Sgosh!

Se qualcosa può andar male lo farà.

 

 

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L'INVASIONE BARBARICA

Post n°338 pubblicato il 30 Aprile 2007 da ausdauer
 

Ci risiamo. Non fa in tempo a spuntare un timido tiepido sole che la Ridente Cittadina si trasforma da landa desolata e sperduta nella nebbia a centro urbano trafficato quanto una metropoli. Maledetta folla di turisti imbizzarriti.

Ce ne fosse uno che per attraversare la strada si accerti che non sopraggiunga un'auto, giammai! Il turista doc si lancia in mezzo alla strada ignaro della segnaletica e sprezzante del pericolo. Se non ti fermi, lui ti cammina sul cofano, striscia sotto la tua auto a mo' di marine, ti apre lo sportello e rotolandoti sopra se ne esce dall'altra parte portandosi appresso la tua autoradio come souvenir, perché lui deve passare, anche sul tuo cadavere se dovesse servire. Non può mica attendere quei 4 secondi che ti servono per spingere sul freno.

E poi il turista doc non parcheggia tra le righe, mai. Parcheggia letteralmente ovunque. Che si tratti di un marciapiede, dell'accesso al tuo vialetto di casa, del pino sbilenco o del tuo gatto, non importa: il turista è fonte di guadagno, pertanto può appoggiare la sua sacra auto anche sulla tua, se proprio dovesse essercene bisogno.

Per non parlare di quegli odiosi, lenti, infigardi risciò che piacciono tanto alle famigliole felici in villeggiatura. Pargoli appesi sul davanti e fanciulli ululanti e scoordinati alla guida, che dopo aver demolito cancelli e stampato vecchiette sull'asfalto, bloccano irrimediabilmente il traffico per chilometri e chilometri. Hanno una velocità media di mezzo km orario, ma occupano almeno tre quarti della carreggiata: mentre li segui, con l'auto che vorrebbe gettarsi nel primo canale a causa del surriscaldamento del motore, imprecando contro il tempo tiranno che ti farà arrivare inesorabilmente tardi al lavoro, loro fischiettano. E in te emerge prepotente il desiderio di attuare una carneficina.

Trovare un posticino solitario in cui crogiolarsi in riflessioni filosofiche sul destino dell'universo, sulla vita e sul senso della stessa, su una possibile fine di Beautiful o su quella di Maurizio Costanzo sul palinsesto Mediaset, diventa pressoché impossibile. La pineta pullula di cani e pargoli liberi di devastare la flora e la fauna, il litorale è impraticabile, i parchi sono meta ambita per le scolaresche dei centri estivi e i chioschi della piadina sono presi d'assalto. Se vuoi un posto per pensare, puoi provare a buttarti dagli scogli e a rimanere sott'acqua per qualche decina di minuti, anche se non garantisco che funzioni.

Comincio già a patire tutto questo, e a non sentirmi più in grado di sopportarlo.

La cosa peggiore in assoluto, però, è che mentre gente semi-ignuda sparge nell'aria odore di creme abbronzanti e voglia d'estate e innumerevoli persone invidiano i miei 300 metri dal mare, in me nasce  soltanto tanto un'imbarazzante voglia.

Quella di chiudermi dietro al bureau dell'albergo, a rispondere al telefono e inseguire il cartaceo d'ufficio che svolazza per la hall, a litigare con i clienti e a cercare imporre il mio potere (invano), sfoggiando un colorito che nemmeno gli Addams potrebbero invidiarmi e sorrisi di circostanza.

Preso atto di ciò e confessatolo al resto del mondo, vado a defenestrarmi.

 
 
 
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