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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Ruth - Elizabeth Gaskell

Post n°654 pubblicato il 16 Agosto 2011 da bluewillow
 

Titolo: Ruth Titolo originale: Ruth Autrice: Elizabeth Gaskell Traduzione: Federico Lopiparo, Valentina Piovani Casa editrice: Editori Internazionali Riuniti pag: 686 costo: 9,90 €

Quanta gente nel 2011 ha l'opportunità di poter dire "Hey! Correte in libreria: è stato pubblicato il nuovo libro di Elizabeth Gaskell!"?
Davvero poche se siete di lingua inglese, visto che "Ruth", considerato un consolidato classico su suolo britannico, è un libro nientemeno che di 158 anni fa: fu pubblicato infatti per la prima volta nel 1853 dalla londinese Chapman & Hall, ed è ora finalmente disponibile, per la prima volta nella storia, in italiano, grazie alla traduzione approntata dalla Editori Internazionali Riuniti.
E' decisamente il caso di dire "meglio tardi che mai!" e di godersi il piacere tutto vittoriano di crogiolarsi in una vera novità ottocentesca.
Benché abbia avuto un ruolo non di poco conto nello sviluppo del romanzo inglese con le sue eroine di origine proletaria, abbia suscitato scandalo con i suoi libri (una cosa che sempre giova alla fama) e sia stata molto apprezzata da Charles Dickens, che volle  che pubblicasse "Cranford", uno dei suoi più noti romanzi, a puntate sulla rivista Household Works, Elizabeth Gaskell è forse ancora poco nota al pubblico italiano come romanziera, presso la quale è invece famosa soprattutto per una bellissima biografia di Charlotte Bronte ("La vita di Charlotte Bronte") della quale fu una delle poche amiche, vista la vita estremamente riservata dell'autrice di "Jane Eyre", con la quale scambiò diverse lettere.
Forse ad oscurare il nome della Gaskell contribuì il fatto che inizialmente i suoi libri furono pubblicati in forma anonima: erano infatti tempi in cui era considerato riprovevole che una donna si dedicasse alla scrittura (la stessa Charlotte Bronte pubblicò inizialmente "Jane Eyre" sotto il falso nome maschile di "Currer Bell" e ancora prima Jane Austen aveva pubblicato tutti i propri romanzi senza rivelarsi come autrice), ancor più poi se, sfidando l'opinione comune, come fece  Gaskell, si faceva portavoce del  nuovo mondo proletario industriale e di inediti personaggi femminili, di bassa estrazione sociale e lavoratrici, non più in pena solo per affanni amorosi, ma prima di tutto per la sopravvivenza.
elizabeth gaskell"Ruth" si apre proprio con la descrizione di una sfiancante tipica giornata lavorativa di metà ottocento: un gruppo di giovani sarte sta cucendo fino a notte inoltrata gli abiti che le signore della buona società dovranno indossare per un ballo. Tutte sanno che, dopo poche ore di un breve riposo, la giornata inizierà nuovamente da capo allo stesso modo, con pochissime soste: le lavoratrici vivono addirittura nel laboratorio dove cuciono e lo abbandonano solo la domenica, giorno in cui possono ricongiungersi ai propri cari.
La sedicenne Ruth, orfana di entrambi i genitori dall'età di dodici, vive solo per lavorare, senza guida o conforto da alcuno, tranne quello di una collega sarta.
Mrs. Mason, la padrona della sartoria, sceglie di mandare Ruth al ballo come sarta a disposizione delle dame in caso di necessità: benché la fanciulla non sia molto esperta è indubitabilmente avvenente e farà quindi fare bella figura al laboratorio.
Ma si sa, i balli sono sempre galeotti e qui la povera Ruth finisce per incontrare per la prima volta l'affascinante Mr. Bellingham, galante e dai modi suadenti, che incarnerà per la giovane orfana un ruolo un po' desueto: il fato.
Questo infatti non è un romanzo d'amore: è in un certo senso una rivisitazione di una tragedia greca.
In questo romanzo non c'è scampo. La nostra Ruth ha le ore contate. E' sola al mondo ed ha incontrato un mascalzone, ormai ha un destino da compiere: diventare una donna perduta e pagare la sua colpa per il resto della vita, fino ovviamente ad un tragico finale (se no che tragedia sarebbe?).
La novità del romanzo, quella per cui "Ruth" fu aspramente contestato, tanto che alcuni bruciarono le copie del libro in segno di protesta e gridarono allo scandalo sta in questo: Elizabeth Gaskell parteggia per la sua eroina, la difende fino in fondo, la fa cadere nel peccato, ma ce la dipinge come una santa, nel tentativo di fare di Ruth la dimostrazione che se una donna viene sedotta ed abbandonata, indotta ad una relazione fuori dal matrimonio, e se addirittura diventa una ragazza-madre questo non la rende automaticamente una persona indegna o malvagia, ma che anzi tutti coloro che si proclamano veramente cristiani dovrebbero essere i primi a tendere una mano per dare conforto ed aiutare coloro che per la giovane età, la solitudine o la semplice ignoranza, si sono perduti. Una tesi semplicemente rivoluzionaria in epoca vittoriana. Anzi, una tesi ancora molto rivoluzionaria ancora oggi, a dirla tutta.
Donna profondamente religiosa, figlia e moglie di un pastore, Elizabeth Gaskell propone ai suoi lettori un catechismo ultramoderno, per l'epoca in cui fu pubblicato, sotto forma di romanzo: i riferimenti a Dio, alla religione, al desiderio di redenzione di Ruth sono infatti praticamente continui. Lo stesso ambiente scelto per la redenzione morale di Ruth è infatti quello che fu famigliare alla stessa Gaskell: la nostra eroina, abbandonata dal suo incostante amante, sarà infatti accolta dal pastore dissenziente  Mr. Benson e da sua sorella Faith ( i dissenzienti sono cristiani protestanti inglesi che non riconoscono nel re d'Inghilterra il capo della chiesa), che la aiuteranno a crescere il suo bambino, inducendola a fingere di essere una vedova.
La bugia si rende inevitabile: una donna sola, a metà '800, può solo essere respinta ed emarginata, praticamente condannata a morte. La stessa Miss Faith, una dei personaggi che più ameranno Ruth, finisce per dire, non appena conosce il problema della giovane, che sarebbe stato meglio per lei morire piuttosto che vivere nella vergogna. I figli illegittimi non avevano trattamento migliore delle loro sfortunate genitrici, così per amore del proprio innocente bambino, Ruth decide di fingere di essere Mrs. Denbirgh, giovanissima vedova, lontanamente imparentata con i Benson.
Si tratta ovviamente di un meccanismo ad orologeria: l'appuntamento con il destino può solo essere rimandato, ma non eluso, nel frattempo però la scrittrice ci mostrerà tutta l'autentica bontà di Ruth, la presunta irredimibile peccatrice, a confronto di una serie di personaggi altamente considerati nella piccola società locale, che però finiscono per macchiarsi di colpe assai maggiori, perché scelte consapevolmente.
Corruzione politica, furti, falsità, bontà solo apparenti, pettegolezzi e maldicenze: tutto servirà solo a mettere in luce l'autentico candore di Ruth.
La stessa scena della seduzione viene in realtà totalmente elusa dalla scrittrice: leggendo questo romanzo si potrebbe avere l'impressione che Ruth sia divenuta madre semplicemente giocando a carte o passeggiando nei boschi con Mr. Bellingham, fino a quando alla giovane perduta non viene comunicata la notizia della sua inconsapevole gravidanza. La scrittrice vuole rendere la sua eroina innocente perché moralmente ignorante: ha commesso quello che viene giudicato un imperdonabile errore agli occhi del mondo (per la stessa Gaskell è uno sbaglio, nonostante la sua modernità), ma non le può essere ascritta alcuna colpa, perché nelle sue intenzioni ha solo amato qualcuno che l'ha amata, un sentimento al quale le era impossibile sottrarsi.
Il libro è decisamente drammatico, ma ha anche sprazzi umoristici, incarnati dalla domestica dei Benson, la burbera, ma tenera Sally, i cui racconti sui propri trascorsi amorosi o su come redigere un testamento sono decisamente esilaranti.
Elizabeth Gaskell è una formidabile scrittrice, ma certamente "Ruth" è un libro fortemente legato all'epoca in cui fu scritto: è un romanzo che cerca di convincerci che non dovremmo mettere al bando e ostracizzare le donne, solo perché hanno avuto una relazione non platonica con qualcuno che non era loro marito. Leggere questa appassionata difesa di Ruth, che ad occhi moderni appare persino troppo buona, quasi pronta per diventare santa e fare miracoli, è in fondo un po' strano.
Ma c'è un lato moderno di Ruth che può essere apprezzato ancora oggi: è una donna che cerca profondamente la propria indipendenza, che vuole lavorare, rendersi utile, che non si limita solo a pensarsi come madre, ma che sente di dover avere un ruolo attivo nella società. E' un personaggio che sostituisce la propria ignoranza con una consapevolezza creata poco alla volta da sola, che si autoistruisce e costruisce per sé un insieme di valori ai quali sente di dover rimanere coerente ad ogni costo.
A Ruth viene offerta l'occasione che ad una qualsiasi eroina nella sua condizione, e forse anche per il senso comune della sua epoca, apparirebbe irrinunciabile: sposarsi, divenire membro effettivo e legalmente riconosciuto della società, in una parola quello che per una donna dell'800 corrispondeva al semplice "esistere". Ma non lo farà. Dovendo scegliere fra una vita facile, ma ipocrita e corrotta, ed una difficile e coerente, sceglierà quest'ultima.
Qualcosa mi dice che se i libri della Gaskell sono stati bruciati non è per i pretesi peccati di Ruth, ma per questa scelta di indipendenza, per la pura libertà intellettuale che la scrittrice ha voluto dare al suo personaggio.

Di Elizabeth Gaskell ho recensito anche:
Storie di bimbe, di donne, di streghe (post n° 606)

 
 
 
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