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ELISABETTA SEPPELLISCE DIANA, LA MEMORIA CORTA DEGLI INGLESI

Post n°2154 pubblicato il 12 Settembre 2022 da massimocoppa
 

ELISABETTA SEPPELLISCE DIANA,
LA MEMORIA CORTA DEGLI INGLESI

Mi stavo preparando da tempo al dispiacere che avrei avuto alla morte della regina Elisabetta d’Inghilterra: ovviamente sempre se fosse avvenuta prima della mia morte, perché a questo mondo, purtroppo, tutto è possibile, anche che una ultranovantenne sopravviva ad un ultracinquantenne…
La regina ci ha lasciato e, in effetti, mi è dispiaciuto. È l’unico sovrano britannico di cui abbia qualche ricordo. Questa specie di highlander c’è sempre stata da quando sono nato, nell’oramai lontano 1969.
Ha polverizzato tutti i record di durata del regno, persino quello della mitica regina Vittoria, ed ha seppellito generazioni di uomini politici: premier britannici, presidenti americani, papi, Andreotti, Stalin e persino l’Unione Sovietica. È stato un personaggio maiuscolo e, su questo, credo che siamo tutti d’accordo.
Però.
Tuttavia.
Ho purtroppo l’età per ricordarmi delle tribolazioni patite da lady Diana, e ricordo nitidamente il giorno in cui morì, in un incidente stradale assurdo per sfuggire ai fotografi: come se ci fosse ancora qualcosa di inedito da fotografare e non sapessero tutti che Diana stava con Dodi Al Fayed.
Ricordo benissimo quanto si è detto per anni, prima, durante e dopo quell’evento: in sintesi, che Diana Spencer era una ragazza solare finita in un ambiente tetro ed ingessato, che l’aveva repressa, umiliata, depressa, ne aveva spento il sorriso e, infine, l’aveva cacciata via, dopo essere stata sistematicamente tradita dal marito. Un matrimonio sbagliato, quello con Carlo, per eccessive differenze culturali e caratteriali, di indole e di atteggiamento verso la vita; e senza contare che Carlo amava un’altra, Camilla Parker Bowles, e pare che non abbia potuto sposarla per il veto della madre, la regina. E sempre dalla regina è venuto successivamente l’erezione di un muro verso Diana, un muro adottato poi da tutta la royal family.
Insomma, Elisabetta ha condizionato la vita di tutti.
Considerazioni fatte, dette e scritte fino allo sfinimento, anni fa. Ad un certo punto sembrò che l’istituto stesso della monarchia venisse travolto definitivamente a causa delle tristi vicissitudini e della tragica morte di Diana. Folle oceaniche le tributarono affetto e ricordo, fino a santificarla e, in contrapposizione, a demonizzare la regina. Le folle oceaniche ora sono per Elisabetta: due ali di fan coprono ogni metro del percorso del feretro, oltretutto in Scozia, una nazione da sempre anti-inglese ed annessa a suo tempo con la forza nella costruzione britannica!
Ma, a quanto pare, il tempo aggiusta tutto. Ora che è morta Elisabetta, gli inglesi sembrano impazziti di dolore. Credo che neanche quando muoia un papa i cattolici siano così sconvolti.
Questo popolo ha una memoria così corta? Ha già dimenticato Diana? Ha già dimenticato le critiche ad Elisabetta? In pratica la regina, morendo, ha seppellito Diana nel ricordo e nell’immaginario collettivo britannico.
Il corollario di questa memoria collettiva così labile sarà, probabilmente, che Carlo verrà considerato un grande re; di certo gli inglesi avranno, infatti, già dimenticato tutte le cattiverie che hanno detto di lui: e cioè che era inaffidabile, un fedigrafo vergognoso, un essere sostanzialmente inetto, oltre che meschino.
D’altro canto non ci si può stupire eccessivamente, se si considera la figura di Filippo, il principe consorte. Per tutta la mia vita, sin da bambino, ho sempre sentito dire che egli era un puttaniere e che la regina lo aveva relegato da tempo a dormire in un’altra stanza, oltre al fatto che fosse una persona anaffettiva e scostante. E se queste voci arrivavano ad un bambino del Meridione d’Italia, figuriamoci quanto fossero assordanti in Gran Bretagna. Invece, una volta morto, abbiamo scoperto che era un santo, un virtuoso, e la regina lo amava follemente, tanto che si è intristita definitivamente dopo la sua scomparsa.
Abbiamo dunque un doppio ordine di problemi: la labilità e volubilità delle opinioni del “popolo” e la veridicità della stragrande maggioranza delle affermazioni fatte dai media, i quali spesso raccolgono semplicemente i pettegolezzi.

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