Creato da Taniello il 06/01/2007

La Sdraio

Diario saltuario di cinema e recensioni...

 

 

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La pazza gioia

Post n°366 pubblicato il 23 Novembre 2016 da Taniello
 

Ci sono due possibili modalità per mettersi di fronte a questo film:
1) Conosci Virzì e sei tuo malgrado costretto a riconoscere che tutto sommato ha fatto anche cose simpatiche, quindi modalità "speranzosa".
2) Sei ormai prevenuto verso la patetica deriva del cinema italiano, controlli il cast, la trama e dici "ho paura".

Aggiungi poi che il tema è di quelli delicati (il disturbo mentale) e capisci quindi che o te ne esci con la sensibilità (come in La prima cosa bella)  o fai una gigantesca puttanata, non ci sono terze vie.

Veniamo al dunque: il buon Virzì funge sempre da ufficio di collocamento per tutta una serie di attori e attrici che in un articolo serioso di Repubblica potrebbero essere definiti attori "feticcio", qui invece si chiamano moglie e amici. Fin qui tutto bene e nulla di nuovo. 

Lo stile, poi: vorrebbe essere agile e scanzonato per donare leggerezza alla gravosità di ciò che viene raccontato ma non funziona molto bene, spesso ciò che si vede non è realistico, si va ben oltre la licenza poetica, cioè non è possibile, mi stai facendo vedere cose che non esistono. 

Le protagoniste: Sì ok, nelle buone intenzioni si volevano forse rappresentare volubilità, depressione e bipolarismo ma il filo logico ne risente e l'effetto comico è in agguato. Io poi continuo a non sentire bene ciò che dicono (mi capita solo con i film italiani, non è il mio udito o la qualità audio di casa). Quando poi chi interpreta la depressa biascica in toscano il fatto si fa veramente tragico.

Poi la componente politica (una delle due vorrebbe essere un prodotto del ventennio berlusconiano) non ho capito a cosa serve, cosa voleva dire, è fuori luogo, vaffanculo.

Quando a un certo punto le due si infiltrano tra le comparse di un set, si fregano una spider d'epoca e diventano per qualche minuto Thelma & Louise si raggiunge l'apice del ridicolo. Mi piace pensare che sia il momento in cui lo stesso regista ammette di aver fatto una cazzata.

Ah, poi c'è sempre l'ipotesi che l'estensore di questa nota sia un sessista esterofilo, eh, ma ci credo poco.


 
 
 
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