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Estemporanea neuropolitica


Una nuova branca di studio si affaccia prepotentemente sulla scena, una branca politica che potrebbe segnare il futuro di tanti e che potrebbe determinare nuovi modi di intendere e fare politica: la Neuropolitica. Secondo gli studiosi di questa nuova disciplina scientifica l’essere di destra o di sinistra troverebbe fondamento non nell’ambito culturale in cui si vive ma, udite udite, nella genetica. Sarebbero i geni a determinare l’orientamento politico. Durante il convegno 'Il problema mente-cervello. Filosofia e neuroscienze a confronto', tenutosi oggi presso il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) dal Centro di studi biogiuridici 'Ecsel, si è parlato di questo nuova branca della scienza prendendo spunto dal lavoro di due ricercatori americani dimostrerebbero l’esistenza di una relazione tra basi genetiche e inclinazioni politiche. Da questi studi sarebbe emerso che, tra le migliaia di giovani sottoposte ad osservazione, i soggetti nei quali si evidenziava una propensione all’irrequietezza e alla necessità di ricercare continuamente nuovi stimoli e nuove situazioni presentavano la mutazione del gene DRD4 e si riconoscevano nell’area liberal-progressista. Gli studiosi, ovviamente, sostengono che per poter arrivare ad affermare con certezza la correlazione tra la mutazione genetica e la propensione politica si devono ancora effettuare ulteriori prove e ricerche. Proprio per poter dare ulteriori certezze, gli esperti di Neuropolitica si sono presentati all’Assemblea costituente del PD e stanno cercando di individuare alcuni soggetti, e in effetti non dovrebbero avere difficoltà vista la propensione alla mutazione delle anime fuse nel PD, per continuare ed approfondire gli studi. Da queste ulteriori ricerche dipende il futuro del PD anche se lo scetticismo sembra avere un ruolo primario. Sicuramente è acclarato che chi si riconosce, ora, nel PD ha in sé questa mutazione genetica e la storia dei diversi partiti di provenienza sembrerebbe avvalorare la tesi dei ricercatori ma non è ancora chiaro se questa mutazione vada considerata una malattia o meno. Dal fronte PDL sembrerebbero propendere per la prima ipotesi e infatti i ricercatori di quest’area politica starebbero già ricercando la cura. Hanno già individuato in Bondi e Ferrara i soggetti più adatti da utilizzare come cavie per la sperimentazione. Se la teoria è esatta presto si riuscirà a debellare quel male oscuro chiamato PD. Quel male oscuro che muta di continuo e minaccia di riempire le piazze italiane nel prossimo autunno, quel male oscuro che urlava “Si può fare” ma che non riesce a fare niente se non la lotta a Berlusconi. Forse la cura all’antiberlusconismo ce la darà la scienza e le risposte verranno dalla Neuropolitica o, male che vada, dalla Neuro! E, del resto, qualcosa di neurologico potrebbe esserci nell’atteggiamento di Uolter e compagni che cercano di tenere insieme anime troppo diverse ma accomunate dall’avversione al Cavaliere. Anime che hanno trovato, stante il disorientamento conseguente l’ennesima bocciatura elettorale in Sicilia e Sardegna, un faro nel prode Di Pietro che, con il suo comportamento e i suoi continui strali, sembra illuminare la profonda notte in cui è immersa la creatura prodiana. Per ora, buon lavoro agli scienziati! 
da entronellantro

 
 
 
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