Creato da: pa.oletta il 31/05/2010
ed è la vita che seduce...

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a mio figlio - 12 marzo

Io li proteggo ancora
i ricordi che ho di te,
io ti proteggo ancora
e non importa dove sei tu,
io ti penso sempre.

 

 

 

Tu non sei i tuoi anni,
nè la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.

         Ernest Hemingway

 
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Amanti

Post n°301 pubblicato il 17 Marzo 2015 da pa.oletta
 

 

 

A volte non si può dire no a qualcuno.

Sto pensando a questo mentre mi tiro su a sedere nel letto, nel mezzo della notte.

Dev'essere colpa di un sogno e quando mi stendo di nuovo devo concentrarmi per regolare il respiro.

La mia sveglia segna le 3:15.

Nel sogno ho sentito una voce.

Questa voce diceva così: “ti voglio così tanto, non posso fare a meno di pensarti di giorno, di notte, al lavoro, in auto e impazzisco al pensiero di non poterti avere in quei momenti”.

Lui allunga le mani verso i miei fianchi, ha fatto due passi avanti e mi ha premuto le labbra sul collo.

E’ stato un bacio lungo paragonabile forse all'ultimo gesto che si fa prima di morire e che non si vorrebbe dimenticare mai.

Il suo respiro è caldo.

Il mio si è fermato dentro me.

"Sei stata monella oggi, signorina" mi ha sussurrato all'orecchio.

Poi mi ha toccato. Appena, sul gomito.

Quando mi sono girata, la sua bocca era sulla mia.

Mi ha baciato come un affamato ed io mi sono sentita sciogliere.

Ha detto: "Shh...".

Poi, io gli ho restituito il bacio e gli ho infilato le mani dietro la nuca.

Era un uomo, quello che mi stringeva, era un uomo e mi diceva: "Cristo Santo, ti voglio. Non riesco a fermarmi. Non riesco a smettere. Non farmi smettere".

Ed io non l'ho fatto.

Non riuscivamo a fermarci, come non si riesce a fermare un fulmine attirato da un oggetto metallico in un campo.

So che non è l'uomo giusto per me, ma è come una specie di bisogno febbrile, una specie di droga paragonabile all’alcool, alle sigarette.

 "Mi hai fatto arrabbiare", gli dico.

"Sei arrabbiata con me, signorina?", mi chiede.

"Si, non avevo voglia di vederti", rispondo.

Lui china la testa e ride. "Vieni qui a dirmelo, dolcezza".

“No, vieni qui tu”, dico e mi fermo accanto a lui con le braccia incrociate sul petto.

"Che c’è?"

"Nulla".

"Stai scappando da me o cosa?"

"No", dico.

Mi stringe forte il braccio.

Il sudore mi cola lungo la schiena. Mi attira a se, tra le gambe, l'interno delle sue cosce tocca l'esterno delle mie.

Con il dito mi traccia una linea sul ventre.

"Tu ed io", dice, "non è una brutta cosa, non ti farò mai del male, lo sai vero?"

Mi preme le labbra contro lo stomaco.

"Ti voglio solo un po', ti guardo, non posso fare a meno di guardarti" e poi dice che sono troppo bella per questo mondo.

Io deglutisco, studio i suoi lineamenti e i suoi occhi quando mi guarda e la sua bocca sembra una macchia di lamponi.

Mi sussurra: "Perché non stai con me più spesso”?

Alzo una mano e seguo la vena sotto la sua tempia sinistra e gli infilo l'altra dietro al collo.

Lui, con una mano, solleva il mio vestito e tocca il mio intimo di seta nero afferrando l'elastico.

Io, trattengo il respiro.

Il mio corpo diventa liquido.

Vorrei non fosse lui.

Perché non può essere qualcuno che potrei amare davanti a tutti senza essere costretta a sussurrare il suo nome?

Mi costringe a fare un passo indietro, mi prende per le braccia e mi spinge tra le sue gambe.

"Stai tremando", dice e mi attira a se.

Accarezza il mio vestito e poi lascia cadere la mano come se avesse cercato di rubare qualcosa.

Ma poi, famelico, torna e stringe il mio grande seno tra le mani.

Il suo respiro si fa rapido e affannoso.

Io chiudo gli occhi e socchiudo le labbra.

"Stai bene?" mi chiede.

Poi le sue labbra sono sulle mie, mi sfila il vestito, tengo gli occhi chiusi e sento che sta leccando il sudore dalle mie spalle.

Apro gli occhi e ci guardiamo mentre lui mi tocca dappertutto, il collo ed il viso, le cosce e la pancia, come se stesse toccando un animale ferito per capire qual è l'osso rotto.

Sto gemendo e nel mio ventre si apre uno spasimo.

Non voglio chiedergli di toccarmi nel profondo, ma se non mi tocca sento un dolore come di qualcosa che si è gonfiato e sta per esplodere.

Inarco la schiena e chiudo di nuovo gli occhi.

Sto dicendo qualcosa, non so cosa, solo io riesco a sentirmi.

E poi piccole gocce scendono dai miei occhi, lui sposta le braccia, mi mette le mani sulle guance e mi guarda negli occhi.

Sono lacrime calde e cerco di guardare altrove ma lui mi tiene ferma e con voce decisa dice: "perché piangi? Sai che puoi fare ammattire un uomo se ti comporti come hai fatto oggi?"

Io distolgo lo sguardo.

"Lo so", dico piano.

Improvvisamente si addolcisce. "Ma ora sei con me".

Apro gli occhi e lo guardo.

Prendo una sua mano e l’avvicino al mio seno.

Il bacio è soprattutto respiro e attesa ed il mio cuore sta per smettere di battere, il suo urla, è un ruggito.

Ha dentro se un animale che mi desidera così tanto che lo sento irrigidirsi, tanto si trattiene.

Gli offro il collo e me lo bacia, bacia anche il lobo dell'orecchio ed il mento.

Mi accarezza le spalle e capisco che sta cercando di farmi capire che per lui sono tutto ma le parole non le escono e così mi dice  “sono pazzo di te".

Apro gli occhi di scatto, sento un rumore.

Mi porta un dito alla bocca.

Io cerco di controllare il respiro mentre aspetto, irrigidita.

Alla fine il suo corpo si rilassa, la mano che stringeva la mia diventa lieve e sorride.

"Scusa", dico. "Credevo di aver sentito dei passi".

"Immagino che lui stia per tornare".

Io annuisco. "Probabile", dico.

Ci baciamo ancora e io le mordo le labbra, sfioro con le dita le sue e lo sento irrigidirsi, diventa un muro ed io sto per perderle l’equilibrio.

Mi gira la testa e alla fine dobbiamo smetterla per riuscire a respirare.

Chino il capo, con una mano sposto i capelli che si sono sciolti sulle spalle e mi allontano di un passo, guardando le nostre mani.

Dice che mi pensa, che rinuncerebbe a mille e poi ancora a mille e poi ancora a mille minuti per stare con me un minuto solo.

Dice che sono parole che non ha mai detto e che non sapeva di avere dentro.

Mi stringe forte, mi bacia sotto l’orecchio e pronuncia il mio nome come nessuno ha fatto prima.

Sto per salutarlo.

E' così ingiusto tutto ciò che mi viene voglia di urlare ma scendiamo le scale e rimango vicino alla porta.

Mi guarda.

Io sorrido.

Sento che impreca a bassa voce dicendo che potrebbe morire se lo guardo ancora così.

Scende i gradini di marmo, si gira e mi saluta: "Ciao amore e buonanotte".

Chiudo la porta e quel rettangolo di luce scompare...

 

Le lenzuola sono madide di sudore; le spingo via e scendo dal letto, mi avvolgo nella vestaglia di seta e mi inginocchio davanti all'armadio.

Nascosto in un angolo c’è un cofanetto.

Quando mi sento sola lo tiro fuori e tocco le cose che contiene.

E' come trovare un'altra me, seduta in un paese lontano.

Dentro ci sono le parole delle canzoni che traduco, le più belle.

Ci sono anche le lettere di mia madre e lo zaffiro che mi lasciò prima di morire, che è la prima cosa che salverei se la casa andasse a fuoco.

Quando ho guardato abbastanza, nascondo il cofanetto sotto le coperte che stanno sul fondo dell'armadio, mi alzo, mi vesto e ricomincio a vivere.

Oggi il mio viso sembra diverso.

Non capisco se sono gli occhi, la bocca o altro, ma soprattutto è qualcosa a cui non riesco a dare un nome.

Ma forse ho capito cos'è.

Sono le cose che ti capitano o sono solo sogni e speri sempre che qualcuno si avveri.

Quelle cose di cui nessuno sa niente ma che ti rendono “viva” e chi ti vive attorno lo percepisce.

 

Si chiamano segreti ed io li coloro dei miei pensieri.

 

 

 
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