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E SE UN UFFICIALE DELL'ARMA DICE...

Post n°2702 pubblicato il 08 Gennaio 2018 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

Risultati immagini per colonnello oreste liporace

 

E' singolare, nonché molto significativo, che un ufficiale dell'Arma durante una delle solite conferenze con i giornalisti locali circa arresti e operazioni di routine, vada oltre il compito di informare sui dettagli dell'operazione eseguita.  A Padova, il colonnello Oreste Liporace Comandante Provinciale dei carabinieri, ragguaglia i presenti sull'arresto di otto persone ree di aver messo a segno una serie di furti in appartamenti della città e della provincia. Si tratta di otto uomini, di etnia albanese e immortalati da foto segnaletiche che il colonnello tiene  a far girare tra i cronisti presenti, affinché fissino nelle loro menti quei volti di ladruncoli esperti e pronti a commettere altri furti. I cronisti notano la preoccupazione sul volto del colonnello, non è una semplice riunione di routine come tante altre svolte in casi analoghi. Il comandante ci tiene molto affinché la stampa collabori con le forze dell'ordine per allertare la popolazione e invitarla ad aumentare le misure per proteggersi. Bontà sua, i carabinieri lo fanno da sempre, sanno cosa fare, si raccomandano e se possono dare consigli lo fanno con alto senso del dovere: sanno benissimo che prevenire è meglio. Tra l'altro gli otto uomini arrestati sono noti, sono persone che delinquono abitualmente e che passano la loro vita rubando e razziando negli appartamenti, facendosi arrestare e dopo un po', di nuovo al lavoro solito, riprendendo una ricorrente attività "lavorativa" come se niente fosse. Il colonnello Liporace è quasi dispiaciuto, è teso, parla e lo fa con rispetto e dignità: non intende interferire con nessun altra istituzione e se qualcosa deve far trapelare, lo fa con garbo e moderazione. La giustizia italiana è il grande cruccio del comandante, sa che i suoi uomini, ancora una volta hanno compiuto il loro dovere assicurando alla legge i ladri, ma nel contempo, l'marezza lo assale perché, come ampiamente dimostrato dai fatti, sa che quegli otto uomini torneranno alla carica, torneranno a delinquere e a nulla sarà servito l'arresto. "Vuoi per la mancata convalida di un fermo o di un arresto, vuoi perché non viene disposto il carcere preventivo o ancora perché le pene erogate sono tanto lievi da scontarsi in un battito di ciglia". I cronisti appuntano le dichiarazioni, accettano in silenzio tutti i consigli rivolti alla gente, alle misure per tener lontano i delinquenti e i trucchi per confonderli, sono l'unica arma che possiede il nostro buon colonnello e lui ha "parlato alla nuora perché  la suocera intenda". Tocchiamo un tasto delicato purtroppo, ora non siamo solo noi cittadini a lamentare situazioni sempre più diffuse di gente che dovrebbe stare a lungo in cella, ora abbiamo gente che per esperienza diretta, ammette il duro lavoro: duro per l'inutilità, per lo sprezzo e la protervia di gentaglia che sicura delle condizioni di cui gode, si può permettere di deridere anche le forze dell'ordine: "Ma che ci arrestate a fare? Lo sapete che in un lampo saremo fuori per riprendere il quotidiano lavoro". Ecco di cosa soffriva il comandante Provinciale dell'Arma: pativa il dileggio ben mascherato, l'offesa velata, il vano impegno professionale che nonostante i buoni risultati, si infrange contro un fragile e inconsistente muro di argilla. La nostra legge oggi  è questa e facciamocene una ragione. Forze dell'ordine presenti da una lato e giustizia a maglie larghe dall'altra. Molto larghe...ahinoi!

 
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