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Suave...

Post n°349 pubblicato il 11 Dicembre 2012 da kallida

Testo Originale Latino

Libro 2, vv. 1-61 (De rerum Natura Lucrezio)

"Suave, mari magno turbantibus aequora ventis e terra magnum alterius spectare laborem; non quia vexari quemquamst iucunda voluptas, sed quibus ipse malis careas quia cernere suavest. suave etiam belli certamina magna tueri per campos instructa tua sine parte pericli; sed nihil dulcius est, bene quam munita tenere edita doctrina sapientum templa serena, despicere unde queas alios passimque videre errare atque viam palantis quaerere vitae, certare ingenio, contendere nobilitate, noctes atque dies niti praestante labore ad summas emergere opes rerumque potiri..."

TRADUZIONE

"È dolce, quando sul vasto mare i venti sconvolgono le acque, guardare dalla terra alla grande fatica altrui; non perché sia un dolce piacere il tormento di qualcuno, ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia privo. Dolce è anche contemplare i grandi scontri di guerra schierati nella pianura senza che tu prendi parte al pericolo. Ma nulla è più piacevole che star saldo sugli alti spazi sereni, ben fortificati dalla dottrina dei sapienti, da dove tu possa guardare dall’alto gli altri, e vederli errare qua e là e cercare smarriti la via della vita, gareggiare d'ingegno, rivaleggiare in nobiltà di sangue, e sforzarsi notte e giorno con instancabile attività per assurgere ad una grande ricchezza e impadronirsi del potere..."

 

Lucrezio è sempre stato il mio preferito, come i Depeche Mode, lo so che non c'è un paragone,ma se mi sforzo trovo molte cose in comune. In particolare questo brano (i cui versi sapevamo tutti a memoria leggendolo in metrica), lo citavo ogni volta che mi sentivo come ora: cioè sei in cima al promontorio e vedi il mare infuriato e tu, sei in salvo, sei al riparo. Questa sensazione è impagabile. E perchè mai dovrei sentirmi così? Perché sono saggia? Magari, ma non è per questo, è solo perché la mia caviglia si sta riprendendo e la battaglia infuria da qualche altra parte...

 
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Rispondi al commento:
giginosco
giginosco il 12/12/12 alle 15:44 via WEB
Pur tralasciando il riferimento alla dolcezza della propria sicurezza mentre in basso infuria la battaglia (voglio considerla una metafora, più che una guerra vera e propria), se permetti mi dissocio da sto pirla. Secondo me il metodo di misurazione della propria soavità per contrasto col malessere altrui è da poveruomini. Altro sarebbe misurarla per contrasto con il PROPRIO, di malessere, superato grazie alla dottrina dei sapienti. Così com'è scritto, il brano sembra scritto da un monocolo trasferitosi nella terra degli orbi, per regnare. Anzi, peggio, sembra scritto da una di quelle persone (spesso mariti, ma talvolta anche mogli o altro) che, incapaci di volare per conto proprio, preferiscono abbattere l'altro a fucilate.
 
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