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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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Antonio e gli amori dispersi

Post n°230 pubblicato il 31 Marzo 2007 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore

immagineStrana, questa città di Napoli, seduta sfinita sugli allori di una lontana “età dell’oro”, priva di quella sua melodiosa voce di quand’era regina dell’opera e cantava la gioiosa Creazione, a cominciare dal mare a finire alle stelle sul Mezzogiorno; di quando, aggredita e offesa urlava la sua rabbia e il suo riscatto, con fiato possente da scugnizzo vesuvino... Ora è muta, non ha reazioni, ne’ al ricordo dell’età perduta ne’ alla violenza del presente… Strani, i napoletani, portatori sani di Genio per tutto il mondo; ora, come la città, lobotomizzati: malinconici, distratti. Assenti. Napoli estranea a se stessa. Estranea all’Amore, sì, ma anche all’Odio, vuota alla Bellezza… ma anche all’Orrore. Tiepida. Amorfa. Non più tufo giallo scaldato di sole millenario; marmo gelido, come quello delle lapidi ai caduti d’ogni tempo che provoca persino fastidio rievocare. Napoli: “Una traccia d’amore disperso”, come i silenziosi umani amori incompiuti, sprecati, incollati come le figurine Panini sull’album da collezionismo dell’Incomunicabilità che "divide et impera"; asettico “galateo” del genere umano, Bibbia, epilogo dell’Apocalisse di san Giovanni. Napoli strattonata, sfruttata da vecchi ipocriti soloni nei vetusti “salotti buoni”, da giovani orde di vandali “strascinata” per la folta chioma turchina nel fango. Aveva i mille volti dell’artista, dell’amante, della popolana, della principessa. Era artista, amante, plebea e regale! Erano passionali, appassionati, emotivi ed estroversi… i napoletani; quelli che scrivevano e si vestivano dell'“ammore” … con due “m” rafforzative dell’istinto atavico; ora, dicono “amo’”, tralasciando di pronunziare la pretenziosa nota musicale del “re” che, contrariamente al gioioso “do”, nell'esoterismo della simbolica scala musicale napoletana, propria alla matematica celeste ch’è l’Armonia, corrisponde alla tristezza, all’insoluto da definire, all’impegno da assolvere… e scrivono d’amo’, con tutti gli strumenti di comunicazione che la tecnologia ha messo a disposizione dopo il pennino e l’inchiostro… insulsi e rattrappiti sms sull'avaro schermo di un telefono portatile, senza enfasi, senza anima, e con tante dure “k”, insulse “w”… insignificanti “h”… dove la piena e caldo-umida parola BACIO è codificata in un tagliente schiaffo: smack!… Una traccia d’amore disperso, Napoli e la sua gente… come gli amori imploranti e masochisticamente silenti, depennati ma non cancellati, dissacrati e impotenti, anestetizzati eppure incombenti. Come le immagine“Quattordici tracce di amore disperso” ripercorse malinconicamente da Antonio Mocciola, best-seller della “Libreria degli Inediti” de Il Pozzo e il Pendolo. “Amore disperso, vale a dire amore sprecato. Oppure non più trovato. Forme deviate di sentimento, parole non dette, sguardi evitati, incontri mancati. Amore scorretto. I personaggi non hanno nome, non lo meritano. L’avranno una volta diventati soggetti amanti. Ma non lo diverranno mai. Persi nel dubbio, scelgono invariabilmente la soluzione sbagliata. Si muovono in spazi non identificabili, senza colori, senza stagioni. Ma in loro c’è una vita rappresa, che chiede di esplodere, di fare rumore. È tutto un domare, un annacquare, un tacitare. La paura di dare, e soprattutto di avere. E dunque il silenzio, ronzante, acuto come un lontano grido di cormorani. Si sente ma non si vede. Si avverte ma non si capisce. E si lascia morire. Desolati, ma mai drammatici. Questi amori non raggiungono l’idillio del dramma. È un corto circuito sentimentale, senza scampo. E se scampo c’è, non è mai attraverso l’Altro. E’ nella rinuncia, nel ritorno a sé , un sé qualunque. Amore che non parla, non ha fiato neanche per sussurrare, si consegna agli eventi e li guarda impassibile, pettinando il suo dolore, accudendolo con distacco come un dono da riconsegnare. Non amare troppo per non soffrire, distillando la pena. Amore intenso, che nasce e muore senza lasciare tracce, orme labili su neve  marcia. Amore disperso.”. E’ forte e chiara una sorta di ribellione nella disperata, quasi urlata, sentenza di giudizio che questo giovanissimo autore napoletano emette sull’incapacità di “essere” e sul degrado umano che si stagliano, nutrendosene, sullo sfondo asfittico di una città moribonda, di una società decadente… di una civiltà caduta qual è anche la sua, la nostra, Napoli. Può apparire una velleità artistica, un sottile gioco di prestigio affabulatorio persino singolare - ma non lo è - che ognuno dei quattordici brevi racconti sull’amore disperso si chiuda con un ermetismo, quasi un’ambiguità psicologica che costringe il lettore a definire, secondo la propria indole, il proprio sentire, il vissuto effettivo dei personaggi e la trama medesima della storia, che l’autore si limita crudamente a narrare senza parzialità, senza commento personale. Ed è proprio in questa sottile arte non logorroica del narrare, sintetica, senza orpelli, offerta come pittura di trasparente acquerello, che invece si avverte il colore, la poesia e la bellezza che albergano nell’anima dell’autore, così come il suo urlo di dolore si avverte stemperato dignitosamente in una dolce malinconia che gli è sapiente compagna.

( QUATTORDICI TRACCE DI AMORE DISPERSO - Autore: Antonio Mocciola -Pagine:83 Genere: Narrativa - Data di stampa: novembre 2006 - In vendita presso: Libreria degli Inediti, c/o Teatro “Il pozzo e il pendolo”, piazza San Domenico Maggiore, 3 – Napoli)

Antonio Mocciola nasce a Napoli il 7 maggio 1973, e dall'età di tre anni comincia ad usare penne, matite e pastelli. Siano disegni, racconti, canzoni o poesia, la scrittura è sempre stata la sua grande passione, malgrado gli studi giuridici. Dopo alcuni incoraggianti riconoscimenti in ambito letterario per alcune piccole pubblicazioni, nel 2003 entra a far parte della testata multimediale "Il Brigante", di cui in breve tempo diventa una delle firme più apprezzate nonché caporedattore. Divenuto giornalista pubblicista, pubblica nel novembre 2006 la sua prima raccolta di racconti, "Quattordici tracce di amore disperso", che in brevissimo tempo s'impone nella classifica della Libreria degli Inediti de "Il Pozzo e il pendolo", ottenendo anche numerose, benevole recensioni tra stampa, siti web e blog. Nel 2007 scrive, con Maria Antonietta Sisini, un monologo teatrale per Piera Degli Esposti sulla vita di Giuni Russo, di cui è biografo autorizzato, in scena al Festival Internazionale del Cinema di Torino previsto dal 19 al 26 aprile. Attualmente collabora con il teatro "Il Primo" di Napoli per la rassegna "Ambigua" e con "La Vallisa" di Bari per l'organizzazione di eventi in memoria di Giuni Russo. Per l'autunno è prevista la pubblicazione di una nuova raccolta di racconti, "Le carezze dei lapicidi".

Nota della redazione : “Megaride” ringrazia  Antonio Mocciola per il prezioso ritratto biografico di immagineGiuni Russo, sirena incantatrice di "Napoli che Canta", concesso in esclusiva al nostro giornale e da noi pubblicato con particolare emozione e rammenta ai lettori l’appuntamento a Torino, alle ore 17 del 25 aprile al Cinema Ambrosio 2, Corso Vittorio Emanuele, 52.
"MEDITERRANEA PASSIONE” Omaggio a Giuni Russo.
Quarant’anni di carriera tratteggiati in un breve “monologo in musica in quattro movimenti”, scritto dall’amica di sempre Maria Antonietta Sisini e dal giornalista Antonio Mocciola, recitato da Piera Degli Esposti con la voce, le canzoni di Giuni e una poesia di Willy Vaira. Saranno presenti Lene Lovich, le MAB e Marinella Venegoni. (www.giunirusso.it)

 
 
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

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DEDICATO AGLI EMIGRANTI

 

NOMEN OMEN

E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

IL MEZZOGIORNO CHE DIFENDIAMO

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vuoi effettuare un tour virtuale e di grande suggestione tra le numerose bellezze paesaggistiche, artistiche ed architettoniche di quel Mezzogiorno sempre più obliato dalle cronache del presente?
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I consigli di bellezza
di Afrodite

RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


Il libro del mese:



 

 
 
 
 

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