vagabondaggi

LO SPECCHIO E LA FELICITÀ


 Mi guardo allo specchio, l’immagine è quella di una sconosciuta, i capelli sapientemente domati, un abbigliamento totalmente diverso, un cambio completo di me stessa. Però non è tutto questo a colpirmi, ma è il mio viso, la mia espressione, i miei occhi, questa è veramente la trasformazione più sconvolgente. Mi guardano due occhi gelidi, determinati, d’acciaio, l’espressione è severa ma allo stesso tempo distaccata; mi sono trasformata, non c’è dubbio, il calore non esiste più, l’espressione rassicurante e comprensiva sparita, ed è completamente scomparsa la mia placida comprensione, non tollero nè capisco più.Era qualcosa che già percepivo da mesi, le esperienze, le  riflessioni, le valutazioni che inevitabilmente mi spingevano sull’unica strada possibile ed inevitabile, la trasformazione. Ho gettato via tutto del mio passato, profumi, vestiti, esperienze, conoscenze e mi sono trasformata in qualcosa di totalmente nuovo,Ci si trasforma per sopravvivere, per adattarsi meglio a ciò che ci circonda, per affrontare meglio tutto, per essere compiutamente se stessi e per non essere delusi, traditi, usati e presi in giro, convinti del fatto che una persona buona debba necessariamente essere anche stupida e non accorgersi di ciò che le succede intorno.A me è accaduto così, è finalmente giunta la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che mi ha fatto dire basta; e sono soddisfatta di questa determinazione, non ho sensi di colpa per chi ho allontanato da me, perché io sono sempre stata una che quando chiude , e parlo in generale, chiude definitivamente, non sono per i ritorni a Canossa pentiti, li trovo inutili e anche ridicoli, chi ti fa male una volta te ne farà ancora.Mi sento leggera senza tutta questa corte di ipocriti, opportunisti, sfruttatori, la mia rubrica ringrazia per la pesante alleggerita, tengo con me solo chi vale veramente, e finalmente il mio sguardo è gelido ma limpido, e il calore è tesoro prezioso per chi è nella cerchia più stretta.La donna nello specchio ha imparato, sa che è utopia cercare la felicità, ma che vivendo profondamente il presente, gli attimi di felicità si accumulano nello zaino della propria esistenza; una bella giornata in famiglia con tante risate, quella chiacchierata complice tra sorelle, un bagno magnifico con tuo nipote con cui finalmente hai trovato un  dialogo vero, lo shopping con la nipote e le sue facce buffe, due camomille su un tavolo di un bar, un inaspettato magnifico dj, un dialogo tra amiche che non si è mai interrotto, pur trascorrendo mesi di silenzio, il mio giardino d’inverno estivo, i dialoghi che non immagini. Questi sono alcuni dei miei attimi di felicità, ma che danno senso all’esistenza, per il resto ho attivato il mio superpotere (cit. del mio fantastico cugino), la dimenticanza, il reset di ogni cosa che mi ha amareggiato, fatto soffrire, mi ha deluso; non ho tempo e spazio dentro di me per le cose negative, il mio zaino deve riempirsi di cose belle, non di brutture e quindi dimentico, voci, volti, parole scorrono via nel vento senza lasciare traccia. Questa donna gelida e distaccata, ha deciso di voler vivere così, nel suo cerchio ristretto, con il suo zaino di attimi di felicità; perché il segreto è questo, la felicità non è uno stato, ma sono momenti da custodire gelosamente.