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Trumpeconomics:le probabili conseguenze

Post n°1964 pubblicato il 11 Novembre 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Gaetano Evangelista Ad Age italia

venerdì 11 novembre 2016

Uno dei capisaldi della nuova Trumponomics è il proposito di finanziare, in deficit, la ristrutturazione della rete infrastrutturale americana: porti, strade, autostrade, ferrovie, ospedali e scuole. Non entriamo nel merito di questo progetto, il punto è che il proposito di aumentare la spesa pubblica negli Stati Uniti appare virtualmente acquisito; tant’è vero che ieri è stato estremamente difficile collocare un’asta di titoli di Stato a lunga scadenza. E i tassi di interesse iniziano vistosamente a puntare verso l’alto.

Se le intenzioni ventilate in campagna elettorale dovessero trovare riscontro, la Federal Reserve sarebbe costretta ad anticipare i tempi; aumentando i tassi a più riprese e in misura più consistente di quanto fino ad ora ritenuto.

Maggiori tassi di interesse si tradurrebbero, ceteris paribus, in una maggiore remunerazione del dollaro americano; che pertanto subirebbe una vistosa rivalutazione. In realtà ci sono alcune variabili da ponderare, ma diciamo che, ex ante, questo scenario appare del tutto realistico. Cosa succederebbe, nel concreto?

Succederebbe che le aziende americane mal digerirebbero la mossa. Fra la variazione annuale del Dollar Index (linea verde, scala di destra rovesciata nel grafico qui in alto a sinistra) e la variazione annuale degli utili per azione (linea rossa, scala di sinistra), sussiste una evidente quanto comprensibile correlazione inversa. Difatti la rivalutazione del biglietto verde sperimentata nel corso dello scorso anno ha pesantemente impattato sulla redditività aziendale. Che non a caso si stava risollevando, nei mesi recenti, grazie alla stabilizzazione del cambio.

Evidentemente, una nuova rivalutazione del dollaro USA farebbe sprofondare la variazione annuale degli EPS nuovamente in territorio negativo.

A tutto vantaggio degli altri partner commerciali. A partire dall’Europa, che infatti nel 2015 ha visto gli utili aziendali decollare, grazie proprio alla svalutazione dell’euro connessa alla rivalutazione del dollaro.
Ecco perchè, se Trump mantenesse i suoi propositi, a guadagnarne sarebbero soprattutto Giappone ed Europa. Manna dal cielo per quest’ultima, visto che, al momento attuale, la rivalutazione del cambio in termini medi ponderati ha visto la dinamica reddituale precipitare di nuovo sotto la linea dello zero.

da http://news.itforum.it/

 
 
 
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Data di creazione: 04/05/2010
 

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