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di Alberto Buscaglia - articolo uscito sul supplemento della Provincia di domenica 24

Post n°4135 pubblicato il 25 Agosto 2014 da AlbertoAABruno

Quel lago tortuoso che sbuca a ponente

“Un lago tortuoso che sbuca a ponente, chi sa d’onde, dietro un promontorio scosceso, e si gitta a levante, chi sa dove, dietro un’umile punta; tutto all’ingiro grandi montagne che affondano le radici nelle acque verdi te le serrano da ogni lato e vi specchiano la loro deserta maestà; una timida frotta di paeselli, parte appiattati nell’ombra d’una valle, parte nascosti al sole tra viti ed ulivi, ma pronti, si direbbe, a rintanarsi al primo rumore insolito; ecco la scena di questi versi. Se ne cercaste il nome ed il sito in un dizionario geografico, trovereste affermato audacemente che sta sul confine italiano di fronte alla Svizzera. Sarebbe forse più cauto dire che sta fuori dal mondo conosciuto…”.
La “scena”, così affettuosamente descritta da Antonio Fogazzaro nell’introduzione alla sua prima raccolta di liriche (1876), è naturalmente quella della Valsolda, il luogo avito dove lo scrittore vicentino amava passare lunghi periodi nella casa materna dei Barrera di Oria, tanto che il toponimo diventò anche il simbolicotitolo di quella sua seconda impegnativa prova letteraria.
Certo la romantica descrizione fogazzariana della morfologia paesaggistica della punta italiana del lago di Lugano (detto anchelago Ceresio), potrebbe essere assunta integralmente ancora oggiiuna contemporanea una guida turistica, anche se ad un attentoesame del panorama odierno, soprattutto se osservato dal punto di vista di un turista nautico, non saltassero subito all’occhio le tantee incaute sovrastrutture edili erette a partire dalla seconda metà del secolo XX, che, con il loro impersonale ingombro, quel dolce e riservato paesaggio hanno purtroppo stabilmente modificato.
Tuttavia, nonostante i guasti operati dal cosiddetto Progresso, che d'altronde ha coinvolto pesantemente e in modo irreparabile il paesaggio di tutto l’italico stivale, la Valsolda continua a mantenere il suo antico fascino di territorio in limine, giustapposto fra un lago di Como carico di antica e fastosa storia anche turistica e lo svizzero Cantone Ticino, di cui condivide lingua, tradizioni e cultura. E’ anche vero che proprio questa solitaria posizione geografica ha contribuito alla scarsa conoscenza del territorio valsoldese da parte soprattutto degli italiani, favorendo invece,certamente per la contiguità con la federazione Elvetica, la “scoperta” da parte di turisti germanici e svizzeri di lingua tedesca, i quali, dapprima frequentatori delle brave coste spagnole,da quei lidi hanno importato, per le loro nuove ville valsoldesiun immaginario stile ispanico-californiano-messicano composto diloggiati circondati da tonde colonnine in mattoncini rossi erecintate da muriccioli ondulati, calcinati di bianco accecante e ricoperti con tegole a coppo… 
D’altronde Il fenomeno turistico-migratorio d’oltralpe era già ben presente al Fogazzaro, il quale, sempre nella già menzionata prefazione, così descriveva il nuovo avanzante turismo postromantico: “…Nei mesi in cui si navigano i mari del polo un piccolo piroscafo esce ogni giorno dal promontorio di ponente, fugge, sbuffando dietro la punta di levante e rifà quindi la via. Porta i manipoli della invasione barbarica che si versa ogni anno dalla montagna delle nazioni, il Gottardo. Armati deglialpenstock, stringendo il primo bottino di fiori e di frutta come se avessero in pugno la dolce Italia, questi uomini forti, che sentono tuttavia la cupidigia del mezzogiorno, si accampano sulla tolda del vapore colle lor donne, i bambini e le masserizie. Non guardano né a destra né a sinistra”. Nel caustico umorismo del giovane Fogazzaro non sembra già di riconoscere unanticipazione delle nevrosi letterarie e linguistiche dell’ingegnere Carlo Emilio Gadda, attentissimo osservatore, mezzo secolo dopo, delle smanie della villeggiatura fuori porta e dell’avanzante scempio paesaggistico, edilizio e antropologico, nel caso suo riferito alla odiosamata vituperata Brianza?
Llungimirante visione fogazzariana di un moderno turismo incapace di indugiare sulla natura e sulle opere degli uomini, senza fermarsi a guardare “né a destra né a sinistra”, ci riporta ai tempi nostri, inducendoci a riconsiderare forme meno superficiali di escursionismo turistico, più adatte a coinvolgere visitatoriesterni ma anche i residenti, verso il ricchissimo patrimonio di storia naturale e culturale offerto dal nostro territorio, spesso ignorato o addirittura non godibile per mancanza non solo di idee, o di mezzi finanziari, ma soprattutto per disinteresse.
La Valsolda e i territori e le valli ticinesi limitrofe sono luoghipieni di una lunghissima storia: non solo storia naturale (basti pensare ai ritrovamenti fossili nei pressi di Osteno, borgo che ha dato il nome ad alcune specie di pesci e crostacei risalenti anche a cinquecento milioni di anni ), ma anche un’intensa e importantestoria culturale e artistica
Scalpellini, mastri muratori, pittori, decoratori: “…con questa qualifica iniziava l’avventura della maggior parte dei ticinesi che si recavano nei grandi cantieri delle città italiane in cerca di lavoro”, per citare le parole dello storico dell’arte lombarda e ticinese Giorgio MollisiE non solo nelle grandi città italiane già dai primi del Cinquecento in profonda trasformazione urbanistica e artistica, ma anche avventurandosi a Nord, oltre le Alpi gli artisti valsoldesi portavano la loro maestria e la loro arte come “ambasciatori del Barocco”, tanto che molte delle loro importantiopere architettoniche e pittoriche si possono ammirare in Polonia,in Moravia, in Lituania e in Russia, dove con la loro apprezzata e ricercata attività esportarono i loro nomi indiscutibilmente valsoldesi: Antonio e Isidoro Affaitati, Giuseppe Simone Bellotti, Pietro Puttini, Giovanni Merli, Giuseppe Piola, Paolo Fontana, Giovanni Battista Cocchi, Paolo Pagani, e i componenti della famiglia Ceroni imparentati con i Barrera, un cognome che ci riporta ad Antonio Fogazzaro… Questi artisti, pur se pienamente inseriti nei paesi d’immigrazione, non si dimenticarono della terra d’origine, dove lasciarono il segno del loro genio nelle chiese dei borghi natii, nei palazzotti di famiglia o nelle volte delle parrocchiali, come lo splendido ciclo di affreschi di Paolo Paganiammirabilnella chiesa di Castello, suo paese natale e tuttora il borgo più conservato e rappresentativo della Valsolda.
Proprio dalla memoria di questo illustre e fecondo passato è nata l’idea di istituire il Premio Antonio Fogazzaro, non solo per onorare uno scrittore che è indiscutibilmente inserito nel canone della letteratura italiana tra Otto e Novecento, ma anche per contribuire alla conoscenza di un patrimonio territoriale e regionale ancora in parte da scoprire e valorizzare. 
Un premio letterario con le sue iniziative legate alla scrittura e alla letturaalla musica e alla cultura del territorio, può certamenteessere di stimolo alle amministrazioni locali perché si impegnino apredisporre gli strumenti amministrativi e finanziari adatti a promuovere un turismo di eccellenza, liberando energie imprenditoriali private e pubbliche affinché i luoghi d’arte e quellinaturali possano essere fruibili dai visitatori nei modi più creativi, sicuri e confortevoli, perché un turismo moderno e intelligente non può che ripartire dalla cultura, dalla conservazione evalorizzazione di monumenti e musei e dal rispetto dell’ambientenaturale. 
Un esempio di questa moderna visione di offerta culturale è stato l’atto di donazione della villa valsoldese di Antonio Fogazzaro alFAI, generosamente compiuto dal marchese Giuseppe Roi,l’ultimo erede del grande scrittore, che quella casa ha conservato e amorevolmente restaurata: offrire alla Valsolda, ai turisti e agli studiosi un bene monumentale privato ma attivo e visitabile, al riparo da pastoie pubbliche e intrighi burocratici che quasi certamente ne avrebbero decretato l’incuria e la condanna alla chiusura.
Il Premio Antonio Fogazzaro, accolto con fervida approvazione dal marchese Roi, ha compiuto sette anni. Ora si appresta a entrare nell’ottavo, forse con qualche necessario rinnovamento e nuove alleanze, ma con la coscienza di aver compiuto in questi anni un lavoro necessario per mantenere viva l’attenzione sul grande scrittore vicentino (ma valsoldese per elezione!), certo di averfatto conoscere a moltissimi italiani ignari di geografia fogazzariana, quel “lago tortuoso che sbuca a ponente… che sta fuori dal mondo conosciuto”.

Alberto Buscaglia

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Biografia di Alberto Buscaglia

Ideatore e curatore del Premio Antonio Fogazzaro, la sua storia personale e artistica è strettamente intrecciata a quella del fratello gemello Gianni. Insieme lavorano come assistenti in alcune produzioni documentaristiche e nei film “I fidanzati” di Olmi, “Una storia milanese” di Eriprando Visconti e “Il terrorista” di Gianfranco De Bosio. Dopo due stagioni come fotografi di scena ufficiali del Piccolo Teatro di Milano, alla fine degli anni Sessanta i due fratelli aprono uno studio nel cuore della vecchia Milano dove si occupano di pubblicità e dove documentano l'attività degli artisti che operano in quel periodo nella città lombarda. In quegli stessi anni lavorano a numerosi progetti cinematografici e radiofonici, ideando e dirigendo per Radio Rai alcuni programmi sperimentali che realizzano nello Studio di Fonologia di Milano.
È l'inizio di una lunga attività radiofonica e televisiva per la Rai che si protrarrà sino alla fine degli anni Novanta e che attualmente prosegue, sempre nell'area del teatro e della fiction radiofonica, con la RSI-Radio della Svizzera italiana. Dall'inizio degli anni Ottanta si dedicano anche alla regia teatrale collaborando con Teatri e Compagnie di Milano e della Svizzera italiana, impegnandosi anche in attività didattiche e di laboratorio legate al lavoro dell'attore, alla messa in scena e alla drammaturgia.
Nel 2008 Alberto Buscaglia crea il "Premio Antonio Fogazzaro" di cui continua a curare la direzione artistica. Nel 2011 è stato chiamato a far parte del "Comitato Guido Morselli Genio Segreto" e della giuria del Premio letterario omonimo per il romanzo inedito.

 
 
 
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