espe dixit

L'uomo che guardava


Andando al lavoro in un mattino freddo vidi sulla sponda del ponte un  uomo in età che volgeva lo sguardo alla mia sinistra, verso l’alto.La posa buffa  – appena inclinato da un lato, una mano dentro l’altra sul davanti del giaccone -  e l’espressione beata del volto esprimevano meraviglia, ammirazione. E anche devozione, pensai.Ricordava una statuina del presepe: uno di quei pastori con l’agnello intorno al collo, intenti ad adorare il neonato Gesù. O un bimbo ebbro del viso materno.Sapevo cosa stava contemplando ma nonostante ciò, o forse proprio a causa di ciò, seguii, sorridendo dentro e fuori, la direzione del suo sguardo ammaliato, per catturare con gli occhi un po’ di quell'incanto.Lassù la montagna innevata, nella grazia della luce mattutina, scintillava di oro rossiccio, come i gioielli della nonna quando li tiri fuori dal cassetto e li pulisci.Lo sfondo intenso del cielo esaltava la forza di quel candore dipinto dal sole appena sveglio che più in basso, dove la neve si diradava, si lasciava smorzare nel più modesto bronzo maculato dei boschi autunnali.La meraviglia è contagiosa, e  mi contaminai.Mentre andavo svelta al mio mesto lavoro, in quel mattino freddo, sentii brillare anch'io nel cuore un riflesso di quell’oro antico.