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UNA DONNA PERDUTA

chissà dove l'avro' messa.....

 

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Via IMU e via Tasi. Peccato pero' che ...

Post n°785 pubblicato il 26 Agosto 2015 da angeligian

LE CAVOLATE DI RENZI E DEI GOVERNI BANCARI: Via IMU e TASI dal 2016. Ma nel 2016 entrerà in vigore il Pareggio di Bilancio quindi quei soldi si dovranno sborsare comunque e agli stessi andranno aggiunti soldi per il rientro graduale del rapporto tra Debito Pubblico e PIL al 60%. Per gli ignoranti ( che ignorano cosa voglia dire tale soglia del 60% ) spieghiamo che per per far scendere il debito pubblico dal 137% al 60% del PIL si dovranno fare drastici tagli alla spesa pubblica ( quindi meno servizi pubblici ) e rientro di soldi alle banche detentrici di titoli di stato. Rientro che avverrà con il prelievo fiscale.

Se considerate che tutta la massa monetaria che fa girare l'economia è emessa a debito, portare il rapporto al 60% vuol dire far girare meno soldi e quindi strozzare l'intera economia. Lo Stato sarà costretto a far gestire i servizi di interesse pubblico da multinazionali private perchè i privati potranno indebitarsi (a discrezione di chi gli presta i soldi e su specifici business plan) ma lo Stato no. Non resta altro che pregarvi la salute, sia fisica che economica perchè se vi ammalerete (anche gravemente) o dovrete pagare la tassazione elevata per il rientro del debito,dovrete avere una cospicua base finanziaria di risparmi per poter guarire o vivere il più possibile. Se non avete soldi per curarvi e pagare le tasse lo Stato vi viene incontro consentendovi di ipotecare la casa in cambio di un vitalizio o di un prestito. E' stato tutto previsto nella L.44 del 2 aprile 2015 che è entrata in vigore il 6 maggio scorso. Ma che bravi elettori che abbiamo. Fossero meno ignoranti ed asserviti sarebbe veramente un Bel Paese.

P.S.: ovviamente siccome lo stato non può spendere, le pensioni non potranno aumentare ma di contro non si possono tagliare neanche quelle "ricche" perchè i diritti acquisiti non si toccano, come ha sancito la Corte Costituzionale. Diritti per pochi, ma non per voi pensionati che vi siete visti sottrarre soldi e state aspettando che ve li restituiscano.

(Antonio Pocobello)

 
Rispondi al commento:
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 27/08/15 alle 10:01 via WEB
Tiè, béccate questo:
Il settore farmaceutico, ormai nelle mani dei colossi del settore, è decisamente molto ricco. Ma si sa, per far soldi servono soldi. Non è un caso, infatti, se in questo campo oggi si spende più denaro per il marketing che per la ricerca. Per essere più precisi, il Big Pharma (l’appellativo dato all’industria farmaceutica) impiega un terzo dei ricavi e un terzo del personale per collocare nuovi medicinali sul mercato. Pionieri di questo nuovo approccio con la salute sono gli Stati Uniti, dove tra il 1996 e il 2001 il numero dei venditori di farmaci è cresciuto del 110%, passando da 42.000 a 88.000 agenti. Non solo, per promuovere i suoi nuovi prodotti questo settore spende ogni anno da 8.000 a 13.000 euro per ogni singolo medico . Nota come Disease mongering, o mercificazione della malattia, questa pratica estrema del marketing funziona in modo abbastanza semplice: basta abbassare i valori di una grandezza misurabile (diabete, pressione arteriosa, colesterolo ecc.), o diagnosticare come disturbo una presunta anomalia del comportamento (tristezza, ansia, timidezza) e il numero di malati cresce automaticamente. In effetti, la logica è la stessa di quella che domina in generale nella società dei consumi: come si è passati dalla produzione di merci per il loro consumo al consumo fine a se stesso per continuare a produrre merci, così si è passati dall’invenzione di nuove medicine per la cura delle malattie all’invenzione di nuove malattie per produrre nuovi farmaci. Il caso più eclatante si è probabilmente verificato nel 2004, quando una commissione di “esperti” negli Stati Uniti ha riformulato la definizione di ipercolesterolemia (l’eccesso di colesterolo nel sangue). In pratica, riducendo i livelli ritenuti necessari per autorizzare una cura medica, hanno letteralmente triplicato da un giorno all’altro il numero di persone che potevano avere bisogno di cure farmacologiche. Un dettaglio importante: otto dei nove membri di quella commissione lavoravano a quel tempo anche come relatori, consulenti o ricercatori proprio per le case farmaceutiche coinvolte nella produzione di farmaci ipocolesterolemizzanti. E questa è solo la punta dell’iceberg. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA), già nel 2002 l’87% degli autori delle linee guida cliniche aveva conflitti d’interesse a causa di legami con l’industria farmaceutica. Di questi, il 59% aveva rapporti diretti con i produttori dei farmaci relativi alle patologie per cui era chiamato a stilare le linee guida . Attraverso il Disease mongering le persone vengono persuase del fatto che problemi prima accettati come un semplice inconveniente, o come “parte della vita”, debbano ora destare preoccupazione e abbiano bisogno di cure mediche. Il fenomeno è tanto diffuso che il prestigioso British Medical Journal ha pubblicato, già nel 2002, una “Classificazione internazionale delle non-malattie”: oltre 200 condizioni ritenute a torto come patologiche. Vediamo le prime dieci, anche se ci si potrebbe davvero divertire, elencandole tutte: invecchiamento, lavoro, noia, sacchi lacrimali, ignoranza, calvizie, efelidi (una sorta di lentiggini), orecchie a sventola, capelli grigi/bianchi, bruttezza. Purtroppo, però, non c’è molto da scherzare. Non solo per le dimensioni che hanno raggiunto queste pratiche, ma anche perché ci vorranno decenni, prima che le si possano sradicare dal sistema socio-sanitario. Oltre alle ingenti cifre di denaro investite, infatti, c’è da considerare che i regali (inviti a pranzo o in vacanza, accesso a congressi in località esotiche e numerosi altri sottili meccanismi di persuasione) non sono riservati solamente ai medici praticanti. La corruzione inizia infatti già con regali da parte delle industrie farmaceutiche agli studenti di medicina prossimi alla laurea: futuri professionisti pronti a collaborare nel lancio di nuove “campagne di sensibilizzazione” con pubblicitari alla Vince Parry. Questo professionista del marketing, in un articolo intitolato “L’arte di inventare malattie”, rivelò pubblicamente di collaborare con le case farmaceutiche per “creare nuove idee su disturbi e malattie e un nuovo modo di pensare alle cose per massimizzare le vendite dei farmaci”. Del resto, scrive Parry, “le case farmaceutiche oggi promuovono non solo i propri farmaci, ma anche i disturbi necessari a creare il mercato per i propri prodotti”. Questo modo di vedere il settore farmaceutico arriva però da più lontano. Trent’anni fa Henry Gadsen, direttore della casa farmaceutica Merck, dichiarò alla rivista Fortune: “Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque”. Bene, sembrerebbe proprio che siamo arrivati a questo punto. Per questo servono urgentemente dei provvedimenti, sia a livello legislativo che mediatico. Basti pensare che, secondo una ricerca francese, la metà dei prodotti oggi sul mercato è inutile, il 20 per cento è scarsamente tollerato dai malati e il 5 per cento è addirittura potenzialmente pericoloso per la salute. Ne va quindi delle nostre tasche, ma anche e soprattutto delle nostre vite. Questa estrema medicalizzazione della società, in effetti, porta da una parte a terapie inopportune, dall’altra ad enormi sprechi di denaro (spesso pubblico) che compromettono la già traballante sostenibilità economica di interi sistemi sanitari. Il tutto sottraendo risorse utili alla cura e alla prevenzione di patologie reali. E perché no? Alla tanto magnificata ricerca.
Testo estratto dal libro “Medicina Ribelle. Prima la salute, poi il profitto”. Edizioni L’Età dell’Acquario...
 
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