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Trattati UE, non c'è nulla da rinegoziare

Post n°2000 pubblicato il 16 Maggio 2018 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Ieri mattina il governo M5S – Lega sembrava in rampa di lancio, ieri pomeriggio si è ripiombati in una situazione di stallo. Nel frattempo è stata “bruciata” la candidatura di Giulio Sapelli: perché Luigi di Maio punta ancora alla carica di primo ministro per sé stesso (ipotizza qualcuno); perché Mattarella lo giudica troppo esplicitamente euroscettico (sostengono altri).

Il problema di fondo, tuttavia, va al di là delle persone, ed è quello dei vincoli UE, in particolare con riferimento alla finanza pubblica e alla conseguente possibilità – o meno – di attuare azioni di espansione della domanda e di rilancio dell’economia.

Ribadisco per l’ennesima volta che porre la questione in termini di “rinegoziare o non rinegoziare i trattati” non ha alcun senso. Il rinegoziato richiederebbe tempi lunghissimi anche se ci fosse la volontà di sedersi al tavolo. Volontà che, al contrario, è totalmente assente: questa è la posizione dei paesi nord-eurozonici. Che non piaccia, lo comprendo. Che sia chiara ed evidente da sempre, è insensato (nonché sterile) negarlo.

L’azione del futuro governo italiano, se vuole essere efficace nel rilancio economico del paese, non può che essere unilaterale. Di conseguenza, le possibilità rimangono due.

La prima è la rottura.

La seconda deriva da un attento studio dei trattati e dall’aver identificato che la variabile non incrementabile (nella misura necessaria alla ripartenza dell’economia) non è il debito genericamente inteso, ma il Maastricht Debt: il debito finanziario da rimborsare in euro, quello soggetto al rischio di non essere rifinanziabile (se non a condizioni inaccettabili).

I trattati dicono questo, il che lascia aperta la via per risolvere l’impasse: introdurre uno strumento finanziario nazionale – come la Moneta Fiscale, in particolare nella forma dei Certificati di Credito Fiscale – che (1) non rientra nel Maastricht Debt (2) può essere emesso direttamente dallo Stato italiano, e (3) costituisce un mezzo di pagamento e, nello stesso tempo, una riserva di valore.

Questa seconda possibilità può essere implementata con rapidità ed efficienza, non viola nessun accordo e non richiede alcuna revisione dei trattati. Alcuni l’hanno definita un “aggiramento”, altri addirittura un inganno. Ma non è niente di tutto questo.

Se per andare da A a B posso percorrere un’autostrada oppure una superstrada, e se per una qualsiasi ragione l’autostrada è bloccata, non aggiro e non inganno nessuno prendendo la via alternativa. Nessuna persona dotata di un minimo di raziocinio affermerebbe il contrario.

Se non ci fosse il blocco, prenderei l’autostrada e risparmierei magari dieci minuti su un tragitto di un’ora. Il blocco invece c’è, ma per fortuna esiste un altro tragitto. Dove sta il problema ? conta arrivare a destinazione.

Marco Cattaneo su http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/

 
 
 
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Data di creazione: 04/05/2010
 

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