giuseppe sorride e chiama Laura. Così la ricarica di lei dura di più:
"Capita - dice lui - che metto nel suo telefono dieci euro ad agosto.
Poi può succedere a giugno dell'anno successivo. Perché non devi mai
far passare dodici mesi senza mettere almeno dieci euro. Se no il
numero si blocca". Laura osserva il marito che racconta i trucchi del
povero. È pensierosa. Parla poco: "Non mi piace che gli altri
sappiano".



Come si vive con
600 euro al mese? Si vive in una casa con pochi mobili e i muri che un
tempo sono stati bianchi: "Per ritinteggiarli, togliere quelle macchie
nere sopra i termosifoni, bisogna aspettare tempi migliori". Il tempo
presente è fatto di calcoli che non tornano. Prendiamo l'affitto: 425
euro per due camere e cucina in una zona non periferica. Non molto.
Troppo per la famiglia di Giuseppe. Perché con le spese si arriva a 475
euro medi al mese e già a questo punto ne resterebbero solo 125 per
vivere in tre trenta giorni. Ma siamo solo all'inizio del calcolo.



Le bollette si
portano via un'altra fetta: 55-60 euro per luce e gas. Si tira sui
consumi: "Abbiamo il boiler elettrico. Lo accendiamo solo di notte
perché dicono che così si spende meno". Ma il vero spauracchio è il
riscaldamento: "Eh, su quello c'è poco da fare. Quando vedo la bolletta
nella buca mi prende l'ansia. Non dipende da noi. C'è il
teleriscaldamento, non possiamo risparmiare. Ci sono mesi che arrivano
bollette enormi, anche 180 euro. Per fortuna non è sempre così. A
ottobre, ad esempio, è arrivata da 35 euro". Con le bollette se ne
vanno in tutto 95 euro. Ne restano trenta per dar da mangiare e per
vestire tre persone.




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A questo punto lasci cadere la penna e guardi Giuseppe negli occhi:
"Diciamolo, è impossibile". Certo che è impossibile. Laura annuisce, la
piccola Simona nasconde la testa tra le braccia abbandonate sul tavolo.
E si spera che lo faccia perché ha sonno. Chi fa quadrare i conti in
questa famiglia? "Mia madre. È vedova, ha 61 anni e la pensione di
reversibilità di mio padre. È vero che si tiene in casa mio fratello ma
ogni mese le arrivano 1.000 euro. Così certe volte ci troviamo al
supermercato. Mettiamo le cose nel carrello. Poi, arrivati alla cassa,
lei mi dice: ?Passa, faccio io'".



Non bisogna
immaginare che il carrello della mamma, la signora Teresa, sia
stracolmo come quelli della pubblicità. Per Giuseppe e Laura la spesa
la fa un particolare personal shopper: "Il volantino, quello che ti
mettono nelle buche. È fondamentale. Serve per approfittare
dell'offerta del momento e anche per scegliere il supermercato. Che non
è sempre lo stesso. In certe settimane conviene comperare la pasta da
una parte e la bottiglia di pomodoro dall'altra". Non c'è volantino che
riesca a superare certi vincoli del mercato: "La pasta è sempre
l'alimento più conveniente. Certe volte con un euro riesci a portarne a
casa due pacchi da mezzo chilo". E la carne? "Beh, quella non possiamo
permettercela". È un lusso, come dare il bianco alle pareti. Come fate
con la bambina? "Ci pensa mia mamma. Prepara la bistecca quando andiamo
a mangiare da lei o ce la compera quando ci incontriamo al
supermercato".



I cassintegrati
italiani sono in pauroso aumento. Il 20 per cento in più nel quarto
trimestre 2008, secondo le stime della Cgil. Nelle tabelle non
compaiono le persone ma i milioni di ore di cassa. Dietro quelle cifre
ci sono 1.300 aziende in cassa integrazione straordinaria e centinaia
di migliaia di italiani che fanno la vita di Giuseppe. Solo in Fiat i
cassintegrati sono 50 mila. La differenza, si spera, è nella durata.
Perché a 700-800 euro puoi sopravvivere per due-tre mesi al massimo.
Poi devi sperare nella pensione della nonna. Precipitare da una vita di
dignitosi sacrifici alla disperazione è un attimo.




Quando
lavorava in fabbrica Giuseppe guadagnava 1.200 euro. A questi si
dovevano aggiungere i 135 di assegni familiari perché Laura, sua
moglie, è disoccupata. In tutto 1.335 euro. Ma con la cassa, anche
quando l'Inps si deciderà a pagare, il salario scenderà a 750 euro, che
con gli assegni diventeranno 885. Nel passaggio dal lavoro alla cassa
la perdita netta è di 450 euro, un terzo della busta paga complessiva.




In queste
condizioni per Giuseppe e chi vive come lui l'unica alternativa alla
paghetta della mamma pensionata è il lavoro clandestino. Chi è in cassa
integrazione non può svolgere altre attività: "Rischiamo il
licenziamento". Finora i tentativi di Laura sono andati a vuoto: "Una
mattina - dice il marito - l'ho accompagnata a un colloquio al Bennet
qui sotto casa. Cercavano commesse. Ci speravamo. Nelle nostre
condizioni 5-600 euro in più al mese avrebbero fatto comodo. Quando è
uscita ha raccontato: ?Mi hanno fatto un po' di domande e poi mi hanno
detto: ?Le faremo sapere'. Allora io le ho risposto di mettersi l'anima
in pace. Quando dicono così è perché non ti prenderanno mai". Trovare
lavoro, anche in nero non è semplice: "La crisi c'è per tutti, anche
per i clandestini". E accettare un impiego provvisorio può essere
rischioso: "Ho risposto all'annuncio di un'agenzia interinale. Mi
offrivano uno stipendio dignitoso ma ho rifiutato perché era un lavoro
precario. Per accettare avrei dovuto rinunciare al posto alla Bertone.
Non posso permettermi il lusso di rimanere senza busta paga".




Così l'unico
introito extra sono i sussidi straordinari. Vanno bene tutti: quelli
della Regione, che in Piemonte è in mano al centrosinistra, e quelli
del governo di Berlusconi. Si partecipa ai bandi e si spera di vincere
la lotteria: "Certe volte ti dicono che hai i requisiti ma che siccome
hai già preso l'assegno l'anno precedente finisci in coda agli altri
quello successivo". Se fosse per i requisiti, Giuseppe vincerebbe
sempre: "Ho un reddito Isee di 9.800 euro. La soglia per partecipare è
di 17.000. Straccio tutti". Si ride per non piangere nell'alloggio del
quartiere di Santa Rita. Impressiona il fatto che la povertà abiti qui,
in una zona di media borghesia e non solo nei palazzoni delle
periferie. Impressiona il fatto che tra queste mura si sia dovuto
aspettare il bonus della Regione (3.100 euro) per regalare a Simona la
cameretta nuova. Nel discorso finale, quella specie di confessione che
Giuseppe fa, solo, in fondo alle scale del condominio, c'è posto per
l'ultima rivelazione: "Oggi sono contento. Ho sentito mia sorella al
telefono. Ha promesso che mi passa 100 euro per i regali alla bambina.
Così Babbo Natale arriverà anche per Simona. Le porterà una bella
Barbie e il cd di Kung Fu Panda".


 
 
 
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