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HO CORSO


Ho corso tanto.A questo pensavo qualche giorno fa, mentre salutavo le vacanze siciliane correndo la prima ora del mattino, accompagnato dai profumi di mare e di pineta, poco prima di prendere l'aereo.Ho corso quando mio padre mi fece la prima pera di endorfine, sulla Mura com'è giusto, avevo dodici anni e il fiato corto, e mi dissi mai più.Ho corso per le strade buie della mia città, negli anni di piombo e in quelli d'oro, quando ancora la gente rideva e ti gridava dietro. Capre che non siete altro, adesso siete tutti lì sudati a ciabattare.Ho corso guardando Tavolara, per preparare le stagioni di football, gli scatti sulla sabbia di farina di Brandinchi, il suono delicato delle onde turchesi, mirto nell'aria e nessuno in vista per chilometri.Ho corso nel mio bosco sotto Plan de Corones, saltando sui sassi i ruscelli del Rienza, gli scoiattoli fulvi con le loro nocciole, il tappeto soffice quando la neve si ritira e gli abeti odorano di primavera in arrivo.Ho corso l'alba rossa del deserto d'Arizona, tra saguaro alti come totem navajo, e roadrunner nervosi ai bordi del sentiero che facevano "beep! beep!".Ho corso a Monkey Mia, dall'altra parte del mondo, o forse era proprio un altro pianeta, dalla collina vedevo i delfini giocare con gli umani nell'acqua grigia e piatta della baia.Ho corso nella foresta di Bryce Canyon, un rumore pesante mi seguiva tra gli alberi, avevo paura fosse un grizzly incazzato, e invece erea un alce pacioso, grande come un camion.Ho corso sullo Strip di Vegas, dove i casino finiscono e the streets have no name, un barbone col carrello mi ha dato un cinque, un pazzo dietro vetri neri pompava il V8 di una vecchia Corvette Trans-Am.Ho corso a Roth, un non luogo, dopo aver messo giù la bici la benzina era finita, finita, poi ho mangiato una fetta di cocomera magica e, nonsocomecazzo, ne ho stampati 42.195 senza mai fermarmi.Ho corso sul fottuto lungomare di Nizza, sull'orlo del collasso, coi piedi piagati e la cupola del Negresco che sembrava sempre più lontana, poi ho incrociato Papi, una risata e son guarito.Ho corso quell'ultimo chilometro di sogno a Klag, tutti si allungavano sulle transenne per toccarmi la mano, e mio padre stavolta mi guardava dal cielo, sorridendo.Ho corso ovunque sono stato, imprimendomi i luogi nel profondo, e migliaia di miglia nelle campagne attorno a casa, innamorandomi ogni volta della luce sghemba di albe e tramonti.Ho corso con i miei amici, sulla Mura o impegnati in qualche gara, sempre sparando cazzate.Ho corso con Sciffo al fianco, cane pazzo, nel Parco Urbano ancora senza nome, e ho corso con Wally, cane gentiluomo, i cui occhi gentili parlano meglio di mille parole.Soprattutto ho corso solo con me stesso, un milione e mezzo di volte, ma non ho mai provato solitudine, abbandono o tristezza.Semmai, li ho guariti.