“Un’alleanza davanti a Dio che esige fedeltà” (AL 123)

«La famiglia è la “cellula fondamentale della società” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 66). Il matrimonio è realmente un progetto di costruzione della “cultura dell’incontro” (Enc. Fratelli tutti, 216). È per questo che alle famiglie spetta la sfida di gettare ponti tra le generazioni per trasmettere i valori che costruiscono l’umanità. C’è bisogno di una nuova creatività per esprimere nelle sfide attuali i valori che ci costituiscono come popolo nelle nostre società e nella Chiesa, Popolo di Dio. […] permettetemi di rivolgere una parola ai giovani che si preparano al matrimonio. Se prima della pandemia per i fidanzati era difficile progettare un futuro essendo arduo trovare un lavoro stabile, adesso l’incertezza lavorativa è ancora più grande. Perciò invito i fidanzati a non scoraggiarsi, ad avere il “coraggio creativo” che ebbe san Giuseppe, Così anche voi, quando si tratta di affrontare il cammino del matrimonio, pur avendo pochi mezzi, confidate sempre nella Provvidenza, perché “sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere” (Lett. ap. Patris corde, 5). Non esitate ad appoggiarvi alle vostre famiglie e alle vostre amicizie, alla comunità ecclesiale, alla parrocchia, per vivere la futura vita coniugale e familiare imparando da coloro che sono già passati per la strada che voi state iniziando a percorrere».

Queste significative parole sulla famiglia sono estratte dalla lettera scritta da Papa Francesco agli sposi e fidanzati il 26 dicembre 2021 in occasione dell’anno Famiglia Amoris laetitia. Anno che terminerà tra qualche settimana con il X incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Roma in questo mese di giugno dal 22 al 26 giugno. In questa lettera il Papa, col tono di un padre, offre un incoraggiamento, un segno di vicinanza e un’occasione di meditazione sull’importanza di una pastorale familiare in uscita, sul rapporto genitori e figli, sul cammino dei fidanzati verso le nozze e sul significato del sacramento del matrimonio quale “cellula fondamentale della società” e reale progetto di costruzione della “cultura dell’incontro”, così urgente per superare le avversità e i contrasti che oscurano il nostro tempo.  Pertanto, a partire da questa lettera, il servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ha chiesto una testimonianza a una coppia di sposi Vito e Marina, impegnati da diversi anni nella pastorale famigliare dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni nell’accompagnamento di futuri sposi, sulla bellezza del matrimonio “per sempre” in questo tempo storico complesso. Si offre di seguito ai lettori e alle lettrici la testimonianza dei coniugi Colaianni.

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Un matrimonio tra due battezzati è prezioso, perché Gesù ha un posto speciale nella loro relazione. Gesù, infatti, ha elevato il matrimonio a sacramento, così come recita anche il can. 1055 § 2 CIC: «tra battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale che non sia per ciò stesso sacramento». Inoltre, come ci ricorda Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia: «L’unione che si cristallizza nella promessa matrimoniale per sempre è più che una formalità sociale o una tradizione, perché si radica nelle inclinazioni spontanee della persona umana; e, per i credenti, è un’alleanza davanti a Dio che esige fedeltà: “Il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che hai tradito, mentre era la tua compagna, la donna legata a te da un patto: […] nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio” (Ml 2,14.15.16)» (AL 123).

Nell’affrontare il tema dell’indissolubilità del matrimonio in una coppia, ci sembra importante ricordare le due proprietà essenziali su cui si fonda il sacramento. La dottrina cristiana, infatti, insegna che le due proprietà essenziali del sacramento matrimoniale sono: l’Unità: essa comporta l’esclusività del vincolo, l’esclusione di qualsiasi forma di poligamia e poliandria; da essa, quindi, scaturisce l’obbligo della fedeltà coniugale. L’Indissolubilità: essa comporta che il vincolo coniugale perduri perpetuamente finché entrambi i coniugi sono in vita, senza possibilità che sia sciolto, tranne in tre specifici casi (separazione, scioglimento del vincolo e nullità di matrimonio). Nel momento del consenso, inoltre, i due sposi si impegnano liberamente e consapevolmente ad amarsi (cioè a volere e cercare il bene dell’altro) in modo esclusivo e ad essere aperti alla vita. Pertanto, possiamo comprendere con la sola ragione che il progetto matrimoniale è per sua natura indissolubile. Dopo questa breve, ma essenziale premessa giuridica per inquadrare il sacramento del matrimonio, vogliamo occuparci di seguito in questa nostra riflessione/testimonianza solo della bellezza del matrimonio “per sempre”, cioè indissolubile.

Innanzitutto ci presentiamo: siamo Vito e Marina, membri della commissione diocesana di Pastorale familiare dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni e animatori nei corsi prematrimoniali parrocchiali. Inoltre, nella nostra vita professionale, Vito dipendente del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese, Marina avvocato, ci occupiamo quotidianamente di persone che purtroppo decidono di interrompere il loro coniugio con la separazione legale e/o la nullità matrimoniale.

Dai nostri incontri professionali avuti con le coppie separate ci siamo accorti che le motivazioni che inducono le persone a porre fine al matrimonio in modo definitivo sono diverse: incompatibilità caratteriali, immaturità o cause ancor più gravi come la violenza domestica. Purtroppo abbiamo spesso constatato che le coppie in crisi sono lasciate sole: molto probabilmente se ci fosse stato l’aiuto del parroco o di un esperto il loro matrimonio si sarebbe salvato. Nei nostri corsi prematrimoniali insistiamo molto sull’importanza del dialogo nella coppia: è sempre meglio una lite accesa che una vita coniugale fallita. Un coniugio fallito è una sconfitta per gli sposi (in psicologia, la separazione, viene definita un “lutto”) ed un trauma per i figli, soprattutto minori, se ci sono. Ci piace evidenziare negli incontri con i nubendi che “il matrimonio è il tempo in cui si mette a dimora in terra la giovane pianta”. Questa pianta ha già radici, perché ciascun coniuge porta il contributo della propria identità, della propria personalità, del proprio passato, della propria concezione dell’amore, del proprio vissuto personale e familiare, del proprio ambiente sociale, dei propri sogni e di tutto ciò che egli/ella è. La giovane pianta è l’incontro di due personalità unite in un solo progetto che diventano con il sacramento del matrimonio una sola carne. Crediamo che nessuno sposo/a il giorno delle nozze ha la certezza matematica che quella scelta non possa comportare problemi. Il sacramento del matrimonio è l’alleanza di una coppia con Dio: il Signore guiderà la giovane coppia nella vita e aiuterà loro ad affrontare tutti i deserti che la vita farà attraversare.

Tra noi, che non vogliamo definirci la cosiddetta famiglia del “Mulino Bianco”, ci sono stati e ci sono diversità di vedute o attriti, ma con la preghiera ed il dialogo riusciamo a superare.

Vito essendo una persona riflessiva che cerca di usare le parole più appropriate, soprattutto durante i confronti, difficilmente risponde nell’immediato a Marina. Lei poi non sempre evidenzia un errore di Vito per cui alcune volte, conoscendola, bisogna “tirarle” le parole di bocca; in altre occasioni (quelle più gravi), però, subito Marina dice cosa non va. Una volta esternato il suo malessere, Vito cerca prima di rielaborarlo tra sé e poi le chiede di sedersi per potersi confrontare.  È da dire, però, che per fortuna i nostri screzi, fino ad oggi, non sono durati più di un giorno. Sono innumerevoli le circostanze che ci permettono di rinnovare il “si” del nostro matrimonio: ogni volta che noi diciamo all’altro coniuge “Ti amo” rinsaldiamo la nostra alleanza. Ogni volta che diciamo al coniuge “Ti chiedo perdono” o “ti perdono”, rinforziamo il legame del nostro matrimonio.

Ogni volta che ci ritroviamo come marito e moglie riuniti nel suo nome dinanzi al Signore per offrire una difficoltà della nostra vita o per riconoscere un dono di Dio, rinforziamo la nostra alleanza con lui. Infatti, ciò che ci aiuta tanto ad andare d’accordo e che ci ha avvicinati fin dai primi tempi del nostro rapporto è la fede che cerchiamo di mantenere viva partecipando attivamente alla vita della nostra Comunità parrocchiale, riflettendo sulla Parola di Dio e pregando. L’appuntamento della Messa domenicale che viviamo come famiglia, il vivere esperienze di servizio e di condivisione ci aiutano a vivere cristianamente il nostro matrimonio e a educare nella fede cattolica nostra figlia Maria Elena. La fede è un dono di Dio, ma è compito di noi genitori trasmetterla ai figli con la parola e l’esempio. La testimonianza del nostro essere cristiani (sia pur piena di errori), il vivere insieme esperienze significative di servizio e aiutarla a compiere piccoli gesti di condivisione crediamo che potrà suscitare in lei il desiderio di avvicinarsi al Signore, di sentirsi parte della Comunità e di farsi prossimo. Siamo consapevoli di essere stati chiamati ad essere nel mondo segno tangibile dell’Amore fedele e costante di Dio per l’umanità, dell’Amore di Cristo per la sua Chiesa. Con tutti i nostri limiti sappiamo di essere “chiesa domestica.”

Bisogna aiutare i giovani a capire la bellezza del Matrimonio sacramento, a soffermarsi sulla presenza di Dio nella famiglia che si costituirà, è Lui che “santifica ogni cosa”. Sposarsi nel Signore è rispondere ad una vera vocazione, quella di essere Icona della Trinità, immagine di Dio Amore, di Dio Comunità (Cf. Gen 1,27). Concludiamo questa nostra piccola testimonianza con la speranza che possa in qualche modo aiutare il cammino delle nuove coppie, con l’augurio che la pastorale per le famiglie possa essere potenziata a tutti i livelli per accompagnare anche le coppie in difficoltà che, a volte, si sentono escluse dalla vita ecclesiale.

Vito e Marina Colaianni