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Fuori dagli schemi

Post n°882 pubblicato il 23 Novembre 2022 da feliperun


In molti si avvicinano alla corsa dopo molti anni dedicati ad altri sport, oppure a nessuno sport.
Ai primi risultati vengono affascinati dalla voglia di migliorarsi, infatti non appena inizia ad allenarsi il corpo di adatta e le prestazioni migliorano, si sentono di poter raggiungere un nuovo traguardo.
Alcuni traguardi si misurano con il cronometro, altri con i chilometri percorsi, per altri traguardi non esistono unità di misura.
Alla Maratona di Palermo abbiamo conosciuto una persona che ha infranto molti schemi e tra questi il vezzo di stabilire unità di misura per quantificare una prestazione sportiva.
Come si possono misurare le capacità di affrontare le difficoltà e superarle?
Cosa accade se ci si accorge, un giorno, che nel proprio corpo, fino a quel momento una macchina in grado di spingersi oltre i limiti (ad esempio tre maratone in un mese una più svelta dell'altra) qualcosa non funziona.
La gamba sinistra non vuole fare quello che di solito fa e dovrebbe fare per il suo essere gamba, si rifiuta di avanzare, spingere e sostenere.
La diagnosi potrebbe abbattere chiunque, neppure i medici sanno bene cosa fare, e i rimedi? Tutti nelle mani della ricerca, ma ben poco di pronto. Quale è stata la reazione di Silvia? Andare avanti, gustarsi ogni passo anche se per avanzare ci vogliono i bastoncini, anno dopo anno chilometro dopo chilometro.
In una mattina di novembre con cielo grigio insieme a due podisti appena conosciuti affronta un altro viaggio di 21 km lasciando alle spalle teatro sormontato da una quadriga di cavalli rampanti, attraversa un boulevard che porta ad bosco, praticamente in città. Viene avvolta dal profumo del mirto e della nepitella (che crescono sul bordo della strada che conduce a Mondello), si sorprende a gusto acidulo dei mandarini piedi di semi.
C'è il penniseto che ondeggia al vento mentre viene incitata dai podisti che sopraggiungono.
Riceve i baci di un runner d'ebano sullo sfondo della Palazzina Cinese.
Raccoglie un germoglio di una pianta proveniente da latitudini lontane, che sarà ricordo vivente non appena tornata a casa.
La città la accoglie con sparuti suonatori di clacson (un tempo erano molti di più), con le chiese barocche, le fontane, i palazzi austeri. I leoni del Teatro Massimo rimangono immobili al suo passaggio, mentre l'aria si arricchisce degli aromi del curry, curcuma e coriandolo, palesando la attitudine multietnica di questa città. Alla Cattedrale viene colta da una pioggia sottile, forse è ancora più affascinante fermarsi ad osservare quel mix di stili di epoche diverse prima di affrontare la salita per il Palazzo reale, da attraversare con il naso all'insù.
I passi si intrecciano con i racconti delle esperienze passate e di quelle presenti. Irrilevante è la comunicazione di un ristoratore del guasto alla toilette delle donne, si può usare quello degli uomini.
Anche gli ultimi maratoneti che hanno quasi esaurito le energie condividono qualche tratto, ci si incita a vicenda.
Il traguardo è vicino, un giro intorno al teatro Politeamea (quello coi cavalli rampanti) e lo speaker annuncia il suo arrivo!
Un viaggio per la città "tutto porto" senza tralasciare di gustarsi ogni passo e salutarsi dandosi appuntamento per la prossima edizione visto che ci sono ancora tante esperienze che meritano di essere condivise. Possiamo misurare il tempo ma quanto valga quel tempo è tutt'altra storia!


 

 
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