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tra bulimiae anoressia:quando vano a braccetto...


MILANOITALIA L'ossessione Anoressico-Bulimica diventa una performance Sabato 25.06.2011 16:44 Io sottraggo Di Maria Teresa Melodia Decidere di mettersi in gioco. Dopo anni di un equilibrio precario, di mancanze, da una parte e di eccessi, dall’altra. Ha deciso di farlo Giovanna Lacedra, 33 anni, insegnante di storia dell’arte con il desiderio di fare l’artista, un desiderio mozzato dalla paura del giudizio degli altri. La stessa paura che c’è dietro alla sua vita di anoressica-bulimica, un percorso che dura da 14 anni, con un apice, o meglio con un tonfo nel 2005, anno al quale risalgono i suoi quaderni riempiti di parole, pensieri, stati d’animo, calorie, liste numeriche, pagine che hanno registrato quello che stava accadendo al suo corpo, ma soprattutto a lei stessa. Pagine che il 30 giugno saranno al centro di una performance dal titolo emblematico - IO SOTTRAGGO: La Triangolazione Cibo-Corpo-Peso, in scena alla Galleria Famiglia Margini di Milano. FRAMMENTI DI UN DIARIO CHE URLAVA BISOGNO D’AMORE – “La performance parte dai quaderni che ho scritto nel 2005, nei tre-quattro mesi in cui sono scivolata”, racconta Giovanna Lacedra. “Nel giro di cinque-sei mesi sono passata da 53 a 39 kg (per 1m e 71 di altezza n.d.r), a cui è seguito un ricovero urgente in un ospedale milanese dove facevano una terapia di alimentazione forzata: sono uscita con una serie di chili in più e sicuramente il corpo aveva riacquistato vigore, ma l’anoressia e la bulimia non sono disturbi dell’appetito. Non ti passa il desiderio di mangiare, o nel caso della bulimia, la compulsione a divorare qualsiasi cosa. Le bulimiche non desiderano del cibo fine a se stesso: è un bisogno di riempirsi la bocca perché forse si vorrebbero dire delle cose che non ce la fai a dire, perché hai un vuoto dentro che non sai nominare, non lo sai gestire. E’ una malattia dei sentimenti: diventa il tuo modo di soffrire e di manifestare a te stessa e agli altri il tuo malessere. A mio parere, non esiste anoressia senza bulimia e viceversa, le due patologie coesistono. Il punto è non saper stare in equilibrio: c’è sempre una dicotomia tra lo zero e l’assoluto, o non mangio niente o se mangio, mangio qualsiasi cosa. La cosa che ancora mi dimostra che non sono libera dal sintomo è che non posso tenere in casa un pacco di merendine: le mangerei tutte e dieci, una dietro l’altra e poi il mio stato d’animo sarebbe completamente devastato, con un senso di colpa martellante”.1° parte