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Santa Lucia


La domanda era: verrà Santa Lucia? Da giorni le nostre letterine erano in giacenza in un simulacro di posta, il nostro camino, in attesa di essere lette dalla ".Santa dei doni" per antomasia. Solo in epoca successiva, in pieno boom economico, capimmo che quel che non era arrivato dalla santa, lo avrebbe portato Babbo Natale. Lui partiva dopo, i regali erano più disponibli.Le letterine erano particolari: scritte in calligrafia perfetta, con florilegi di polvere brillantinata d'oro e d'argento (era il nostro modo d'omaggiare la Santa che, seppur cieca , ci vedeva), iniziavano con l'introduzione convenuta e di prassi: "se tu ritieni... se pensi che... mi piacerebbe.. mi attengo al tuo giudizio, e al tuo buon cuore..."La norma, il buon senso, l'educazione, ci inducevano a chiedere sommessamente e solo nel caso che..., Avevamo timore che una richiesta, troppo spavalda, con presunzione , potesse inficiare un anno di buona condotta .. non erano tempi in cui mercanteggiare.I miei genitori, mia madre in particolare, erano maestri nella scenografia del rituale.Avevamo una grande cucina, con un enorme tavolo, in dieci i commensali (retaggio della famiglia del nonno). E sopra, e sotto, quel tavolo, in tempi di semi benessere, non mancarono mai giochi, mandarino, noci e, ad onor del vero, regali particolari per me.Che in quel giorno compivo gli anni. L'unica a cui fu concesso un regalo cumulativo. Una specie di festa. Che agli altri non è che fu negato.. semplicemente non c'erano mezzi e idee per compleanizzare.Ed i miei figli hanno avuto in retaggio quest'uso. I miei nipoti, per fortuna, no.Tornando alla notte di Santa Lucia, ricordo con uguale eccitazione l'allestire del tavolo: latte, pane raffermo, una carota, un goccio di vino per scaldarsi dal freddo...e per imbonirsi la generosità della Santa. E poi, tutti a letto presto, e senza fiatare!!.. un grande risultato per chi, ogni sera, lottava per farci addormentare..La sveglia era verso le cinque del mattino (dipendeva dal primo che doveva far pipi, e che andava in avanscoperta): poi, era lì'apoteosi della felicità!Immaginate sei bambini al culmine della loro gioia, eccitazione, felicità, riuniti in una grande stanza, attorno ad un grande tavolo, pieno di giochi e mandarini, e noci, e datteri... qualcosa di inimmaginabile quando si è figli unici, quando si ha tutto e sempre.Questi ricordi restano nella mia memoria indelebili atteraverso i decenni. I miei figli hanno ricevuto una parte di essi, i miei nipoti, altrettanto.Ho un grande debito di gioia e d'amore verso Camilla ed Armando, perchè in questi momenti si sono superati, in tutto e per tuttoE grazie a loro, nelle generazioni, riusciamo a trasmettere lo stesso spirito ai nostri figli/nipoti.E grazie, mamma e papà, per questo dono di esserr nata in questo giorno "dei doni".