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« Bce: rumor, QE da 50 mil...Quantitative Easing: Bce... »

QE da 60 miliardi di euro al mese

Post n°1798 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Draghi fa il grande salto. Il presidente della Bce, in conferenza stampa dopo che il consiglio direttivo come previsto ha lasciato invariato il costo del denaro al minimo storico dello 0,05%, ha annunciato un programma di acquisto di titoli privati e pubblici che ammonterà a 60 miliardi di euro al mese e durerà fino a settembre 2016 o, almeno, finché il tasso di inflazione dell'Eurozona non sarà tornato vicino al 2%. Dunque il bazooka da 1.080 miliardi di euro potrebbe essere ancora più potente.

Il criterio per la ripartizione dell'intervento è basato sulla quota di capitale presso la Bce. L'Italia ha una quota del 17% dell'Istituto centrale. La manovra, nel dettaglio, riguarderà titoli investment grade con una maturità compresa tra 2 e 30 anni e anche con rendimenti negativi. Con il nuovo piano di acquisti la Bce potrà quindi iniziare a rilevare anche titoli pubblici della Grecia a partire da luglio, in base alle scadenze di pagamenti dei titoli detenuti tramite il vecchio programma, Smp. Comunque non vi sono regole specifiche sulla Grecia nel piano.

Fattore ancora più importante: la condivisione del rischio delle eventuali perdite relative agli acquisti di titoli di Stato effettuati dalla Bce sul mercato secondario sarà pari al 20%. L'80% del rischio sarà a carico delle rispettive banche nazionali. Invece gli economisti si aspettavano che i singoli Stati si sarebbero assunti la metà del rischio.

"Con la limitata condivisione dei rischi prevista nel piano di acquisti di titoli della Bce volevamo un sistema che mitigasse le preoccupazioni di alcuni dei Paesi membri circa le possibili conseguenze fiscali non volute di possibili sviluppi futuri", ha spiegato Draghi. A questo proposito, "per far fronte a questi rischi, l'Omt è lì pronto a essere utilizzato". L'Omt, lanciato nell'agosto del 2012, prevedeva l'acquisto dei bond di uno Stato in difficoltà ma solo dietro l'espressa promessa di quel Paese ad accettare di essere assoggettato a un programma di risanamento fiscale.

Draghi si è poi detto stupito del fatto che la questione della condivisione del rischio sia diventata la cosa più importante nel dibattito alla vigilia della decisione della Bce. "Chiediamoci se sia una scelta così fondamentale per l'efficacia del piano, noi", ha detto, "riteniamo di no".

Infine, l'Istituto centrale non comprerà più del 25% di ciascuna emissione e più del 33% del debito di ogni emittente. In particolare, "il limite del 25% è quello necessario per non essere una minoranza che blocca un'assemblea di detentori di obbligazioni e rappresenta la base per dire che sarà pari passu", ha spiegato ancora il numero uno dell'Eurotower. Come atteso, il nuovo intervento ingloberà i precedenti programmi di acquisti di prestiti bancari cartolarizzati (Abs) e di obbligazioni bancarie garantite (covered bond).

La decisione di attivare ora un programma di acquisto di titoli di Stato "ha avuto una vasta maggioranza, tanto che non c'è stato bisogno di votare, ma non è stata unanime", ha reso noto Draghi. "C'è invece stato un consenso sul considerare il quantitative easing uno strumento di politica monetaria e sulla condivisione del rischio al 20%".

Il tutto per scongiurare i crescenti rischi di deflazione che hanno mandato in trincea le economie nazionali dell'Unione europea. "La dinamica dell'inflazione è più debole del previsto", ha osservato il presidente della Bce, secondo il quale "un potenziale secondo round di effetti sui salari legati al calo del prezzo del petrolio è aumentato e potrebbe influenzare i prezzi".

Quindi nell'Eurozona l'inflazione annuale resterà molto bassa o addirittura negativa nei prossimi mesi: le aspettative a 5 anni sono all'1,64% rispetto alla media del 2,30%. Un trend "inevitabile" alla luce del calo del prezzo del petrolio. "Se non ci saranno correzioni, sarà questa la situazione", ha precisato. Comunque l'indice sui prezzi al consumo dovrebbe accelerare a fine anno, inizio 2016. Il consiglio della Bce continuerà naturalmente a monitorare i rischi sull'andamento dell'inflazione e si focalizzerà sugli sviluppi geopolitici, sui tassi di cambio e sui prezzi del petrolio.

Draghi ha ancora rilevato un "notevole" rallentamento dell'economia nell'Eurozona. I rischi per l'economia dell'area euro restano, quindi, al ribasso e, in tale contesto, i governi devono attuare in maniera "credibile" le riforme strutturali, in particolar modo sul mercato del lavoro e dei beni e servizi, per far salire le aspettative di reddito e incoraggiare le imprese a fare investimenti "da subito" in modo da sostenere la ripresa economica.

Le politiche di bilancio devono favorire la ripresa sempre nel quadro di una sostenibilità del debito. Le ulteriori misure di stimolo lanciate oggi "dovrebbero dare supporto alla ripresa e riportare l'inflazione sotto ma vicino al 2%". Però sarebbe un "grosso errore" se i Paesi dell'Eurozona ritenessero il programma di quantitative easing come un possibile incentivo a indebitarsi ulteriormente, dal momento che ha l'obiettivo di scongiurare una simile prospettiva. "Il QE non è affatto diretto al finanziamento monetario, tutt'altro, è stato studiato per evitarlo".

Draghi ha dunque avvertito che per incrementare investimenti, posti di lavoro e produttività devono entrare in merito altre politiche, oltre a quella monetaria. Infatti "la politica monetaria è importante per favorire la ripresa ma non basta: ci vuole fiducia e per avere fiducia ci vogliono riforme strutturali. Ora spetta ai governi dare la fiducia necessaria", ha concluso il presidente della Bce.

da http://www.milanofinanza.it

 
 
 
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Data di creazione: 04/05/2010
 

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