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Principi, artisti, filosofi, letterati, dame

Post n°6967 pubblicato il 18 Dicembre 2018 da giulia_770.it

Antoon van Dyck, straordinario interprete della vita di corte, a Torino

 

Dorothy Savage e la sorella Elizabeth

Appare interessante, all’inizio del percorso espositivo, la scelta di mostrare un prezioso dettaglio iconografico del legame tra Rubens e Van Dyck, sullo sfondo dell’ovvio rapporto stilistico: ci riferiamo qui al ritorno, nel ritratto di Caterina Balbi Durazzo (Museo di Palazzo Reale, Genova, c. 1624), di una fontana della collezione Farnese già raffigurata nella Susanna e i Vecchioni di Rubens (Torino, Galleria Sabauda, 1618). Una presenza di tutt’altro segno, però: se nel quadro di Rubens l’Erote alato che si tuffa sul ketos afferrandolo con forza ci sembra speculare ai Vecchi che abbrancano Susanna, nel ritratto di Van Dick la fontana ritorna anzitutto come elemento di prestigio nobiliare e spirituale: su di essa Caterina appoggia, delicatamente, la mano. La compostezza espressiva del ritrattista apprezzato per la resa insieme raffinata e solenne dei suoi soggetti ritorna con evidenza nel ritratto di Geronima Sala Brignole con la figlia Aurelia (Genova, Musei di Strada Nuova, 1627) e in quello di Elena Grimaldi Cattaneo (Washington, National Gallery, 1623-24) sotto il rosso parasole retto dal paggio moro, sullo sfondo di colonne corinzie. Del primo soggiorno genovese è ancora memoria il doppio ritratto dei fratelli pittori Lucas e Cornelis de Wael (Roma, Musei Capitolini,1627), che nel 1621 avevano ospitato Van Dyck, sul modello illustre dell’Autoritratto con un amico di Raffaello; mentre va verosimilmente ascritto al periodo romano il Ritratto del cardinale Guido Bentivoglio (Firenze, Uffizi, 1622-23), per virtuosismo tecnico fra i maggiori in assoluto della sua produzione.

 
 
 
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