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WEB: L'ALTRA FACCIA DELLA FOLLIA

Post n°3253 pubblicato il 21 Giugno 2019 da monellaccio19
 

 

 

Bertinotti era famoso non perché fosse segretario del partito "Rifondazione Comunista", ma perché si faceva notare, specie nelle sue frequenti apparizioni televisive, vestito sempre elegantemente con roba costosa, ben abbinata con maglioni in cashemire, camicie perfette e calzini intonati con tutto l'abbigliamento e naturalmente, anche le scarpe facevano pendant con ciò che indossava. In quel tempo lontano ormai, non v'era l'uso smodato del web e anzi, nessuno aveva ancora la mania di intervenire in rete per manifestare ciò che gli passava per la testa. Fausto fu molto criticato dall'opinione pubblica e sui giornali, per una sola ragione: sei un comunista, sei il tutore dei lavoratori, degli operai, del popolo in generale e non sei rappresentativo e conforme, indossando quegli abiti. Magari era veramente comunista e stava dalla parte giusta, ma la critica non lo risparmiò e contò solo ciò che si vedeva pregiudicando l'uomo e la sua funzione professionale. Oggi, con gli orpelli tecnologici di cui ci serviamo, è cambiato tutto, siamo e vogliamo essere tutti protagonisti: possiamo intervenire su tutto e su tutti e il bello è che ci fidiamo ognuno dell'altro: se dico che l'asino vola, gli altri guardano tutti in aria! Una nota attrice o un personaggio dello spettacolo, si ammala di cancro e passa alla cura chemioterpica, nella maggior parte dei casi (leggi Toffa della squadra delle Iene)  viene assalita da insulti, commenti poco educati e offesa metodicamente. Ogni azione, ogni apparizione viene esaminata con la lente di ingrandimento per cercare il dettaglio, il particolare a cui aggrapparsi per esprimere pareri, volgarità, offese e tanto altro ancora. Ovvio che per procedere in tal guisa, dobbiamo essere pronti a pescare nello stagno fetido della cattiveria e del cinismo elevato all'ennesima potenza. Pronti a tutto insomma, non sappiamo tenerci un cece in bocca e ogni lasciata è...persa! Siamo proprio ridotti male e uno dei tanti bersagli facili da tenere sotto tiro insieme a tutti gli altri che meritano attenzioni, è Calenda uomo del PD che quando parla viene subito inquadrato dai cecchini di turno. Fosse per amore di polemica politica, per contraddizioni sociali, per discussioni amabili e cordiali, per idee diverse e opposte ci starebbe tutto, ma prendersela per una maglietta Lacoste, proprio no. L'avesse mai indossata l'altro giorno: il comunista con il coccodrillo è inaccettabile. La rete non ha perdonato l'incauta scelta e lo ha mazzolato di brutto. Orbene, di big della politica con la Lacoste ho visto tante foto: da Salvini a Di Maio a Di Battista ecc.ecc. Se una maglietta griffata oggi debba essere segno di distinzione sociale, allora siamo proprio caduti in basso, siamo alla politica da "Bar dei brilli". Non si può demandare a un capo d'abbigliamento il valore delle persone, la loro personalità, il loro impegno e le loro idee. Cerchiamo di essere seri e costruttivi, non facciamo i censori del web altrimenti tutto si ritorcerà in una infame e disonorevole caduta del paese. "Chi indossa abiti firmati, non può rappresentare gli italiani" questo dicono i più, in nome e per conto dei sovranisti. E aggiungo: "In tal caso il Parlamento dovrebbe essere svuotato". 

 
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woodenship
woodenship il 21/06/19 alle 18:13 via WEB
...Se ci fai caso, ormai è questa la cifra del dibattito politico in rete.Ma che aggiungere a questo sproloquio senza fine?Credo che l'idiozia principale sia quella,da parte della sinistra, di aver lasciato correre il senso comune per cui il difensore della classe operaia deve essere povero tra i poveri.Dimenticando che,nella migliore della tradizione socialista,sono stati fior fiore di avvocati e borghesi ad essersi presi a cuore le condizioni del proletariato,portando avanti lotte in aule di tribunali o dalle piazze sui palchi dei comizi. Ma forse, da parte di questi dirigenti di sinistra,si è lasciato correre questa lettura del ruolo del borghese comunista,perchè effettivamente una certa coda di paglia ce la si aveva,dal momento che le politiche tendenti alla redistribuzione dei redditi e all'ammodernamento dei diritti civili erano state già immolate da tempo, in onore di un posto nel salotto buono.Quindi,a mio modestissimo parere,non era tanto criticabile l'abbigliamento di Bertinotti, quanto il suo avere preferito le platee televisive, e i salotti, ad un lavoro sul campo che lo mantenesse a contatto con la classe che il suo partito si proponeva di difendere. E'anche per questo motivo che,le forze di estrema destra, hanno trovato campi sterminati per seminare la loro ideologia e catturare quella fascia di popolazione che si è sentita abbandonata.E'anche per questo motivo che oggi il capitanfindus si può permettere di mischiare proposte indirizzate ai lavoratori,quota cento per le pensioni,con provvedimenti mirati alla solita categoria di privilegiati,come la flat tax;oppure i condoni a gogò.Il tutto in un trionfo di populismo becero degno del"Federale"...Ricordi? Ricordi Tognazzi e Gassman che vanno alla marcia su Roma convinti di fare la rivoluzione proletaria. E che, quando incontrano un nobile latifondista credono di avere loro il potere, grazie al trionfo di Mussolini. Finendo, invece, per essere fustigati dal gerarca fascista che invece sapeva come stavano davvero le cose nel paese del Gattopardo...Insomma: è una trappola in cui la dirigenza di sinistra ci ha ficcato la testa con grande entusiasmo.......Abbraccione.......W........
 
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