Creato da Taniello il 06/01/2007

La Sdraio

Diario saltuario di cinema e recensioni...

 

 

Via Castellana Bandiera

Post n°316 pubblicato il 06 Ottobre 2013 da Taniello
 

VCB

Ma che bello quando il nostro cinema torna a rappresentare cose appena appena un po' più vere, cose "altre" dalle solite famiglie per bene con case ai Parioli, figli/e adolescenti isteriche e liceali, cose diverse dai tradimenti di coppia e dalle crisi esistenziali dei trentenni prima e dei quarantenni poi. La Sicilia, Palermo sempre bella e sudata anche nei suoi angoli più cadenti fa da sfondo perfetto a questo dramma costruito su una questione di viabilità stradale. Una strettoia che è allegoria di uno dei tanti punti critici a cui giunge talvolta la vita. Attorno al dramma la fauna "umana" dà nel frattempo il meglio di sé, dalla pulizia delle seppie (con relativi spaghetti al nero di) all'organizzazione di una riffa per lucrare sul testa a testa in corso. I difetti sono poca roba, perlopiù cose tecniche di fonici e bisbigli ma la somma è notevole e il film è assolutamente bello, quasi lurido, anche onesto nel raccontare il ritorno alla normalità, la fine delle cose. Quando la scena riprende le dimensioni originarie, quelle pre-dramma. Vai così, Emma!

 
 
 

Anni felici

Post n°315 pubblicato il 06 Ottobre 2013 da Taniello
 

Anni felici

Uno va a vedere 'sto film carico di fazzoletti, memore dei precedenti del regista e poi si ritrova ad usarli solo per il raffreddore. Questo non vuol dire necessariamente che sia un brutto film, anzi, trattandosi di roba italiana siamo ad un livello decisamente accettabile: la mano è ferma nel dirigere e gli attori sono veramente bravi, anche belli, il tutto con un sottile velo di patinato. Ciò che non ha funzionato, a modesto avviso di chi scrive, è stato il tentativo di voler rappresentare la storia della propria famiglia (quella dell'autore) illudendosi di mantenere tutto il distacco che richiede un'impresa del genere. Senza fare psicanalisi spicciola, agli occhi di un maschietto il ricordo del papà funziona diversamente da quello della mamma. E se tua madre ha vissuto alcune vicissitudini personali di tipo mooolto intimo mentre avevi 9-10 anni non è che prendi e le metti tanto facilmente in un film. Ecco, il ricordo di papà ha funzionato, quello di mammà un po' meno. Insomma, ci si accontenta.

 
 
 

La variabile umana

Post n°314 pubblicato il 17 Settembre 2013 da Taniello
 

Lvu

Purtroppo si può andare solo di poco oltre il plauso alle buone intenzioni. C'è una certa originalità nel montaggio e nella scelta delle immagini ma si insiste su cose che dovrebbero essere ormai vietate, come la tenda della doccia con l'acqua che scorre o l'inquadratura dall'abitacolo mentre si attraversa Milano. 

E prendiamocela con il budget risicato, ma il tax credit e il "riconoscimento come film d'interesse" rendono ancora più amara la pillola.

Lo stimatissimo Battiston sembra di passaggio. Silvio Orlando fa Silvio Orlando. Quella che fa la figlia di Silvio Orlando è una cagna.

Andiamo avanti.

 
 
 

La grande bellezza

Post n°313 pubblicato il 22 Maggio 2013 da Taniello
 

La grande bellezza

Scrivere qualcosa di Sorrentino è come scrivere dello Ius soli, del sindaco De Luca, della frittura di pesce con o senza limone, del sugo con l'aglio o con la cipolla, di Grillo, delle correnti del PD, dell'Alfa Romeo, della Ducati, delle Hogan, di Saviano e di altre centinaia di cazzate su cui non si troverà mai un parere unanime nel raggio di centinaia di Km...

Secondo me è semplicemente "genio", dotato di una capacità straordinaria di rendere in parole (i romanzi) e immagini estremamente potenti ciò che gli attraversa la mente. Ecco, al massimo il problema potrebbe essere "ciò che gli attraversa la mente" ma trattandosi di idee sento di dovergli lasciare il beneficio della licenza poetica o registica. Il film migliore continua ad essere, per quanto mi riguarda, "Le conseguenze dell'amore" (e non solo per la splendida Olivia Magnani) ma a partire da "Il Divo" c'è stato un continuo crescendo di risorse economiche che gli hanno consentito di strafare con la Produzione: sempre più roba, sempre più pellicola, sempre più attori di grido e così via. E' normale quindi che a qualcuno possa cominciare a stare sulle palle, siamo pur sempre in Italia e l'invidia vince facile.

Con "La grande Bellezza" ha voluto occuparsi dell'effimero, di quella stronza di Roma che ti strega e ti stende quando ti lascia a secco. Quella Roma godona e magnona di cui i reportage Cafonal di Dagospia ci regalano sublimi scatti, politici falliti o di quarta fila, grandi firme maestre di opportunismo, nobili decaduti magari anche a noleggio, meteore dello spettacolo, ex qualcosa e prossimi chissacché. Se n'è occupato con grandissimo sfarzo, abbondanza di facce, corpi e ambientazioni più o meno funzionali ma sempre e comunque potenti e mai, mai fuori luogo. Fatale arriva la frustrazione, il "cosa ho fatto in tutti questi anni" e la ricerca di una possibile redenzione per via spirituale... Insomma un grande libro, tanti capitoli che si fanno leggere golosamente ma (sorpresa) è un film! Destinato a far discutere e quindi a vivere a lungo. Genio.

Ah già, dimenticavo Servillo. Che palle. Temo di incontrarlo di notte mentre vado in bagno, è ovunque, farà la fine di Morgan Freeman. Che palle, ma tant'è. Genio (Sorrentino).

 

 

 
 
 

Miele

Post n°312 pubblicato il 15 Maggio 2013 da Taniello
 
Tag: Miele

Miele

Buon esordio alla regia di Valeria Golino. Intendiamoci, il film è imperfetto ma siamo a un livello decisamente buono considerando quanto viene mediamente distribuito nelle sale come made in Italy. La Golino si è davvero impegnata e le scelte registiche, i quadri, i tagli e quant'altro sono di una certa qualità. Il tema è coraggioso e affrontato senza paure. Le recitazioni sono di ottimo livello, Jasmine Trinca è brava e alcune sequenze sono degne di nota, più di tutte quelle dove lei agisce da "angelo" della (dolce) morte: la contrapposizione spaziale estrema tra lei e la "vittima", il viso tormentato... insomma ha funzionato bene. Buone le altre prove d'attore, forse di un personaggio si poteva fare a meno, chissà. Unico appunto serio che sento di muovere è al fenomeno dei dialoghi "bisbigliati": o abbiamo fonici di presa diretta che fanno davvero schifo o c'è la convinzione (diffusa tra i registi quaranta/cinquantenni) che recitare a bassa voce costringa lo spettatore a tenere desta l'attenzione, davvero non so ma l'effetto è snervante, parlate più forte cazzo!

 
 
 

Re della terra selvaggia

Post n°311 pubblicato il 15 Aprile 2013 da Taniello
 

rdts

Sfiziosa opera prima dalle diverse sfaccettature: apologo sulla sorte del nostro disgraziato pianeta, avventura fantasy guidata dallo sguardo dei bambini, saggio di resistenza umana contro la Terra matrigna e altro a piacere, dipende dagli occhi di chi guarda.

Ambientato nell'umida Louisiana vessata da uragani a ripetizione, si inneggia alla resistenza e si aspetta la fine facendosi beffe delle tragiche conseguenze.

Originale e interessante, si fa seguire con curiosità e inaspettatamente intenerisce. Da vedere.

 

 
 
 

Come un tuono

Post n°310 pubblicato il 10 Aprile 2013 da Taniello
 

Come un tuono

Un peccato, diverse buone cose strozzate da una sceneggiatura che, specie nel capitolo del "cattivo" Gosling, patisce seri problemi di credibilità e spigoli tagliati con l'accetta. Verrebbe quasi da sospettare che la troupe di "creativi" trovatasi con abbondanti risorse economiche tra le mani si sia ritenuta in dovere di metterci tanta roba, inevitabilmente troppa. Il capitolo "Bradley Cooper" è forse il migliore (del trittico): siamo nell'ambito della ragionevolezza e della consuetudine, con sbirri corrotti e arrivismo tutto d'un pezzo, qui il gioco era facile. Così così il finale, con i pargoli dei due capitoli precedenti che arrivano alla resa dei conti, ma tra "Era mio padre", "Elephant" e un centinaio di altre cose da cui prender spunto è risultato tutto un po' troppo, un po' tanto. Un vero peccato. Lode infine a Eva Mendes, due occhi profondissimi, anche con canottiera senza reggiseno.

 
 
 

Viva la libertà

Post n°309 pubblicato il 10 Aprile 2013 da Taniello
 

Viva la libertà

Il tipico film che si va a vedere perché c'è Servillo, quel film che dici "ma è quello con Servillo?". In omaggio poi, crepi l'avarizia, di Servillo ce n'è un altro per un totale di ben due Servilli.

Ah già, il film... che dire, una politicamente corretta lettura della situazione nazionale dove un partito condannato perennemente all'opposizione (in primo luogo all'opposizione verso se stesso) balza incredibilmente in testa ai sondaggi (tipo 66%) grazie ad una sana iniezione di follia da parte del suo segretario che però non è il vero segretario. Il vero segretario, intanto, fugge depresso verso il cinema francese della sua gioventù, come un Veltroni qualsiasi.

Trascurabile, e mi trattengo.

 
 
 

Detachment - Il distacco

Post n°308 pubblicato il 10 Aprile 2013 da Taniello
 

Detachment

Caso di eccezione alla regola di questo diario di non tracciare film di cui l'estensore possieda dispensa cartacea... quindi un capolavoro!

Salubre cinema di immagini e ritratti semplici, tormenti, nevrosi e assoluta normalità. Percorso coinvolgente nel pathos di insegnanti, adolescenti e ambienti devastati. Assolutamente inutile parlarne.
Imperfetto ma da vedere e (cinematograficamente) godere.

 
 
 

Promised Land

Post n°307 pubblicato il 03 Aprile 2013 da Taniello
 

Promised land

Non lo stile a cui ci ha abituato Gus Van Sant, questo è un problema. Sia per tema trattato che per livello di recitazione l'opera è comunque godibile ma perché tarparsi le ali in questo modo? Il racconto è dominato dal denaro, tema freddo per eccellenza, ma stilisticamente siamo un po' troppo piatti. Bei volti, bel verde, lieto fine... insomma, ti abbuono questa ma sei più forte quando prendi a schiaffi il pubblico, vecchio Gus.

 
 
 

Il lato positivo

Post n°306 pubblicato il 18 Marzo 2013 da Taniello
 

ilp

Vorrei non essere drastico ma questo film è una truffa. Complici altre proposte cinematografiche "sospette", gli oscar (candidature a) sulla locandina, un'astinenza involontaria dalle sale e una certa unanimità nei pareri positivi ci si è infine fatti convincere.
Ne è risultata un'agonìa che nel finale è diventata sofferenza. La bravura dei due protagonisti nell'affrontare il tema del disturbo mentale, delle ossessioni che fanno soffrire te e chi ti sta vicino non è stata sufficiente a fare un'opera gradevole. Un film sopraffatto dal rumore di fondo di personaggi e situazioni varie, chiassose e disturbanti. Un film incapace di coinvolgere nella pur interessante sfida intrapresa dai due protagonisti verso la quiete "normale". Probabilmente quando ti convinci che con pochi mezzi e senza tanto volume si può fare cinema decente, basta poco di più affinché un prodotto risulti deludente. Peccato.

 
 
 

Educazione siberiana

Post n°305 pubblicato il 05 Marzo 2013 da Taniello
 

Educazione siberiana

Nicolai Lilin è un giovane scrittore caratterizzato da una gigantesca faccia di culo: nonostante risulti poco credibile che quanto narrato nei suoi libri sia effettivamente la sua vita vissuta ha avuto comunque il merito di introdurre roba fresca nel panorama dei criminali "buoni", quei "cattivi" alla Robin Hood, i fuorilegge con un'etica, qualunque essa sia. Ricordo che quando uscì il suo "Educazione siberiana" lo acquistai proprio perché l'argomento dei russi cattivi era per quel che mi riguardava abbastanza nuovo. Il libro mi piacque, anche il successivo (dove faceva il cecchino nell'esercito russo) ma la novità finì lì, si cominciava a sentire puzza di "maniera".
E veniamo al film. Salvatores è uno di quelli che bisogna sempre seguire, magari non è più fresco come una volta ma è sempre uno di quelli bravi tecnicamente e gli piace giocare. Saggiamente non segue per filo e per segno i libri, preferisce deviare lungo percorsi suoi e questo va bene. A volte pecca di "fumettosità" ma è un peccato che si guarda col sorriso. L'azione scorre concitata, degnamente recitata e sufficientemente epica. I soldi spesi ci stanno, non rimarrà nella storia del cinema ma è stato gradevole.
Una pacca sulle spalle e via.

 
 
 

Zero Dark Thirty

Post n°304 pubblicato il 16 Febbraio 2013 da Taniello
 

ZDT

Alla Bigelow piacciono i soldati. "The hurt locker" è stato un buon film, ambientazione guerra in Iraq ma bei personaggi, stress a manetta e zero trionfalismo yankee. Con questo "Zero Dark Thirty" è inevitabile la deriva verso la vulgata dell' "americanata", se non altro per il tema del trionfo (tardivo, ammesso che sia tutto come ci raccontano...) per eccellenza, l'uccisione dello sceicco del terrore.
Ma a noi piace il cinema e non i pregiudizi, specie quelli troppo facili... bisogna mantenere il sangue freddo e ammirare la prestazione eccelsa della quasi eterea "Maya" (eccezionale Jessica Chestain), ammirare il glaciale svolgersi della caccia e l'enorme lavoro di messa in scena. L'empatia con la protagonista è ad un certo punto inevitabile, anche quando dice che se fosse dipeso da lei si poteva sganciare una bomba con un Drone (ma non essendoci certezza, ci volle il blitz dei g-men)... Che dire, certe cose gli USA le sanno fare proprio bene (no, non quelle cose là con la CIA in sud America...), un certo cinema ricco e debordante di mezzi e denari è cosa loro. La Bigelow poi, è brava, il film è duro e stressante, il rischio "americanata" è scampato. Resta il cinema, almeno.

 
 
 

Lincoln

Post n°303 pubblicato il 27 Gennaio 2013 da Taniello
 
Tag: Lincoln

Lincoln

Prima di entrare in sala vedi che dura oltre 140 minuti, cerchi la locandina e leggi: "Lincoln", "Steven Spielberg", "Daniel Day Lewis" e capisci che stai per vedere la classica megaproduzione che si propone di fare incetta di premi Oscar (il buon Spielberg, essendo uno che la sa lunga ma lunga assai, è anche produttore).
Spese esorbitanti per comparse, costumi, location, recitazioni impressionanti, tema di quelli "importanti" che non può non graffiare le coscienze del grande pubblico e infine una buona dose di onestà nel raccontare quello che fu il ruolo della corruzione da parte degli embrioni della CIA (se si ha indole globalizzata e complottista) o del più classico mercato delle clientele (se ci si sente più tradizionalisti).
Alla fine, che dir si voglia, è un ottimo film ma un tanto "freddo". La logica in base alla quale risulta più coinvolgente la pura fiction che non la "vera" storia in quanto tale trova ancora una volta conferma: nessuno in buona fede può affermare che un ottimo "Lincoln" affronti il tema dello schiavismo in maniera più coinvolgente di quanto non abbia fatto Django di Tarantino. La psicologia cinefila (delle arti in generale) è talvolta infame: per me "Lincoln" è un ottimo film, ma la schiena era ben aderente allo schienale della poltrona e qualche volta si è controllato anche l'orologio. Con Django cavalcavo insieme a Foxx. Caro Spielberg, è così che va: "Duel" mi ha sempre preso di più.

 
 
 

Django unchained

Post n°302 pubblicato il 19 Gennaio 2013 da Taniello
 

Django

La vendetta è l'arma vincente. Lo fu in Kill Bill (secondo me ancora il migliore), lo è in Django. Quentin Tarantino lascia chiaramente percepire in ogni sequenza quanto stia sessualmente godendo di ciò che sta girando e inevitabilemente tale eccitazione finisce con il travolgere anche lo spettatore. Nella malaugurata ipotesi poi che lo stesso povero spettatore abbia in comune con il regista la passione per uno stesso tempo-che-fu cinematografico allora non può esserci altro che godimento continuo fino al naturale sfinimento. E se il piacere cinematografico potesse misurarsi con la quantità di tempo spesa con il busto proteso in avanti, dimenticandosi dello schienale della poltrona, allora qui siamo su valori decisamente alti.
La vendetta, dunque: inutile ragionare sulla storia, non conta. Conta che tutti, proprio tutti, recitano come meglio non avrebbero potuto. Conta che le decine di citazioni, o meglio, EVOCAZIONI siano state tutte calzanti. Conta l'esito, il fine: siamo al cinema ed è quindi possibile avere tutte le soddisfazioni che la realtà insiste a negare. Alla fine però contano più di tutto, sempre e comunque, la passione e il coraggio: la passione nel fare ciò che ami; il coraggio di dire ciò che sovente viene sussurrato: in "Bastardi..." il nazismo era un tema forse inflazionato ma qui, con lo schiavismo, è stato finalmente aggiunto un capitolo fondamentale a quelle che erano solo "Radici". E a buon intenditor...

 
 
 

La migliore offerta

Post n°301 pubblicato il 15 Gennaio 2013 da Taniello
 

La migliore offerta

Anche questa volta Tornatore impiega quasi un'ora più del necessario per dire ciò che voleva dire. Come in Baaria (fortunatamente con qualche centinaio di attori in meno a cui concedere il cameo) la magnificenza della messa in scena riempie lo sguardo, la bravura del protagonista è incontestabile e la storia comincia perfino ad appassionare lo spettatore.
Quando tutto sembra essere quasi perfetto, ecco che il legame tra gli ingredienti nel piatto comincia pericolosamente a trasformarsi in brodo. Sempre elegante, di classe e luccicante, ma brodo. Il desiderio del finale (abbastanza prevedibile) comincia a diventare spasmodico ma per carità, sempre di gran classe e tirato a lucido. Ottimo Tornatore dunque, con una capacità di messa in scena a dir poco magnifica. Occorrerebbe tuttavia maggiore onestà: se fai il film lungo non puoi metterci dentro sempre le stesse sequenze, puoi anche variare leggermente l'andazzo, su!

 
 
 

The Master

Post n°300 pubblicato il 11 Gennaio 2013 da Taniello
 

the master

Prove d'attore per Phoenix e Hoffman, semplicemente giganteschi. A volte un po' troppo cervellotico, la voce di Pannofino sovrasta eccessivamente Hoffman, ricostruzione eccellente dell'epoca. Buono ma non ottimo.

 
 
 

Venuto al mondo

Post n°299 pubblicato il 11 Novembre 2012 da Taniello
 

Venuto al mondo

I Castellittos (moglie ai Soggetti, marito alla Regia e alla Recitazione insieme con il figlio) ne hanno fatta un'altra e sempre con Penelope Cruz.
Che dire, sfortunatamente non ho letto il libro ma l'opera soffre sin dall'inizio di un didascalismo davvero fastidioso. I fatti avvengono quasi meccanicamente e le recitazioni (ulteriormente rovinate da un doppiaggio pessimo) sono forzate, proprio "come se" si stesse rappresentando un libro. Questa fase dura per quasi tutta la prima parte, per spegnersi poi fino a lasciare spazio anche ad un po' di Cinema. Finalmente le immagini, gli sguardi, i quadri, le costruzioni del montaggio acquistano una dignità propria da "pellicola". Questo avviene quando il gioco si è fatto duro, c'è la guerra da rappresentare e una verità da svelare.
Il giudizio è di sufficienza ma in calcio d'angolo, tipo le ultime interrogazioni a fine anno scolastico. Il talento italiano per il melò è parte della nostra storia del cinema, conviene che non venga del tutto perso.

 
 
 

007 Skyfall

Post n°298 pubblicato il 05 Novembre 2012 da Taniello
 

007 Skyfall

Andare a vedere un pompatissimo 007 in un multisala presso un centro commerciale in un giorno festivo ha sempre un suo perché che va dall'autolesionismo alla ricerca antropologica, ma veniamo alla pellicola: a me questo Craig convince, ha l'aria imperturbabile che deve avere James Bond. E' priva del ghigno alla Connery ma ciò che perde di ghigno lo guadagna in faccia di granito.

Product placement a manetta, spettacolo a non finire (un inseguimento in Enduro sui tetti di non ho ben capito quale città turca, per dirne una) e inediti aspetti di età avanzata che fanno capolino. Il cattivo di turno è Bardem, premiato dal volto che dice tutto. C'è quanto serve per obnubilare quel che resta dei propri neuroni per circa 140 minuti, cullati tra esplosioni e raffiche di armi di ogni tipo. Inutile esprimere un qualsiasi giudizio critico, popcorn e basta.

 
 
 

Tutti i santi i giorni

Post n°297 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da Taniello
 

Tutti i santi giorni

A me piacciono i film di Virzì. E' un lavoratore onesto che sa tenere in continuo movimento la macchina da presa, ha ritmo, tira fuori il meglio dai suoi attori e soprattutto ritrae con notevole fedeltà il contemporaneo, senza coloranti da fiction TV. Fa commedie agrodolci, le stesse con le quali gli USA e i multisala ci riempiono la programmazione da sempre, quelle per il classico pubblico "medio", non troppo ricercato, non troppo dozzinale.
Dopo "La prima cosa bella" anche questo gli è riuscito decisamente bene: ottimi e belli gli interpreti e ottima la resa del contesto di una Roma che più cafona e reale non si può. Buona la resa del dramma che vive la coppia protagonista. La storia convince (e un po' commuove), meriterebbe maggior gloria anche e soprattutto commerciale.

 
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963