Creato da Superfragilistic il 30/07/2008

Sonoviva

Un blog di denuncia, osservazione e critica possibilmente costruttiva

 

 

« ITALIA: STORIA DI UN REGIMEL'ITALIA VA A PUTTANE »

COMUNICAZIONE E PERFORMANCE: PAROLE AD EFFETTO PRIVE DI CONTENUTI

La chiesa di S.Biagio in Ottati (SA): altare navata sx. Ho curato i restauri dell'altare, della pala, degli affreschi, del tavolato, dell'altare maggiore,della balaustra, della cantoria,dei dipinti a tempera. La parte che si vede qui a sinistra era ricoperta ed è stata ritrovata in fase di discialbo.Ho progettato i lavori e fatto il Direttore senza percepire un solo soldo in più. Questo facevano i funzionari quando c'erano e quando davano loro i finanziamenti.

 

 

 

Quest'articolo avrebbe potuto avere tanti altri titoli, ma quello che mi preme oggi raccontare, è come questa nostra società si sia, durante gli ultimi decenni, concentrata su di una serie di concetti che, a poco a poco, l'hanno portata e stanno continuando a portarla, verso una china che pericolosamente si inclina sempre più ed i cui risultati vanno esplicitandosi per ora a chi vive dall'altra parte dello specchio. Si, perché di uno specchio virtuale si tratta, in cui tutto viene fatto girare tra sfavillio di luci e di colori, come in un giardino incantato; mentre dall'altra parte la realtà è ben diversa e nulla viene fatto perché le cose acquistino bellezza e durevolezza; lo specchio mostra ciò che in realtà non c'è e, se c'è, si prepara a scomparire. Come una magia che poi, per cattiva gestione del beneficiato, scompaia lasciando tutti a bocca asciutta. 

Il soggetto è sempre lo stesso: i nostri beni culturali, un patrimonio di immenso valore che tutto il mondo ci invidia. Per tanti e tanti anni gestito, curato e coccolato da schiere di Soprintendenti, storici dell'arte, archeologi, architetti, archivisti, bibliotecari; e poi documentalisti, geometri, disegnatori, assistenti di scavo, assistenti di cantiere, operai comuni, operai specializzati, restauratori, decoratori. Un piccolo esercito tutto concentrato sulla tutela, la gestione e la valorizzazione, compiti una volta esclusivi dello Stato. Due semplici leggi, unico vero e proprio capolavoro dell'era fascista, la 1089 del 1939 e la 1439 dello stesso anno: la prima per la tutela dei beni materiali; la seconda per quella del Paesaggio. E la criticità di quest'ultima era data dal fatto che la sua attuazione fosse stata delegata alle Regioni, salvo il potere sostitutivo dello Statao in caso di inadempienza. E questo potere era stataìo per la prima volta esercitato a Napoli da parte di un coraggioso Soprintendente, Mario De Cunzo, il quale, contro il parere dell'allora Ministro Fisichella, aveva progettato con lo staff della Soprintendenza, i Piani Paesistici dell'Area Flegrea, attesi invano per anni. 

Ma  si sa, la politica in Italia è ottusa e non lavora quasi mai per il progresso della Nazione ma per le tasche di pochi; e così sciaguratamente ha pensato di mettere ogni cosa in mano agli Enti locali il cui unico interesse è il consenso che si ottiene massimamente concedendo ai cittadini piuttosto che inibendone i desiderata. Il Capo V della Costituzione viene modificato e l'esclusività dello Stato è la prima cosa a cadere. Si comincia a pensare che il bene debba rendere soldi, turismo, qualcuno propone persino di far pagare l'ingresso nelle biblioteche, ed a poco a poco, cambiano le leggi, cadono i punti fermi, ricambiano le leggi, cambia l'organizzazione del Ministero per i Beni Culturali a cui viene anche aggiunto ' e per le attività' culturali. Si butta tutto nel calderone, dal turismo allo sport fino e si lasciano invecchiare funzionari, storici, archeologi, archivisti, restauratori, operai specializzati. Si mettono in esubero, si programma la diminuzione degli organici, si aspetta l'estinzione di una razza che non si replicherà perché nessuno è stato messo in grado di insegnare ad un giovane come si fa a tutelare un bene e come si fa ricerca sulle sudate carte. Ho trascorso ben 36 anni in questa Amministrazione e per tanti anni ho essenzialmente fatto ricerca attraverso la lettura di carte, fascicoli e fogli sciolti consultati negli archivi di Stato o in quelli diocesani; leggendo visite pastorali ed atti di tribunali; cercando qualcosa e trovando sempre qualcos'altro: un contratto con un pittore ad esempio; o un testamento con dettagliate descrizione di cose e di interni. Un'emozione che non ha nulla a che vedere con il clic sulla tastiera. Un toccare, odorare, vivere emozioni non facilmente descrivibili a chi non ne abbia mai avuto sentore. Ho macinato chilometri e chilometri per raggiungere piccoli paesi con straordinarie chiesette; ho visto riapparire, sotto mani di pittura o sotto nuove murature, dipinti straordinari di secoli  e secoli prima. Ho visto meravigliosi maestri del restauro ricomporre immagini con la forza dell'astrazione cromatica o con la semplice pulitura di cattivi restauri precedenti, fatti da pittori sedicenti restauratori. Ho sentito la gioia delle comunità come quella volta quando, nel piccolo Paese di Ottati, abbiamo riaperto la chiesa di San Biagio chiusa da 35 anni. Benché non fosse estate ma una fredda sera di inverno, il Paese era tutto lì dentro ed anche alcuni emigranti erano tornati per l'occasione. I fuochi d'artificio avevano salutato il mio arrivo e poi la Messa celebrata in quella chiesa dove le più anziane si erano sposate o avevano battezzato i loro figli. Tutti mi abbracciavano ed io ero commossa fino alle lacrime. Poi tutto era finito davanti ad una tagliata di provolone e soppressata. L'altare in legno del 1500, tutto dorato e dipinto, con la sua pala d'altare; il soffitto ligneo rimontato; la balaustra. Il busto d'argento del Santo: ogni cosa la suo posto e sembrava impossibile che potesse avvenire data la situazione in cui la chiesa versava. E così tante e tante altre volte. Un lavoro bellissimo.

 

Ed ora cosa resta? Una Soprintendenza lasciata senza personale e forse anche senza sede. Il divieto a muoversi con mezzi propri sul territorio e la mancanza di mezzi ed autisti. Soldi nulla: per il 2011 150.000,00 euro per gli impianti del museo diocesano e 40.000,00 per la sede. Neanche un restauro finanziato. Io ne ho presentati almeno 5 di progetti ma niente, nulla di nulla. 

Ed invece cosa ci dicono dal Centro, ovvero dalla nuova berlusconiana Direzione generale per la Valorizzazione nel rapporto sul 2010 inviatoci con il nuovo anno? Che andiamo alla grande e che c'è da essere contenti che il trend, per la Campania soprattutto, è in salita e cìdi conseguenza i Dirigenti hanno dato una buona Performance, termine  pensato dal nano Brunetta per far finta che ci sia stata una riforma. Ora la chiamano performance ed è di ciò che ci si deve preoccupare: annunciare eventi, fare interviste, annunci, chiamare le televisioni, sparare cazzate, mentre tutto intorno muore.

Io questa performance l'ho vista quando in Banca d'Italia sono andata a ritirare la cifra che mi toccava: ovviamente la mia performance non era di quelle date a chi si è distinto. Il nome stesso prelude ad un'attività di vassallaggio morale e fisico di cui non sono mai stata capace. Io sono sempre stata capace di lavorare e dare il massimo, ma questa è un'altra cosa ed in questa Italia non paga e non pagherà mai.

Così ho preso la mia decisione: non sopportando più di vedere l'agonia in diretta me ne andrò perché è lo Stato che me lo chiede. Tremonti, nella sua finanziaria 2008, si è inventato un articolo che consente di andare via con l'esonero dal servizio; basta avere almeno 35 anni di servizio ed io ne ho almeno uno in più. Poi lo Stato ti paga lo stesso: al 50 per cento se ti fai i cazzi tuoi; al 70 se lavori presso una onlus e ti versa anche i contributi rivalutati fino a farti raggiungere i 40 anni di contributi. Non è incredibile? davanti a questa penuria di personale lo Stato, mio datore di lavoro, invece di ritenere me un bene prezioso da coccolare, apre l'uscio e mi mette alla porta senza neanche cercare di fermarmi. E pensare che io non finivo mai di dirmi fiera di lavorare per la mia Nazione. E mai, fino a due tre anni fa, avrei pensato di andare via prima anzi, dichiaravo di voler continuare anche oltre i quaranta anni un lavoro così appassionante. 

Ora che ho deciso e che la mia domanda è già partita per Roma, mi sento più serena  e faccio progetti per la mia nuova vita con il mio volontariato interculturale ed i ragazzi che ancora conoscerò ed aiuterò ad andare a studiare in luoghi diversi da qui; ed i ragazzi stranieri che avrò qui e che mi aiuteranno a capire tante cose; ed i ragazzi della Rete giovani e quelli meravigliosi del commercio equo e solidale o gli amici di Spaziodonna e quelli dell'ANPI. Un nuovo mondo con cui, tra appena un anno, interagirò senza oppressioni in termini di tempo e spazio. Sarò di nuovo libera e padrona del mio tempo.

E che lo Stato reciti il suo Requiem da solo.

 

 

 

 

 
 
 
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