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ASCOLTARE IN SILENZIO?

Post n°3743 pubblicato il 26 Novembre 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

 

E' incontestabile quanto oggi sia cambiato il nostro standard comunicativo in entrata e in uscita. Non è certamente analogico come un tempo, è più digitale e più tecnologico, ma siamo sempre noi e non so se sia un vantaggio o una inibizione. Lo stare on line, in qualunque contesto, salvo conversazioni dal vivo o in chat, ci permetterebbe (?) di correggerci, di rivedere quanto diciamo e di ponderare bene le nostre manifestazioni. Un tempo questi vantaggi non li avevamo e quando si parlava, si discuteva e si chiacchierava semplicemente con una o più persone, ci adeguavamo all'istante sul tema, sulla dialettica e sui toni della voce. Ora siamo in piena prateria e come nei western classici, siamo all'assalto delle diligenze. Beh, se vogliamo essere della partita globale e partecipativi, non abbiamo molte scelte: essere presenti, farci coinvolgere e condividere più o meno serenamente. Avremmo un'alternativa, molti lo fanno e ci leggono, non commentano, non discutono e non si relazionano. Una scelta legittima e accettabile, e il reiterare le loro presenze nei nostri blog, dimostra che la loro è una scelta rispettabilissima e personale. Pertanto e mettendo insieme queste mie considerazioni, abbiamo un bla...bla...bla...perpetuo e magari anche noioso, un coacervo di voci e di pareri, di posizioni personalissime, difese anche con i denti. Questo è il panorama e in fondo o abbiamo i partecipativi, coinvolti e attivi, oppure abbiamo i "passivi", ovvero, coloro che passano e leggono i nostri post e vanno via lasciandoci, ammettiamolo, basiti e desolati perché non sapremo mai quello che pensano delle nostre idee e posizioni. Parliamo tanto, scriviamo molto e tra noi i logorroici come me non mancano, resterebbe solo l'interesse per ciò che proponiamo, ma se non intervengono non lo sapremo mai. A questo proposito desidero proporvi un piccolo capolavoro poetico ma semplice nella sua struttura e nella sua metrica: un lavoro della Emily Dickinson, vi prego non vi ruberà tempo e sicuramente vi  interesserà.

 

Temo un uomo di poche parole



Temo un uomo di poche parole
l’arringatore posso superarlo
il chiacchierone
posso intrattenerlo
ma colui che pondera
mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno
di quest’uomo diffido
temo ch’egli sia un grande.

 

Immensa, un piccolo capolavoro che dovremmo leggere con attenzione e somatizzare completamente. Mettere in discussione il peso delle parole e il peso dei silenzi. Troppe parole a volte sono inutili, divagano e non si concentrano sul vero e proprio discorso, ma i silenzi anche se accompagnati da un ascolto attento e interessato, disorientano, non consentono di ricevere gli input necessari: ci si interroga su quei silenzi che nascondono analisi, introspezioni,  pazienza e al contrario dei chiacchieroni come me ricco di banalità e parole al vento, c'è da capire e interessarsi. Concludo: come la pensate? Non ha nulla della poesia classica, sembra un lezione prestata a titolo gratuito dalla Emily, tuttavia, a parte un velo di contraddizione, siete per l'ascolto e quindi far preoccupare l'altra parte oppure partecipativi, ma no esondanti e tracimanti, bensì disposti alla relazione, alla conversazione/discussione e all'agone che ci rende tutti attivi?  

 

 

 


 
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