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"THE SOCIAL DILEMMA" E GLI SPROVVEDUTI DELLA RETE

Post n°3682 pubblicato il 24 Settembre 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

Recito, quando ne ho occasione, un aforisma che attiene moltissimo con il tempo digitale e tecnologico che viviamo: "Per quanti progressi facciano scienza e tecnologia, l'intelligenza artificiale non batterà mai la stupidità naturale". Ho sempre pensato ai grandi progressi avvenuti in questi ultimi anni e spesso, ho riflettuto su quanto avrebbe potuto procurarci questo incalzante ritmo di nuove prospettive che aumentano in maniera esponenziale, arricchendo (sic) la nostra vita sociale. Non possiamo prenderci in giro e negare che siamo tutti abbagliati dall'incedere pressante dei social e delle loro prospettive. Ne facciamo ampio uso e siamo a relazionarci con la rete e le sue "sirene" che cantano meglio di quelle che vollero fregare il buon Ulisse. In definitiva, non abbiamo voglia di chiamarci fuori da questo tempio virtuale e appiccicaticcio, ci trattiene, ci facciamo coinvolgere e ognuno si esalta frequentando i social preferiti. Orbene e a proposito dell'aforisma citato, desidero parlarvi di un documentario girato da Jeff Orlowski "Social Dilemma". Proposto su Netflix ha fatto il giro della rete in breve tempo perché molto interessante. Premetto che a tale lavoro hanno partecipato molti signori che hanno "inventato" i social e altri che dei social sono molto esperti. Con le loro dichiarazioni e l'esposizione dei loro punti di vista, ci hanno riferito una semplice verità che già conoscevamo poiché da tempo siamo stati direttamente o per vie traverse, informati ed edotti: siamo prede, prigionieri di algoritmi inevitabili, su cui c'è chi ci campa alla grande. Niente di nuovo sotto il sole: tutto ciò che diciamo, scriviamo, commentiamo e riportiamo durante le nostre frequentazioni, sono catturate da algoritmi perché diventino buoni e fondamentali ragioni per conoscere i nostri gusti, le nostre preferenze, le nostre idee e tutto ciò che riguardi le nostre personalità che scaturiscono dalle opportune  elaborazioni. La tecnologia serve anche a questo e noi che prestiamo volentieri il fianco a quest'arma piuttosto ferale, sappiamo che  in fondo non ci procura danni e fastidi. In realtà e magari, questo sarebbe quanto vollero farci credere fino a qualche anno fa, ma ora siamo oltre quella meta, superata abbondantemente dalla galoppante tecnologia e dal quel maledetto algoritmo che col passare del tempo pare il nome di un'arma letale. Quindi non è più il mercato che vuol entrare e conoscere i nostri gusti per proporci quello che preferiamo; ora siamo oltre, siamo alla conoscenza dei nostri pensieri scritti, dei nostri argomenti espressi, dei commenti,  delle repliche, delle idee che circolano, ovvero, tutto ciò che viene riportato sui social, è a rischio e lo sarà sempre più fino a quando saremo sempre più connessi. Siamo a subire condizionamenti impensabili, lavorano per "acconciare" le nostre posizioni e con le "risposte regolate ad arte" manipolano i nostri orientamenti e le nostre posizioni intellettive. Non siamo alla fantascienza ma ci stiamo arrivando, un panorama apocalittico che un domani molto vicino, sarà pane quotidiano per chi scorre la rete e per chi bazzica i social. Fino a ieri si poteva parlare di etica e limiti, ovvero, un tacito rispetto della privacy; oggi cominciamo a temere stando a quello che gli esperti dicono, un problema che va oltre ogni etica e supera tutti i limiti. Ma la domanda è una sola: La nostra coscienza...è in pericolo?".

 
 
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