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Malattia mentale

immagine disturbi mentali sono  malattie vere e proprie come il cancro o le malattie cardiovascolari: disturbi dell'umore  (depressione e altri), schizofrenia e altri disturbi psicotici, disturbi d'ansia, attacchi di panico e disturbi di personalità, gravi disturbi del comportamento alimentare (compresa l'anoressia mentale, che solo raramente si sviluppa in seguito a una dieta. Non è un capriccio indotto dalla moda, è una malattia grave e spesso mortale! La forma del disturbo può esser condizionata dal contesto sociale, certo, come aumentano in certi contesti le possibilità di abusi , traumi sessuali e violenze che spesso la scatenano, ma non ci si ammala fino a rischiare la morte per una taglia 38).

Queste malattie hanno in comune il fatto che le persone che ne soffrono non riescono sempre a controllare bene i loro pensieri, a volte possono soffrire di allucinazioni visive, uditive o idee deliranti: in questi momenti diventano "psicotici".  Alcune persone sembrano inespressive e non mostrano alcuna emozione. Altri sembrano avere invece il pieno controllo delle loro capacità come se non fossero malati. Le patologie mentali non vanno confuse con il ritardo mentale, che è determinato da una diminuzione della capacità intellettiva manifestata fin dalla nascita per cause fisiche. I malati mentali sono provvisti di una normale intelligenza e spesso non sviluppano alcun sintomo se non verso l'adolescenza e la prima età adulta.

La malattia va e viene; alcune persone si ammalano in modo episodico, altri quasi perennemente. Altri soffrono a causa di una sola grave crisi ed alcuni di più episodi nel corso degli anni; altri ancora restano ammalati per tutta la loro vita.

Ma è una MALATTIA.

Mi fanno male letture come questa:

Dal sito del Collettivo antipsichiatrico, ottobre 2004

"A Firenze è nato il gruppo Violetta Van Gogh, un nome come un altro per vedersi e scambiare idee su come combattere l'impostura psichiatrica. Di fronte alla pretesa scientificità della psichiatria noi denunciamo l'arbitrarietà e la barbarie di strumenti come il trattamento sanitario obbligatorio (il T.S.O. è un sequestro di persona legalizzato che impone a chi lo subisce un bombardamento di farmaci deleteri per il fisico e per la psiche, in non pochi casi somministrati a persone legate al letto di contenzione) l'elettroshock e le puerili forme di rieducazione (nei centri di recupero) offensive della dignità della persona. Per non parlare del marchio infame e degradante che viene incollato addosso per sempre a chi subisce trattamenti psichiatrici . Vogliamo denunciare inoltre le responsabilità politiche che mantengono questo stato di cose per assecondare gli interessi delle multinazionali della terapia (industrie farmaceutiche, manualistica, università, scuole terapeutiche di vario tipo). L'industria dei rimedi contro la cosiddetta malattia mentale è tra le più fiorenti in Italia e nel mondo, ogni anno vengono messe in commercio gocce per dormire, pasticche per non piangere, pillole per sentirsi su: solo per il Tavor i medici italiani firmano ogni anno 17 milioni di ricette, l'elettroshock torna in auge e nelle nostre città non passa giorno senza che il sindaco non autorizzi un T.S.O"

La repressione al posto della cura è un orrore che non potrò mai accettare, ma non sopporto chi sostiene che le malattie mentali sono un'invenzione delle multinazionali del farmaco o che gli psichiatri sono i sergenti di un sistema che ci vorrebbe tutti omologati. Come in tutti i settori, ci sono semplici "impiegati", veri e propri "eroi" e bravi medici, persone che cercano di fare il meglio per dare cura e aiuto. E incapaci, criminali, cialtroni. Come in tutti i settori e gli ambiti della vita e del lavoro.

L'antipsichiatria vista da uno psichiatra vero:

"Da molti lustri il dott. Franco Basaglia è passato a miglior vita, ma non per questo la schiera dei  suoi amici è assottigliata, anzi. Ciascuno, anche coloro i quali per evidenti ragioni anagrafiche erano poppanti all'epoca di Basaglia, dichiara di aver scorto in  costui la luce, di averci  parlato insieme, di aver bevuto con lui un buon bicchiere di Tocai (alcuni qualcuno di troppo), di aver giocato a bocce con Franco, di avergli lavato l'auto; altri gli ha insegnato lo sloveno, chi gli ha consigliato la vera ricetta per il gulasch e chi se ne sente a pieno titolo l'erede testamentario per avergli fatto una volta il pedicure.

Basaglia, insomma, è diventato il marchio della psichiatria italiana, il logo sul quale si fondano  le personali nefandezze dei posteri tutti impegnati a sostenere una ideologia vecchia e scialba e velleitaria che di basagliano in senso stretto ha ben poco, nel senso che non parte dai fatti, ma da un'astrusa concezione teorica, demagogica e populista che continua a creare danni nella vita quotidiana dei pazienti, delle loro famiglie e degli psichiatri. Basaglia stesso ne "l'istituzione negata" scriveva: "stiamo distruggendo una realtà repressiva (quella delle strutture psichiatriche) ma nessuno può dire quale sarà il passo successivo".  

Oggi come oggi possiamo senz'altro affermare che "il passo successivo" è stato un passo falso, meglio dunque rimettersi in carreggiata. 

Molti di questi signori, invece, sulla pelle del povero Franco si sono costruiti la loro confortevole magione ed i pazienti psichiatrici non li vedono neanche a cento metri di distanza, è un problema che non li tocca, il loro problema è mantenere tutto fermo, agitando gli animi dei poveracci che credono agli ideali. Del resto è logico, se andassi in giro sbraitando che voglio salvare il mio fratello dalla follia, che gli voglio dare casa, lavoro e felicità e che gli altri sono cattivi perché lo trattano male, la famiglia, la società e gli psichiatri, anche io mi metterei automaticamente dalla parte dei "buoni".

 Buoni, ma meschini, perché è facile affermare le grandi verità di amore giustizia e libertà, quando poi ci sono gli altri, i cattivi, i quali sono tali solo perchè  hanno il vezzo di porre la domandina: si, ma come? Chi dovrebbe e quando?

 I pazienti non devono essere abbandonati. Sì, ma come? Chi dovrebbe e quando?

 Bisogna dare loro vitto, alloggio, lavoro e famiglia e sesso. Sì, ma come? Chi dovrebbe e quando?

 Non bisogna più suicidarsi. Sì, ma come? Chi dovrebbe e quando?

 Non bisogna ricoverare i pazienti nelle cliniche private. Sì, ma come? Chi dovrebbe e quando?

 Il paziente bisogna amarlo, curarlo e proteggerlo. Sì, ma come? Chi dovrebbe e quando?

 Bisogna che i pazienti vengano seguiti al domicilio. Sì, ma come? Chi dovrebbe e quando?

«Verum ipsum factum» come diceva Giambattista Vico, vale a dire, norma del vero è l'averlo fatto. Nel caso della psichiatria, per rimanere in ambito vichiano è valido il concetto dell'eterogenesi dei fini: si parte con delle idee, dei presupposti e nei fatti si realizza qualcosa di completamente diverso perché come diceva il filosofo: "La storia, dunque, non matura contro o nonostante l'uomo, ma è il luogo nel quale bisogni reconditi, iscritti nella sua natura, emergono e si impongono al suo spirito che così si dilata e si affina".

I nostri Basaglia's friends invece, non si affinano e partono lancia in resta pensando che la malattia mentale si modifichi perché lo dicono loro, insomma, molte prospettive e poco di concreto. Ma quello che colpisce è la loro impermeabilità davanti ai fatti, come non si lascino toccare minimamente dallo sfacelo in atto e come pur di non mettere in discussione la loro convinzione diventino animosi, ostili ed astiosi.

Noi crediamo invece ad una psichiatria fondata sui bisogni degli esseri umani, ad una psichiatria il più lontana possibile da beghe politiche , di partito, di sindacato.

Noi crediamo che la psichiatria debba nascere dalle esigenze delle persone (pazienti, familiari, medici), esigenze che possono essere  dissimili, difformi e non omologabili.  The Basaglia's friends hanno troppi conti in sospeso: per conservare il loro potere devono accontentare sindacati e partiti, devono costituire e sostenere cooperative di poveri disgraziati che per avere un lavoretto devono sottostare ai loro dictat.  

Devono fare insomma come quelli del  giochino delle tre carte, si mettono insieme con un gruppo di compari e fingono di partecipare ad un passatempo  degno di attenzione per attirare i polli di turno, polli che vengono regolarmente spennati, infilzati e fatti al forno.

 Uno psichiatra collaboratore, 26 gennaio 2006"


scritto da : cateviola su  nuvolaviola

 
 
 
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