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Ombre e lavanda parte IV

Post n°1170 pubblicato il 10 Maggio 2014 da IsAbeAu13
 

Continua il mio racconto fantasy...

Ombre e lavanda parte IV

Ero nell'incubo, di nuovo, ne ero certa.


Eccomi di nuovo a quel giorno, stavamo passeggiando insieme, nel cortile maggiore, ricordo che rise e d'un tratto si chinò e mi disse qualcosa all'orecchio che mi fece arrossire, continuai a camminare facendo finta di nulla, gli presi, timidamente però, la mano. Lui mi guardò, sorrise e rispose al mio gesto stringendo la mia mano. Era quello il nostro silenzioso e non troppo evidente per comunicarci affetto, senza che nessuno nella scuola potesse malignare alcunché, una druida e un Nefilim già di per sé sono un fenomeno strano, figuriamo se hanno anche una relazione. Il sogno fin qui era piacevole e avrei voluto che quegli attimi durassero per sempre.

Poi tutto cambiò, in un istante, fummo attaccati, o meglio l'Academia fu attaccata, si generò il panico, grida e colpi magici da ogni dove. Non so per quale motivo le barriere magiche della scuola cedettero come se fossero cardini marci di un portone consunto, si riversarono all'interno del cortile maggiore decine e decine di orchi, troll e altre creature che non saprei identificare.

Io corsi subito a mettere al sicuri gli allievi più giovani e i bimbi, soprattutto corsi in mezzo alla folla urlante e ai dardi magici, per cercare Nak'ell. Non lo trovavo da nessuna parte, né nell'aula di musica, né al campo di addestramento, cominciò ad assalirmi il terrore. Comunicai mentalmente sia all'Arcimago che a Vargas che non trovavo il bambino. Poi sentii quella orrenda voce. Rymsis, il druido rinnegato che avevo già affrontato alle grotte alcuni mesi prima. Era proprio la sua voce, aveva osato introdursi nell'Academia e, con sé, aveva portato un esercito di orridi guerrieri, era impossibile dimenticarlo, ovunque andasse portava con sé morte e disperazione.

Mi senti sporca sgualdrina?” Comunicava con me telepaticamente, non so come ci riuscisse, mi atterriva che ne fosse in grado “Se non vuoi che il tuo adorato figlioletto muoia davanti a suo padre fatti vedere, consegnati spontaneamente adesso e, forse, lascerò libero il ragazzo ed ucciderò solo il Nefilim. A te la scelta, se non ti consegnerai ucciderò entrambi!

Corsi verso la fonte della voce, sapevo dove, nel posto più protetto e che io, fino a quel momento credevo inespugnabile: l'Arena.

Quei minuti di corsa sul sentiero mi sembrarono interminabili, il cuore mi martellava nel petto e il fiato mi si smorzava in gola, provai a mettermi in contatto sia con l'Arcimago che con Vargas. Nulla. Non avvertivo nulla. Solo silenzio.

Ecco una flebile forza venirmi alla mente dall'Arcimago, che evidentemente stava cedendo sotto gli attacchi di quelle creature, non percepivo invece nessuna energia vitale da Vargas.

Cominciai a pensare di essere in ritardo, di non poterli salvare, mi venne il terrore di perderli entrambi.

Non avevo nemmeno avuto il tempo di avvertire Callisto, con le mani tremanti indossai l'anello dell'elementale, chiamai, non attesi risposta, dissi solo: “aiutami o li ucciderà!” con la speranza che avesse sentito il mio messaggio e che potesse teletrasportarsi lì presto.

Quando arrivai all'Arena quello che vidi davanti ai miei occhi mi sconvolse.

Rymsis teneva un pugnale puntato contro mio figlio. Sorrideva di soddisfazione.

Vargas era trattenuto da un gigante del fuoco, gran parte del suo corpo era stato bloccato sotto il peso di un grande masso infuocato e, in parte, le sue ali erano incenerite. Doveva aver patito molto dolore.

Non c'era alcuna traccia dell'Arcimago, né di Callisto. Pregai che giungessero presto.

Lasciali andare” gridai verso Rymsis “lasciali liberi e ti darò quello che vuoi”.

Cercavo di temporeggiare mentre, di nascosto, inviavo energia curativa a Vargas, perché potesse riprendersi e, magari, anche riuscire a liberarsi.

Lascia andare Nak'ell, è solo un bambino, non ti potrà essere utile”

Lui mi guardò sprezzante, con occhi carichi di odio: “Tu druida, invece, credi di valere così tanto per me? Io detesto i druidi e la loro sporca magia bianca, voglio solo che tu soffra e molto. Ora dì addio a tuo figlio..”

Lo trafisse al cuore con il pugnale, lo vidi accasciarsi senza vita al suolo.

Gridai. Il dolore che sentì per poco non mi uccise.

Rymsis sempre ridendo lanciò il cadavere di Nak'ell ai miei piedi, mi chinai, cercai di rianimare Nak'ell con tutta l'energia che possedevo, ma era tardi. Non posso resuscitare i morti.

Senti gridare anche Vargas che nel frattempo, era riuscito a liberarsi quasi del tutto dal gigante, aveva ripreso abbastanza forza da lanciare una palla di fuoco contro Rymsis, era totalmente immerso nel furore, il demone, che era stato sempre latente in lui, ora prendeva il sopravvento.

La collera per la morte del figlio lo stava trasformando nel demone che tanto rifuggiva.

I suoi occhi diventarono due orbite nere, le ali si ingrandirono e ripresero vigore, spuntarono denti e artigli, la sua voce divenne quasi un grido roco. Lo avevo già visto trasformarsi un'altra volta, ma adesso mi fece paura, era senza controllo, avrebbe potuto uccidere tutti anche me.

Rymsis non sembrava intimorito quanto me: “Oh, il Nefilim si è arrabbiato, povera bestiola, il suo pulcino è morto. Decisamente un gracile pulcino, povero bambino, con tutta la vita che aveva davanti, morire così giovane per causa di sua madre.”

Io non percepivo nulla, avrei voluto fuggire da quell'incubo orrendo.

Il sogno si faceva sempre più cupo e orribile, piansi stringendo il corpo di Nak'ell senza vita, in quel momento l'unica cosa che volevo era vendetta..

Ci fu un boato assordante. Compare in una nuvola l'Arcimago, che fino ad ora non avevo percepito, egli disse qualcosa a Vargas, o propriamente parlò al demone, questi immediatamente bloccò l'attacco e si immobilizzò prima di scagliare il più potente dei suoi incantesimi su Rymsis.

Non vidi bene cosa accadde, Vargas, ritornato in sé, si voltò verso di me e disse: “Perdonami”

Una zucca, una luce azzurrina, poi il corpo di Vargas fu solo luce.

Per un attimo non capii, poi tutto fu chiaro.

L'Arcimago di comune accordo con Vargas aveva liberato l'anima malvagia del Litch dalla zucca magica in cui era rinchiusa; quest'anima si era impossessata del corpo del mio amato, di fatto prendendone la vita stessa.

Vidi l'anima di Vargas qualche istante prima che scomparisse, mi sorrideva come quella mattina nel cortile. Il dolore era troppo persino per gridare ancora, rimasi ammutolita.

Il Litch Nefilim possedeva ora una forza straordinaria e immensa conoscenza, senza aspettare oltre colpì violentemente Rymsis, infranse le sue difese magiche e lo scagliò lontano, poi troneggiò sopra il corpo ferito del rinnegato, nella mano una folgore verdastra, dannatamente instabile, nel momento di scagliarla su Rymsis questo scomparve, letteralmente. Non saprei dire se la nostra fosse veramente una vittoria oppure una sconfitta, so che nel medesimo istante che Rymsis sparì, si dileguarono anche i suoi orridi seguaci, orchi troll e tutto l'esercito al seguito si disperse.

Tutto piombò in un silenzio irreale, ma l'incubo non voleva finire.

Ero ancora accovacciata accanto a mio figlio morto, quando Vargas, no, il Litch con le sembianze di Vargas si avvicinò. Istintivamente, protessi il corpo di Nak'ell, non volevo che nessuno lo toccasse. Tanto meno quella “cosa”.

L'Arcimago si avvicinò e mi intimò di lasciar fare “fa parte dell'accordo” disse “un'anima per una vita”.

Ancora non capivo, non volevo sciogliere l'abbraccio dal mio bambino, ma lo sguardo determinato del mago mi convinse. Mi allontanai giusto quel tanto che serviva, mi sentivo come una leonessa che deve proteggere i cuccioli dai predatori, anche se sono morti.

Quella creatura che sembrava Vargas, ma non lo era, si avvicinò a Nak'ell, pronunciò alcune parole che non avevano alcun senso per me, poi si chinò e soffiò sul suo viso.

Dopo alcuni istanti riprese a respirare, era vivo. Un miracolo!Non conoscevo magia tanto potente quanto immediata. Ero sbalordita, confusa, commossa. Abbracciai mio figlio e lo baciai come se non lo vedessi da mesi, tanto che lui mi disse: “mamma come sei appiccicosa? Cosa ti prende?” Risposi che ero semplicemente felice e che gli volevo bene.

Il Litch mi guardò e disse parole che non dimenticherò mai: “Il mezz'elfo Nefilim ha donato la sua vita a me e ora io ne ho data al suo stesso figlio - un'anima per una vita - questo l'accordo. Lo scambio è definitivo. Addio” Si alzò guardò l'Arcimago, che fece cenno di assenso, poi spiego le enormi ali nere e spiccò il volo.

Sentivo molto freddo, poi molto caldo ed ora venivo invasa da una luce azzurrina, che stessi per andare in paradiso? Sentivo la vita scivolarmi via, ora niente più immagini, solo il nero buio.

 

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