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Oltre le rive

Post n°789 pubblicato il 03 Settembre 2014 da mullerina
 
Tag: Lettere

Scorro le foto. Ogni tanto mi fermo e fisso i dettagli, che solo ora metto a fuoco.
Le mani grandi, che immagino con i ferri del mestriere, intente a curare i sorrisi.
Le labbra socchiuse, segnate da quello che sembra essere un ghigno di sfida.
Quanto spesso l'hai sfidata questa vita.
Gli occhi brillanti, ricordo quando si illuminavano all'ennesima battuta, mentre la carne alla brace cuoceva e in tavola si parlava di vino e vacanze.
La pancia che non nascondeva l'amore per il cibo e le gioie dell'ozio... Ed io sono proprio lì, con una tutina, un po' grande per i miei pochi mesi, un fascetta in testa e la boccuccia a rosellina.

Le foto mi parlano di te e della mia vita con te.
Della paura che avevo da bambina, perchè eri troppo grande.
Di tutto il tempo che hai speso, instancabilmente, per convincermi a intraprendere la tua strada. Di quando mi portavi in studio, dove con camice bianco stavo tutto il pomeriggio ad aspirare la saliva altrui.
Poi sono diventata infermiera e che bel giorno è stato. Temevo che la malattia non ti avrebbe permesso di affrontare il viaggio e invece ce l'hai fatta. Il regalo più bello è stato correrti tra le braccia, scoppiando in lacrime, quando mi hai sussurrato: "...non sono riuscito a venire a sentirti e io volevo venire, piccola, ad assistere alla discussione, sono sicuro che tu sia stata bravissima."

Questi giorni sono giorni tristi. Giorni in cui cerco le forze e le parole giuste da dire.
Le notizie mi arrivano quasi a confermare un disegno che nella mia testa avevo tracciato molto tempo fa. 
Tua figlia al telefono mi ha chiesto se questa è la fine. Ed io una risposta non ce l'ho. Alle sue lacrime non so dare conforto. Come non ne riesco a dare alle mie, scese all'ennesimo semaforo rosso, nella notte in cui ti hanno ricoverato per l'ennesima volta.

E nonostante io abbia affrontato diversi lutti e aiutato altri in momenti così delicati, ancora mi ritrovo in ginocchio. A ripetermi che per ogni male c'è una fine e che la cosa importante ora, è evitare la sofferenza, ed assicurarti che a prenderci cura delle tue donne ci saremo noi.

Non posso dirti cosa c'è oltre questi anni di terapie sperimentali, esami, visite e ore di attesa. Cosa c'è oltre al dolore fisico e psicologico di una condanna a morte.
Perchè lo sapevamo che il tumore alle ossa non perdona.
Sgretola piano, anche le montagne più robuste. Quelle che da bambino ci avresti scommesso non sarebbero crollate mai. Mentre ora la terra trema, e la montagna si distende verso il mare.

 

 
 
 
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