MEMORIE DI UNA GEISHA

Il cuore muore di morte lenta. Perdendo ogni speranza come foglie. Finché un giorno non ce ne sono più. Nessuna speranza. Non rimane nulla.

 

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« IL SILENZIODove... quando »

IL BEL CANTO

Post n°798 pubblicato il 22 Agosto 2016 da gameplayer

ROMA - Bravura e bellezza sono state due doti intrecciate in lei. Una voce limpida e un fisico da copertina, bellissimi occhi cangianti, i capelli neri lunghi, il seno procace. Eppur non è mai stata una diva nemmeno negli anni, tra gli Ottanta e i Novanta, del suo massimo fulgore artistico e femminile. Daniela Dessì è stata una delle più grandi cantanti liriche italiane ma sempre lontana da ogni forma di autocompiacimento e di mondanità. E ieri se ne è andata, a soli 59 anni, con la stessa discrezione con cui aveva vissuto successi e trionfi nei principali teatri lirici del mondo, dalla Scala al Metropolitan di New York. Era malata da mesi, ormai. Aveva fatto cancellare già lo scorso giugno gli appuntamenti estivi, rinviando i fan all' 8 ottobre per un concerto alla Basilica di Loreto. E' morta ieri al Policlinico di Brescia. Commoventi le parole  del suo compagno, il tenore Fabio Armiliato. “Una malattia breve, terribile e incomprensibile me l'ha portata via in questi mesi. Se ne è andata la più grande cantante lirica degli ultimi 20 anni". E non ha esagerato.

Daniela Dessì è stata una splendida eroina verdiana e puccinana, forte e passionale Tosca, piena di entusiasmo giovanile per Manon Lescaut, belle e drammatica Cio- Cio- San nella Madama Butterfly che ha riproposto a Genova nel 2014, Violetta nella Traviata con la regia di Zeffirelli all'Opera di Roma nel 2009, e una grande Aida, “un'opera che mi piace molto fare perché è l’opera grazie alla quale ho iniziato a cantare consumando a furia di ascolti il disco dell’edizione Caniglia - Gigli”, raccontava con la passione allegra che l'ha sempre contraddistinta.

Daniela Dessì era nata a Genova. “Mia madre e una mia zia, sorella di mamma, avevano studiato canto - raccontava in una intervista di qualche anno fa - Mia zia non fece carriera, pur avendo una voce molto bella, solamente perchè aveva paura del pubblico. Inoltre, bene o male, tutti in casa mia erano amanti della lirica: mio nonno era un fan di Beniamino Gigli ed io a due anni cantavo 'non più andrai farfallone'. Presto diventai la disperazione di mia mamma. A nove anni cominciai con il voler cantare e a quindici mi iscrissi al Conservatorio; in quel lasso di tempo tutti i pomeriggi mi chiudevo in camera ad ascoltare le mie opere preferite. Ricordo che rimanevo chiusa in camera mia, anche per 6 ore, magari ascoltando e riascoltando la stessa romanza”.

Si diploma in canto e pianoforte al Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma, specializzandosi in canto da camera all'Accademia Chigiana di Siena. Il momento rivelatore è la vittoria al concorso internazionale della RAI nel 1980. “Vincere i concorsi è molto importante - racconterà poi - perchè apre le porte dei teatri. Grazie a quel concorso ebbi la possibilità di conoscere Herbert von Karajan e di lavorare con lui, e fu un'esperienza meravigliosa”.

Il suo debutto fu poco dopo proprio a Genova, dove era nata, con La serva padrona di Pergolesi. E da lì non si è più fermata. A lungo Daniela Dessì è stata la star nei teatri e nei festival più importanti del mondo, diretta dai più importanti direttori tra cui Riccardo Muti, Claudio Abbado, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Gianluigi Gelmetti, Carlo Maria Giulini, Carlos Kleiber, James Levine, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Giuseppe Sinopoli e negli allestimenti più prestigiosi da Luca Ronconi a Franco Zeffirelli, da Roberto De Simone a Pier Luigi Pizzi, Ettore Scola.

Tra i teatri la Scala è sicuramente uno di quelli a cui è più affezionata e dove ha raccolto i suoi successi,anche se la sua ultima inaugurazione di stagione scaligera fu quella rimasta negli annali con il Don Carlo nel '92 quando il protagonista, il grande Luciano Pavarotti, scivolò su una stecca. “In molti hanno disprezzarono quello spettacolo per una nota strozzata di Luciano. Io invece l'ho sempre difeso. Ricordo con molta precisione le parole che mi disse mio padre in quell’occasione: 'vedrai che tra tanti anni potrai dire, io a quel Don Carlo c’ero'. Colse pienamente nel segno”. E La Scala oggi ricorda con commozione i quasi 30 anni di legame con la soprano, dal debutto nell'82 nella parte di Donna Fulvia ne La pietra del paragone di Rossini diretta da Piero Bellugi (alla Piccola Scala) e la regia di Eduardo De Filippo, passando poi dalla Fiordiligi in Così fan tutte e nei suoi ruoli verdiani con Riccardo Muti (Alice Ford, Elisabetta di Valois, Messa da Requiem) e le sue interpretazioni di Puccini e Cilea fino all'ultima apparizione nel 2009. L'anno prima aveva vinto il premio Abbiati della Critica Musicale Italiana per Norma al Comunale di Bologna “un ruolo estraneo al repertorio tradizionale della cantante, che richiede imperiosa autorità vocale e scenica unita a ferreo controllo tecnico".

Della sua carriera Daniela Dessì diceva : “Ho cominciato con tutto il repertorio settecentesco, poi Mozart, Rossini, e lentamente ho cominciato a “salire” verso Verdi e adesso mi sto divertendo un po’ a cantare il “verismo””.  E a chi le chiedeva un confronto con le grandi soprano che l'avevano preceduta rispondeva: “Purtroppo ho conosciuto superficialmente Maria Callas quando ero ragazzina e avuto la fortuna di scambiare solo qualche opinione con Renata Tebaldi. Ho invece cantato una Butterfly con la regia di Renata Scotto ed è stato bello conoscerla. Mi ha fatto molto piacere sentirmi dire che secondo lei avevamo lo stesso modo di sentire questo personaggio. Ricordo che disse: “non hai bisogno che ti dica nulla perché tu senti Butterfly come la sentivo io. Quando canto io trasmetto la passione per quello che faccio. La bellezza vocale se c’è è meglio, e si lavora per tanti anni sulla tecnica anche per rendere il suono bello, ma ci vuole anche la passione altrimenti si rimane freddi”.

“La correttezza e la perseveranza” erano le sue migliori caratteristiche, diceva;  “la pigrizia”, il vero difetto. Nel 2000 inizia il legame con il tenore Fabio Armiliato: entrambi con un figlio avuto da un precedente legame, si innamorano, guarda caso, a Verona, la città di Giulietta e Romeo, durante una Aida all'Arena e da quel momento formano una delle coppie più celebri della lirica italiana e internazionale. Insieme erano andati ad abitare a Brescia in collina , in mezzo al verde. “Ci sono personaggi che per essere ben interpretati hanno bisogno di una sintonia con il partner, penso a Manon Lescaut, Francesca da Rimini...Per questo Fabio è stata una benedizione - diceva - In un certo senso, sono stati proprio i teatri a decidere la nostra unione artistica”.

Temperamento ipercritico, sempre impegnata a studiare e a migliorarsi, Daniela Dessì è stata anche insegnante. “Per me è una straordinaria possibilità per poter trasmettere quel poco o quel tanto che ho imparato nella mia carriera. Mi sono resa conto ultimamente che il problema più grande è l’insicurezza, le scuole di canto in Italia sono davvero troppo poche. Ai giovani raccomando sempre la calma. I giovani vogliono correre, arrivare. Io li convinco che è meglio pensare alla propria formazione vocale, perché senza quella non si arriva da nessuna parte; oppure ci si arriva un attimo ma poi ci si sgretola. Quindi io raccomando che bisogna pensare a diventare bravi e non famosi”. E questa forse è la più bella eredità che lascia.

 
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