L'Angelo del Focolar

LINEE GUIDA


 I rimedi giusti per le meduse (mare per mare) Interventispecifici per le diverse specie: quel che serve nel Mediterraneo può esseresbagliato in altri litorali. Che cosafare se si incontra una medusa? Chi consiglia l'ammoniaca, chi di bagnare conacqua calda, fredda, dolce o salata, chi di mettere un po' di aceto: ma pochisanno davvero che cosa è meglio fare. A colmare questa lacuna ci hanno pensatoalcuni ricercatori italiani e americani, autori di una rassegna appenapubblicata sulla rivista Marine Drugs, stilando una sorta di linea-guidaper la gestione dell'irritazione causata dal contatto con questi celenterati. «Oltre a indicare le terapie da intraprendere nei vari casi di contatto conmedusa, a seconda della specie e dell'area geografica dell'incidente, abbiamovoluto mettere in evidenza anche che cosa non fare per evitare il peggioramentodei sintomi» spiega Luca Cegolon del Dipartimento di medicina molecolaredell'Università di Padova e dell'Imperial College London, primo autore dellarassegna. Un dato curioso è che ciò che può aiutare contro una medusa tropicale puòessere controindicato per una del Mediterraneo. VELENO - «Per esempio - segnala Cegolon - l'aceto,raccomandato ai tropici e per le specie mortali australiane, va assolutamenteevitato per le meduse che popolano il Mediterraneo, perché può acuire isintomi». Ma qual è la prima cosa da fare in caso di un incontro ravvicinatocon una medusa? «I tentacoli contengono milioni di cisti nematoidi, che vengonodepositate sulla pelle della vittima in seguito al contatto. La rottura diqueste cisti libera il veleno, un miscela di proteine che può dare effettilocali (infiammatori, neurotossici, dermotossici) e sistemici(cardio-circolatori, emolitici, allergici) - sottolinea l'esperto -. La primacosa da fare dunque è rimuovere gli eventuali residui di tentacoli perchéfinché aderiscono alla pelle continuano a rilasciare veleno. Il dibattito suquale sia la strategia migliore è aperto, tuttavia sciacquare ripetutamente conacqua di mare è una raccomandazione condivisa così come l'uso di pinzette.Eventualmente i tentacoli si possono togliere anche con le mani, meno sensibilial veleno, a patto che poi le si sciacqui molto bene». COSA FARE - Ilcontatto con la medusa causa, in genere, un dolore bruciante e un'orticariadolorosa simile a un'ustione, accompagnata da gonfiore, eritema, vescicole ebolle. In rari casi, le meduse del Mediterraneo possono causare una reazioneallergica grave, con shock anafilattico. «Le tossine prodotte dalle diversespecie di meduse variano, per cui spesso si rendono necessari accorgimentidifferenti per controllare dolore, ulteriore rilascio di veleno e reazionilocali. Analgesici locali o per bocca, acqua calda, impacchi di ghiaccio,bicarbonato di sodio locale, nonché aceto per le meduse tropicali australianesono alcuni dei rimedi più consolidati. In Australia, al di fuori dei tropici,dove predominano meduse pericolose ma non letali, così come nel Mediterraneo,la priorità è ridurre il dolore e questo può essere ottenuto usando acqua dimare prima e acqua calda (42° per 20 minuti) e impacchi di ghiaccio poi.Nell’Australia tropicale, invece, dove sono presenti le cubomeduse mortali, inparticolare quella soprannominata "vespa del mare", l'AustralianResuscitation Council raccomanda vivamente (dopo preliminare valutazione deiparametri vitali per eventuali interventi di rianimazione) l'applicazione diaceto, seguita dalla rimozione dei tentacoli e da impacchi di ghiaccio». PREVENZIONE - Oltrea conoscere le strategie di pronto intervento, chi si reca in aree a rischioper la presenza di meduse potenzialmente letali dovrebbe avere anche qualchenozione di prevenzione. «Noi non siamo abituati a proteggerci dalle meduseperché quelle presenti nel Mediterraneo non sono particolarmente pericolose,tuttavia se ci capitasse di andare a fare immersioni nelle coste australiane oin altre tropicali/equatoriali sarebbe meglio indossare vestiario diprotezione, come le tute complete di Lycra. In alcune spiagge australiane pertenere alla larga le meduse, soprattutto le specie di dimensioni maggiori, sonostate messe reti in acqua, e sono posizionati segnali di avvertimento che èsempre meglio non sottovalutare».  (Antonella Sparvoli)