Creato da card.napellus il 11/04/2008
L'importante è accorgersene

AUGURI

 

 

Crederò in Dio quando lui crederà in me!

 

ADOTTA A DISTANZA IL CARD.

Adotta a distanza il Card.

Questo semplice e relativamente economico gesto ti darà un senso di beatitudine mai provato prima.

Al solo costo di un Negroni al giorno (servito al tavolino del Danieli di Venezia), potrai avere la gioia incomparabile di contribuire alla crescita, alla salute e all'istruzione del tuo Card. prediletto.

Lui ti manderà tutti i mesi una foto, una letterina e se gli telefonerai ti parlerà con voce suadente dei suoi progressi nello studio e nella vita.

Inoltre se sei una donna, puoi contribuire anche in modo più interessante, e coinvolgente, allo sviluppo e alla crescita del tuo Card. 

E ricorda, un Card. è per sempre.

 

Area personale

 

DISCLAIMER

ATTENZIONE

Questo blog potrebbe sembrare una testata giornalistica visto e considerato il penoso livello della maggior parte dei quotidiani.

Si tratta invece di un contenitore di stronzare ad elevata densità, e come tale è regolato dalla legge n.173 del 29.02.2001 e dai successivi regolamenti attuativi.

Gli argomenti trattati in questo blog dovrebbero offendere pesantemente la sensibilità di tutti quelli che hanno un orientamento politico o religioso preciso. Non escludo che possano anche offendere qualche minoranza, ma il blog non è stato concepito espressamente per questo.

Nel leggere questo blog potreste pensare di essere idioti, o che sia idiota chi ci scrive. Entrambe le ipotesi sono valide e meritano di essere approfondite.

Il tempo perso qui non può esservi in alcun modo rimborsato.

Non ci sono più le mezze stagioni - di questo non può in alcun modo essere considerato responsabile il gestore del blog.

 

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Post n°796 pubblicato il 24 Maggio 2016 da card.napellus

Ecco che mi tocca fare la parte del vecchio ringalluzzito che si fa abbindolare da una giovane che lo presenta agli amici come fosse suo zio. Ovviamente – pensò Adamo – stasera al bar può aspettare quanto vuole. Io fra l’altro ho da vedere un cliente, ce ne andremo a cenare “all’osteria dei passi perduti” che è a trenta chilometri da qui, e non ho nessuna intenzione di saltare quell’appuntamento per stare dietro a una giovincella.

Come ha detto “tanto non hai un cazzo da fare?” e invece qualcosa da fare ce l’ho anch’io. Vorrà dire che questa sera chiamerà a farle compagnia il nano cornuto.

Rientrò in albergo per cambiarsi, erano già le sei e quaranta quando pensò che non era il caso, per evitare di fare il vecchio porco, di essere scambiato per un vecchio rimbecillito.

Dunque prese il telefono con l’intenzione di chiamarla per scusarsi, ma alla fine decise che era meglio scriverle un messaggino.

Non aveva nemmeno scritto una lettera che l’ordigno vibrò.

Per un istante pensò fosse il cliente che rimandava l’appuntamento. Poteva anche starci, quell’uomo aveva sempre mille problemi che all’ultimo minuto facevano saltare tutto, ma pagava con regolarità, e questo faceva passare in secondo piano tanti inconvenienti.

Se fosse stato così avrebbe mandato ugualmente il messaggio a Renata, ma solo per avvertirla di un suo minimo ritardo, le persone importanti si fanno sempre un po’ desiderare.

Aprì la schermata degli sms e vide quello proprio della giovane bugiarda: scusa ma non posso essere al bar come previsto per le sette, una mia amica è stata investita da un motorino e ora è a casa con una mano fratturata, vado a fargli da mangiare perché vive sola e non può nemmeno rifarsi il letto in quelle condizioni.

Ah, che rabbia essere anticipati dalla persona che si vuole bidonare, per un solo istante!

Immediata la sua risposta: ok per il cibo, mangiare è un diritto, ma devi dire alla tua amica che quando prevede di farsi investire, ma comunque in ogni caso, il letto lo metta a posto la mattina dopo colazione, così se diventa una brava donnina poi trova un buon maritino, e non rompe le scatole alle amiche quando sta male.

Sorrise della stupidità del proprio commento. Normalmente non l’avrebbe mai scritto, ma era sicuro al 90% che quella fosse solo una scusa banale, e così non si sentiva in colpa per aver dimostrato il proprio cinismo.

Finì di prepararsi e uscì tranquillo e sereno. Come previsto il suo cliente arrivò con mezz’ora di ritardo, ma fu comunque una serata produttiva passata davanti a un tavolo a parlare di scatole di cartone, imballaggi espansi, nastri adesivi silenziosi. Come sempre quando due uomini si incontrano per qualche motivo, una volta sistemate le questioni lavorative, complice il vino, si apre il capitolo donne.

Ovviamente in questi casi è sempre un gioco prevedibile fatto di mezze verità, tristi ricordi, amici sfigati (in realtà inesistenti prestanome a cui vengono addossate le proprie figure di merda), commenti pesanti e gratuiti su qualche conoscenza comune o su attrici o donne dello spettacolo.

Adamo non era troppo adatto a queste conversazioni, non gradiva parlare delle proprie conquiste giovanili, né tantomeno del suo matrimonio finito in modo brusco e misterioso. Sapeva di non essere il solo ad aver sposato una mezza pazza che di punto in bianco sparisce, ma la cosa gli pesava. Così restava sempre sul vago, ora per esempio ricordava una giovane greca con la quale ebbe un’avventura a Corfù quando aveva nemmeno trent’anni.
Fu a questo punto, per dimostrargli quanto fosse ancora gagliardo, che il suo compagno di tavola, peraltro di dieci anni più vecchio, prese il telefonino per fargli vedere la nuova ragazza dell’ufficio, allucinandolo con particolari piccanti sul suo modo particolarmente eccitante di vestirsi (ma dalla foto sembrava una novizia) e su come lo guardasse quando si incrociavano per strada, visto che abitava molto vicino a casa sua.

Meccanicamente sorrise e abbozzò qualche becero commento, prese il proprio telefono anche lui, così per vedere se c’erano novità, e si accorse che Renata aveva mandato quattro messaggi. Strano.

Li lesse mentre sul suo viso si stampava un sorriso per celebrare l’ennesima porcata del suo compare, che ormai andava a ruota libera.

Esattamente con cadenza di un’ora a partire dalle sette gli aveva scritto le seguenti, brevi comunicazioni:

“Non hai nessun diritto di prendere per il culo una mia amica”

“Almeno rispondi quando ti tratto male”

“Adamo-Gustavo, ma ce l’hai un cuore?”

“Fra dieci minuti saluto la mia amica, il tempo di aiutarla a coricarsi. Alle undici penso di passare dal nostro bar per farmi una birra prima di tornare a casa. Hai un’occasione per farti perdonare.”

Non erano cose che una persona assennata potesse scrivere. Controllò l’orologio. Si alzò da tavola con una certa lentezza. – Caro Maranni, per me è ora di andare a letto. Domani dovrò tornare in sede e mi aspetta poi un altro viaggetto nel pomeriggio, seicento chilometri di autostrada che si sommano a quelli che ho già fatto in questo mese, tanti davvero. –

- Ma proprio ora che il discorso si faceva interessante, caro mio, ma che peccato – però anche lui mentre diceva così si alzò. – Chiamò il cameriere per farsi fare il conto. – Questa volta pago io, carissimo! –

Ovviamente non andò così. Il cameriere arrivò direttamente con il conto, la carta di credito che Adamo gli aveva dato appena entrato senza farsi vedere (conosceva quel locale da vent’anni e sapeva benissimo che poteva comportarsi così), e lo scontrino già stampato solo da firmare.

Appena fuori, esauriti saluti e imbarazzi per non aver potuto pagare, il signor Maranni si dileguò rapidamente. Erano le undici meno dieci. E sia, passiamo dal bar per controllare come vanno le cose.

Durante il breve tragitto verso il luogo fatidico, pensò alla sua buffa situazione. Gli sembrò di essere tornato indietro di quarant’anni, ma forse nemmeno quando era al liceo si sarebbe messo in una simile situazione, era un ragazzino perbene e non andava a caccia di ragazze strane. Invecchiando, invece, come capita alla maggior parte degli uomini aveva scoperto il suo lato porcello.

Accostò al marciapiede e scese prendendo dalla macchina solo il telefono. Dietro al banco c’era una donna sulla quarantina, che proprio mentre lui aprì la porta alzò gli occhi verso un grosso orologio. - Buonasera, desidera? -

Lui si guardò intorno. Il locale era praticamente vuoto. Decise che non era il caso di sedersi, per evitare che la barista pensasse a una sua lunga permanenza. Probabilmente era vicino l’orario di chiusura. - Una birra piccola, per favore, magari in bottiglia. -

L’altra tirò fuori due bottiglie senza dire niente, lui indicò quella di destra senza nemmeno guardare. Del resto gli occhiali li aveva lasciati sul sedile dell’auto e dunque quelle bottiglie erano per lui identiche.

- Siamo alla chiusura, vedo - una ovvia constatazione fatta solo per dire due parole - non si preoccupi, bevo in cinque minuti e me ne vado a dormire. -

- Il bar chiude tutte le sere all’una, che sia pieno o vuoto per me non cambia niente - la barista stava versando la birra nel bicchiere - in ogni modo ne ho ancora per un’ora e mezzo abbondante e dunque se si vuole sedere per me non ci sono problemi. -

Certo che non era entusiasta della sua compagnia, ma visto che lo invitava a sedersi, Adamo prese la birra e si piazzò a un tavolo accanto alla porta. Che seccatura rischiare di essere arrivato per primo. Pensò che ormai avrebbe atteso dieci minuti e non di più. Come sempre quando un uomo aspetta una donna, inevitabilmente quel tempo si dilatò notevolmente, mentre leggeva il giornale sportivo. Era ormai passata quasi un’ora, la birra era finita e nel frattempo si era aggiornato sulle trattative in corso fra Chelsea e Real Madrid per comprare un famoso attaccante, sul fallimento di un’azienda produttrice di biciclette da corsa, sulle modifiche normative per la formula uno.

In meno di un minuto si alzò dal tavolo, non senza aver dimenticato un suo biglietto da visita sul tavolo, pagò la birra e uscì. Salì in auto e partì mentre una utilitaria color crema si fermava davanti al bar. Ebbe l’impressione che ne uscisse proprio Renata, ma lui non era il tipo che una volta partito si fermasse o tornasse indietro. Buonanotte cara!

 
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