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POLITICA E LE COSCE DELLA BOSCHI, QUANTA IPOCRISIA

Post n°1726 pubblicato il 13 Agosto 2016 da kayfakayfa

La polemica in scena da due giorni negli ambienti della politica e del giornalismo italiano scatenata dalla presunta vignetta sessista di Mannelli apparsa due giorni fa su Il Fatto Quotidiano in cui si ritraeva il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi seduta e scosciata intenta a parlare a microfono; e la didascalia soprastante “riforme - lo stato delle cos(c)e”, a significare che la Boschi dice più cose con il corpo che non con la mente, appare ridicola e patetica.

Ridicola se si considera l'unanime indignazione che colse il mondo della politica nostrana quando, poco meno di due anni fa, precisamente agli inizi di gennaio del 2015, a Parigi un commando terrorista fece irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo uccidendo dodici tra vignettisti e redattori rei di aver pubblicato vignette offensive nei confronti dell'Islam.

Da destra a sinistra passando per il centro non ci fu un solo politico italiano che non si schierò in difesa della libertà di stampa e di satira.

Addirittura Daniela Santanché, la stessa che durante un programma televisivo aveva abbandonata lo studio risentita per alcune vignette di Vairo su Berlusconi e su di lei, si disse pronta a pubblicare in Italia il settimanale francese perché “la satira va difesa.”

Intanto il premier Renzi sfilò sui campi elisi nella manifestazione pro Charlie insieme a tanti altri capi di Stato e di governo per esprimere solidarietà alla Francia, al giornale satirico e alla libertà di stampa. Fa niente se poi in molti di quei paesi i cui rappresentati si tenevano a braccetto sfilando per Parigi la libertà di espressione era, ed è tuttora punita quanto meno con l'arresto.

Patetica in quanto non si capisce perché molti di quei politici che oggi si indignano per la vignetta di Mannelli – che, per inciso, non fa altro che riproporre l'immagine della Boschi esattamente com'era nella realtà nel momento in cui parlava dal palco – non si indignavano quando Vauro o altri vignettisti, all'epoca degli scandali sessuali in cui era coinvolto l'allora Premier e leader del centrodestra Silvio Berlusconi, non si facevano scrupoli di raffigurare l'ex cavaliere circondato da un nugolo di donne nude in atteggiamento inequivocabile, alcune con le chiare fattezze di note rappresentanti del centrodestra, una su tutte Nicole Minetti.

Quale differenza passa tra le inequivocabili vignette di Vauro e quella “casta” di Mannelli? Qualcuno me lo sa spiegare?

La satira è consentita quando irride al mondo politico di centrodestra ed è invece sessista, e dunque censurabile, quando tocca il centrosinistra?

La sensazione è che quest'ennesima farsa tutta italiana sia stata alimentata ad arte per tentare di mettere in cattiva luce forse l'unico giornale, IL FATTO QUOTIDIANO, apertamente schierato per il No al referendum costituzionale di autunno per l'approvazione della riforma costituzionale che, guarda caso, porta proprio il nome del Ministro oggetto della satira incriminata di Mannelli, Maria Elena Boschi.

Per carità, indignarsi per una vignetta è legittimo. Ma a questo punto sarebbe opportuno che i nostri politici in futuro ci risparmiassero il loro affranto cordoglio, schierandosi a difesa della libertà di parola, se un giornale, un giornalista, un vignettista o un comico dovessero subire degli attentanti per il proprio lavoro in assoluta libertà.

È da ipocriti dichiararsi “Je Suis Charlie” se poi ci si indigna per un paio di cosce!

 
 
 
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