COL COINVOLGIMENTO DEI CIVILI SI TORNA
ALLA GUERRA TOTALE
Nel precedente post, dedicato al conflitto in Ucraina, concludevo dicendo che “Putin si sta impelagando in una guerra di logoramento, perché non può semplicemente radere al suolo Kiev e le altre città: non siamo in Cecenia negli anni Novanta. L’Ucraina è piena di giornalisti e cellulari con fotocamera, non è possibile calpestare i diritti umani oltre ogni limite anche se, nelle ultime ore, pare che Putin abbia proprio deciso di farlo”.
Purtroppo mi sono sbagliato, anche se avevo intuito che le cose stavano velocemente peggiorando.
Putin, a quanto pare, ha deciso per la guerra totale. I civili non vengono risparmiati e non gliene importa nulla che molti abusi siano documentati da abbondanza di testimonianze, anche di foto e video.
Quella dei corridoi umanitari è solo una scusa per far andare via più persone possibile, perché poi si argomenterà che chi resta è automaticamente un “terrorista” da sterminare.
Proiettili di artiglieria e missili cadono sui quartieri abitati. Muoiono continuamente civili disarmati, inermi, che cercano solo di scappare o di sopravvivere. La famiglia in fuga sterminata da un proiettile di mortaio, con quel trolley restato assurdamente intatto ed in piedi, entrerà nell’immaginario collettivo come un orribile totem alla divinità sanguinaria di questa guerra.
Non pensavo, onestamente, che si sarebbe arrivati a tanto.
In realtà, sin dall’antichità le guerre sono sempre state totali: lo status di prigioniero è un concetto moderno. Un tempo non si facevano prigionieri: chi veniva sconfitto doveva morire. Le guerre hanno sempre coinvolto anche le popolazioni civili, considerate parte integrale del nemico e quindi a loro volta da annientare. Questo concetto è stato applicato fino alla seconda guerra mondiale compresa. Il britannico Winston Churchill, considerato unanimemente un campione di democrazia, ha teorizzato, propugnato ed applicato una dottrina secondo cui bisognava bombardare massicciamente le città italiane, comprese le aree senza alcun obiettivo strategico, per fiaccare il morale degli italiani ed indurli a ribellarsi a Mussolini.
E come dimenticare gli sconsiderati bombardamenti alleati sulle città tedesche? Il bombardamento a tappeto di Dresda, città stracolma di opere d’arte inestimabili andate perdute, con decine di migliaia di vittime civili, grida ancora vendetta di fronte a Dio ed agli uomini.
Anche la Germania nazista bombardò Londra a casaccio e distrusse Coventry, ma non ha senso parlarne, perché il nazismo è stato condannato innanzitutto dalla storia: voglio dire che quelli erano i “cattivi”, per cui ci si poteva aspettare di tutto. Ma Gran Bretagna e Stati Uniti hanno reso la pariglia in maniera simmetrica, ed in realtà anche di più. Washington ha sganciato sul Giappone le uniche due bombe atomiche finora detonate in guerra nella storia, e tutti gli storici sono ormai concordi che esse avevano uno scopo politico, perché le sorti del conflitto erano ormai decise. Non ne parliamo, poi, della valanga di ordigni rovesciati dall’aviazione americana in Vietnam: si calcolò che superavano tutte le bombe fatte esplodere dagli USA durante la seconda guerra mondiale!
Tutta questa tirata per dire che cosa? Che le mostruosità, la disumanità, l’inciviltà in guerra è stata la regola fino al 1945 e, nei teatri minori, fino agli anni Settanta del Novecento.
Poi, però, le cose sono cambiate, almeno in teoria: nel senso che oggi la sensibilità dell’opinione pubblica mondiale e dei governi, anche di quelli non democratici, rifiuta l’idea di colpire gratuitamente i civili. Quando succede, si accampano affannose scuse di errori.
Putin sembra invece aver scelto di rigettare questa impostazione e di tornare alla guerra totale classica. Lo aveva già fatto in Cecenia, e l’Occidente aveva fatto finta di niente perché si colpiva l’estremismo islamico; lo ha fatto anche in Siria, in anni recenti, e comunque abbiamo chiuso tutti e due gli occhi perché, seppur guidata da un dittatore, la Siria è uno Stato laico che si oppone all’Isis. Questo è il modus operandi di Mosca: totale disprezzo dei diritti umani con l’aggravante che, contrariamente agli Stati Uniti, non si deve renderne conto al proprio popolo, perché ormai il governo Putin si è trasformato in una satrapia asiatica.
È incredibile constatare che, oggi, in Russia tutto il potere sia concentrato nelle mani di una sola persona: manca qualsiasi altro centro decisionale che controbilanci questa forza. Ai tempi dell’Unione Sovietica, eccettuato per la fase dello stalinismo, il pur potentissimo segretario del Partito Comunista non poteva spadroneggiare: glielo impedivano il Politburo, il Comitato Centrale ed il Soviet Supremo. Per lanciare un missile dotato di testata atomica dovevano essere d’accordo diversi centri decisionali, composti complessivamente da numerose persone. Oggi Putin minaccia ritorsioni nucleari e pare davvero in grado di poterle decidere in perfetta, misogina e psicotica solitudine.